Sono iniziate a Palazzo D’Accursio alle 8,30 le commemorazioni per il 35esimo anniversario della strage alla stazione ferroviaria di Bologna. Emblematico il manifesto della commemorazione di quest’anno: “35 anni senza mandanti”.
Prima della partenza del corteo verso la stazione ferroviaria, le autorità hanno dato vita al tradizionale incontro in Comune con oltre 200 famigliari delle vittime. Presenti tra gli altri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e il sindaco di Bologna Virginio Merola.
A loro si è rivolto il sindaco Virginio Merola, che ha ribadito la richiesta di sempre: “Si raggiunga completa verità e giustizia”. A 35 anni dalla strage del 2 Agosto 1980, infatti, nonostante le condanne agli estremisti di destra esecutori materiali del massacro, mancano ancora i mandanti. E i misteri sul più grave attentato della storia repubblicana – 85 morti e centinaia di feriti – sono ancora tanti.
“E’ una pena infinita aver subito un attentato come la strage – ha ricordato il presidente dell’Associazione famigliari delle vittime Paolo Bolognesi, anche deputato per il Pd – una pena che ti porti dentro tutta la vita. In un Paese normale, due stragisti non avrebbero già scontato la loro pena. Non possiamo permettere si possa sfruttare questa giornata per dire cose che non vengono mantenute. Alcuni problemi sono stati risolti. La legge che istituisce il reato di depistaggio, per esempio, sembra essere stata incardinata al Senato. Renzi ha fatto l’anno scorso una direttiva per la desecretazione degli atti agli archivi di Stato, ma fatta così non funziona, perché i documenti vengono pre selezionati e filtrati dai ministeri. Non vorrei ritrovarmi il prossimo anno a dover fare una nuova petizione. Non faccio polemica per la polemica, chiedo solo che le promesse vengano mantenute. Sarebbe meglio per Bologna e anche per il governo”.
A nome dello stesso governo ha risposto Claudio De Vincenti: “Per quanto riguarda i risarcimenti, si avvia concretamente la procedura per le pensioni ai familiari delle vittime. Ci sono state lentezze procedurali e ritardi burocratici – ha ammesso – ma la norma è complessa. Ora però va applicata. Mercoledì ci sarà una riunione con l’Inps e i ministeri competenti. Quanto all’introduzione del reato di depistaggio, è stata avviata la discussione del disegno di legge, ora è in commissione Giustizia. Siamo in ritardo, non lo nascondo. Ma il governo ne sosterrà l’approvazione in Senato”. Infine, sulla desecretazione: “E’ di difficile effettiva fruibilità? Per questo ho convocato ministeri e dipartimenti. Dovremo chiarire alcuni punti. Il percorso non è finito ma è in atto e lo vogliamo portare fino in fondo. Il governo non è qui per fare promesse, ma qui si sente al posto giusto, per ricordare quel maledetto 2 Agosto”.
Il corteo è partito alle 9 da piazza del Nettuno, diretto verso piazza Medaglie d’oro dove l’orazione ufficiale è stata tenuta dal presidente del Senato Pietro Grasso. In mattinata è arrivato anche un telegramma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “L’Italia ha il dovere di non dimenticare quella strage e quelle vittime innocenti che fanno ormai parte della memoria nazionale“. Grasso ha esordito con un abbraccio ideale alla città di Bologna che con fierezza, dignità e compostezza ogni anno si riunisce come il 2 Agosto della strage. Quanti miliardi di secondi sono passati da quel secondo fatale. Conosco il dolore di chi c’era, di chi è sopravvissuto. Ancora oggi mi interrogo con voi sulle domande che ancora ci sono, e lo faccio come uomo e come magistrato che ha interrogato Mambro e Fioravanti per l’omicidio Mattarella (Piersanti, fratello del Presidente della Repubblica Sergio, ucciso il 6 gennaio 1980, ndr), e mi interrogo come presidente del Senato. Aggiungo la mia voce per dire anche io che non ci stiamo. Non ci stiamo e vogliamo giustizia. Resta ancora molto da fare sia dal punto di vista processuale che storico, per fare luce su quella stagione”.