Alla Camera l’Intelligenza artificiale è già al servizio dei deputati

Le enormi potenzialità dell’uso dell’IA nei processi legislativi e democratici

Il processo è ampiamente avviato, dal 2019 l’Intelligenza Artificiale generativa ha fatto il suo ingresso nell’ aula della Camera dei deputati, cambiandone anche l’iconografia: i quattro stenografi che si davano il turno nel tavolo quadrato davanti alle postazioni dei ministri, sono spariti, non servono più per trascrivere gli interventi dei deputati, come hanno sempre fatto dagli esordi della Repubblica. Ora c’è l’IA che fa quel lavoro, usando il metodo del riconoscimento vocale. La nuova tecnologia opera anche dietro le quinte, dando una importante mano ai documentaristi, per l’organizzazione  di base degli interventi trascritti e anche  di altri atti parlamentari, primi fra tutti l’enorme mole di emendamenti. Ancora è poco,  siamo in una fase pionieristica, ma è bastato a capire le enormi potenzialità dell’uso dell’Intelligenza Artificiale nei processi legislativi e democratici, perché la si può mettere anche al servizio dei cittadini.

Dopo un anno di indagini esplorative, con audizioni di esperti convocati dal Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione, e un  viaggio negli Usa per visitare le grandi aziende che si occupano di Intelligenza artificiale, la Camera sta procedendo con la fase operativa e ha lanciato un’ importante call pubblica rivolta a “giovani studiosi, singoli ricercatori, centri di competenze universitari, enti di ricerca”. Perché, recita il bando, “ci troviamo di fronte a una sfida e a un’opportunità senza precedenti, l’integrazione delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale in ambito istituzionale”.

Dal  14 febbraio, apertura dei termini, sono arrivate le prime ‘manifestazioni di interesse’, e c’è tempo fino al 31 maggio 2024, ma già il 17 marzo scorso c’è stato un incontro alla Camera per un confronto tecnico con i primi soggetti interessati. Ad oggi sono 80 in campo, si tratta soprattutto di Università, che hanno risposto in tante, da Nord a Sud e non solo le più quotate come i grandi Politecnici di Milano o Torino.

 Si concorre su tre progetti per tre aree: la prima, a supporto degli uffici; la seconda per i singoli parlamentari e la terza per l’esterno, rivolta ai cittadini o agli utenti professionisti.

Nel primo caso si tratta di potenziare ed estendere gli usi già collaudati per la documentazione, sintesi e organizzazione dei materiali informativi e legislativi. Per esempio, le audizioni, già ascoltabili sulla web tv  e che costituiscono il 45% dell’attività parlamentare, con l’IA possono essere direttamente sintetizzate dai video, organizzate e messe a confronto, lavoro che ad oggi viene fatto in modo parziale. Stessa cosa con la massa di emendamenti posti su ogni progetto di legge in discussione, quelli simili possono essere individuati subito ed accorpati.

Il secondo progetto chiede di realizzare tool per i singoli parlamentari quando propongono nuove leggi: l’IA può mettere loro a disposizione ricerche preliminari storiche o comparate per “reperire e organizzare informazioni qualificate” e predisporre “sintesi multimodali da testi e documenti audio-video (con particolare riguardo a quelli acquisiti nel corso di indagini conoscitive e audizioni delle commissioni parlamentari)”.

Il terzo ambito di ricerca, ‘Conoscere l’attività della Camera’ chiama in causa i cittadini che vogliono accedere alla documentazione dell’attività parlamentare, rendendola più aperta e trasparente,  con i profili dei singoli deputati, le loro esternazioni politiche, il lavoro che producono, come votano. Si prevede anche un confronto ampio e immediato fra i nuovi testi legislativi e le vecchie norme,  analizzando poi le coperture finanziarie, la giurisprudenza, il diritto comparato.

Su tutto, è essenziale che i dati siano certificati. Non si tratta di una chat Gpt, le risposte ai quesiti posti devono essere garantite, per questo l’Intelligenza Artificiale non può pescare nella massa dei dati sulla rete generale ma attingerà solo al pozzo dei dati parlamentari.

Non solo.  Ogni progetto deve prevedere un importante addestramento per evitare le cosiddette ‘allucinazioni’ (errori grossolani), e i ‘pregiudizi’ che, quando si attinge all’immensità della rete, risultano evidenti e condizionano i feedback, sbilanciandoli. Per esempio, uomini e bianchi sicuramente sarebbero più rappresentati nelle risposte che donne e neri. Comunque, l’ultimo passaggio è dell’uomo, i funzionari e i documentaristi della Camera dovranno controllare e verificare tutti i materiali forniti dall’IA prima di metterli a disposizione.

C’è anche un forte impegno sul fronte legislativo: la  commissione Attività produttive della Camera ha all’esame una proposta di legge sulla ‘fornitura e l’impiego dei sistemi di Intelligenza Artificiale’, considerato che “ben sei imprese italiane su 10 (61%) hanno avviato almeno un progetto basato su IA”, si legge in premessa. La proposta è fatta di 14 articoli “per garantire che l’IA sia sviluppata  e immessa nel mercato nazionale in sicurezza e garantendo la protezione dei principi etici”. A questo scopo vengono anche istituiti un Comitato nazionale e una banca Dati per il monitoraggio dei sistemi. Infine si regolano responsabilità civili e sanzioni.

Contemporaneamente la commissione Lavoro porta avanti un’indagine conoscitiva, con audizioni di esperti e sindacati, per valutare l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro, in particolare sull’occupazione. 

Di Intelligenza Artificiale si sta occupando anche il governo: il Dipartimento sull’Editoria, presieduto dal sottosegretario Alberto Barachini ha consegnato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni la relazione della commissione presieduta da padre Paolo Benanti, istituita proprio per monitorare e regolare un settore particolarmente sensibile ed esposto, come quello dell’informazione. L’importante novità è l’idea di istituire un ‘equo compenso’ agli editori per l’uso degli articoli giornalistici e dei prodotti editoriali da parte dell’Intelligenza Artificiale. In pratica, per evitare gli abusi e le cosiddette ‘pesche a strascico’ sui contenuti dell’informazione e artistici in genere, compresi audio e video, gli editori dovranno autorizzare questo accesso con un contratto che garantisce loro anche una remunerazione in denaro, un ‘equo compenso’ appunto.

Le misure suggerite a difesa del diritto d’autore seguono quanto previsto nell’IA Act, approvato recentemente a Bruxelles e cioè l’introduzione dell’obbligo per gli sviluppatori di IA di tenere un registro sui contenuti informativi utilizzati per addestrare l’algoritmo, compresi gli articoli  dei giornalisti.

Lo studio,  l’uso e il confronto sulle nuove tecnologie restano obiettivi prioritari per le  istituzioni, non solo italiane. A questo scopo, il 18 e 19 aprile ci sarà a Roma un convegno internazionale sull’Intelligenza Artificiale con tutti i Parlamenti del Consiglio europeo, per fare un punto della situazione. C’è quindi un grandissimo fermento per cogliere le opportunità fornite dalle nuove Intelligenze Artificiali, ma sono già davanti agli occhi di tutti i rischi e i danni che possono derivare da un uso indiscriminato e senza regole, quindi si lavora molto anche sul versante dei controlli. 

Da un lato studiare e  sviluppare, dall’altro arginare e regolare. E’ questa la strada e il metodo intrapresi dal nostro Parlamento per fare dell’Intelligenza Artificiale una tecnologia indispensabile allo svolgimento della vita democratica nel nostro Paese. 

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