Firenze – Aumento dell’aspettativa di vita, abitudini e stili di vita più sani, maggiori chance di sopravvivenza, crescita delle vaccinazioni, diminuzione di disagio giovanile e della dispersione scolastica, aumento dei livelli occupazionali dopo anni di forte crisi economica.
Il quadro positivo emerge dal Rapporto 2019 su Welfare e salute, presentato stamattina al Teatro della Compagnia a Firenze dall’assessore regionale al diritto alla salute, welfare e integrazione socio-sanitaria Stefania Saccardi.
La ricerca è curata da Regione Toscana (Osservatorio sociale regionale), Ars (Agenzia regionale di sanità) e MeS (Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa). Ecco alcuni dei dati più significativi.
Gli anziani sono il 25%, il doppio dei giovani under 15 e il rapporto continua a crescere per il calo della natalità e l’aumento della speranza di vita. La Toscana si conferma tra le zone d’Italia con la più alta speranza di vita alla nascita (5° regione per gli uomini e 6° per le donne). Un uomo nel 2018 può aspettarsi di vivere 81,5 anni (+0,7 anni rispetto alla media italiana), una donna 85,6 anni (+0,4). Continua a ridursi la forbice tra i due generi.
Si beve meno alcol rispetto al passato, ancora un po’ di più della media italiana, ma con meno eccessi (meno ubriacature). Si mangia un po’ meglio e si fa più attività fisica e sportiva, con effetti positivi sul peso: la temuta “epidemia” di obesità, che colpisce molte regioni del sud Italia, in Toscana fortunatamente non c’è. Diminuiscono i fumatori (nella media italiana) e cominciano gli effetti positivi sulla mortalità legata al fumo: meno malattie respiratorie e meno tumori del polmone quindi almeno nel genere maschile.
Continua a diminuire la mortalità generale, grazie ai continui progressi in prevenzione e cura di tumori e malattie cardiocircolatorie, patologie che da sole costituiscono i 2/3 dei decessi. I programmi di prevenzione primaria (stili di vita) e secondaria (screening) prevengono la malattia o ne anticipano la diagnosi, dando più chance di sopravvivenza e aumentando l’aspettativa di vita di un toscano che scopre di essere malato. Diagnosi precoci terapie efficaci, accessibili e nuovi farmaci hanno contribuito ad aumentare l’aspettativa di vita di un malato oncologico alla diagnosi. Mediamente in Toscana a 5 anni dalla diagnosi il 56% degli uomini e il 65% delle donne è ancora in vita (54% e 63% in Italia).
La tempestività con la quale il sistema reagisce alle emergenze, quando il tempo conta (ad esempio per ictus o infarto), permette di salvare più vite rispetto al passato.
L’introduzione della legge sull’obbligo vaccinale, ha fatto sì che tutti i livelli di adesione a 24 mesi di vita siano aumentati in Toscana, riportando la regione sulla soglia di eccellenza della copertura vaccinale in Italia.
La Toscana è ormai dal 2011 stabilmente ai vertici della classifica delle regioni dei Livelli Essenziali d’Assistenza, ovvero quelle prestazioni e servizi che il Servizio sanitario è tenuto a fornire a tutti i cittadini, confermando la propria capacità di attrarre pazienti da altre regioni. Continua la diminuzione dei ricoveri, grazie al lavoro fatto per ridurre quelli inappropriati, per patologie risolvibili a livello ambulatoriale o in regime breve di Day Hospital.
Pur partendo da una situazione molto positiva i risultati continuano a migliorare: più della metà degli indicatori di performance del sistema sanitario infatti ha registrato in questo ultimo anno miglioramenti. Alcune difficoltà permangono nell’accesso alle prestazioni diagnostiche e ad alcuni interventi chirurgici, materia sulla quale si è intervenuti recentemente con una delibera regionale per porre in atto misure di riduzione dei tempi di attesa.
Le riforme in campo sanitario e sociosanitario (riduzione delle Asl da 12 a 3 e delle Zone Distretto da 34 a 26) hanno contribuito ad aumentare la qualità dei servizi erogati: la nuova organizzazione per reti cliniche è in grado di garantire esiti di ottimo livello in tutto il territorio regionale soprattutto quando la variabile tempo è quella determinante per salvare una vita (infarto, ictus, chirurgia vascolare).
Le innovazioni nel sistema di welfare, con un coinvolgimento sempre più incisivo del Terzo settore nella programmazione e progettazione degli interventi e dei servizi, hanno permesso di potenziare il lavoro di rete e l’efficacia nella risposta ai mutevoli bisogni della popolazione. Alcune innovazioni metodologiche (a partire dall’approccio centrato sulla persona apportato dal REI), hanno sicuramente qualificato l’offerta sociale nella nostra regione.
Per quanto riguarda la presa in carico delle persone con problemi di salute cronici questa non ha subito forti cambiamenti. È aumentata la possibilità, per un malato cronico, di ricevere cure appropriate nel fine vita, diminuiscono infatti i ricoveri ospedalieri nell’ultimo mese di vita a fronte di un aumento degli ingressi in Hospice e del ricorso alle Cure palliative, capaci di fornire un’assistenza più appropriata quando le cure non sono più efficaci.
Relativamente al settore oncologico la mortalità a un anno dalla diagnosi diminuisce per tutti i big killers (polmone, prostata, mammella, colon e retto), in misura molto marcata per polmone e colon. I tempi di attesa per intervento chirurgico non in urgenza tendono ad aumentare, sebbene la maggior parte dei tumori veda un’attesa mediana inferiore ai 30 giorni (fanno eccezione la prostata e il rene).
Le cure palliative sono effettuate ancora in un numero insufficiente di pazienti (almeno per quanto risulta dalla rendicontazione dei flussi correnti), e spesso si tratta di servizi attivati solo nell’ultima settimana di vita. Il problema non sembra dovuto a carenza dell’offerta, ma piuttosto a fattori di ordine culturale.
Le disponibilità reddituali dei toscani (20.681 € di reddito medio IRPEF e 922 € di importo medio mensile di pensioni) mostrano tradizionalmente una situazione positiva e mediamente migliore del dato italiano, ma alcuni indicatori di povertà (seppur in miglioramento) mettono in luce spaccati di disagio, quali le 97.000 famiglie in povertà relativa (5,9%, dato in crescita nell’ultimo anno, ma molto inferiore al 12,3% medio nazionale), le 62.000 famiglie in povertà assoluta (3,8%, contro una media italiana del 7,3%) e i 253mila toscani che vivono in famiglie in condizione di deprivazione.
Chi nasce e vive in Toscana ha determinanti di posizione sociale, di salute e abitudini in linea di massima migliori degli italiani. Disagio e dispersione scolastica sono in miglioramento e si stanno allineando ai valori europei, anche grazie al miglioramento degli indicatori relativi agli studenti stranieri, anche se permane il gap sul livello di istruzione superiore della Toscana (comunque fra i migliori in Italia) rispetto ai valori europei (29% di 30-34enni laureati, contro standard UE del 40%).
La capillare diffusione dell’intervento di sostegno socio-educativo domiciliare rappresenta un’opportunità concreta per le famiglie con figli minori. Le famiglie toscane, anche se neo costituite, straniere o con figli con disabilità, hanno comunque a disposizione una gamma di interventi e servizi dedicati alla genitorialità, alle sue funzioni, alle scelte da sostenere, che si connotano per la buona distribuzione territoriale e per l’agire in ottica preventiva e promozionale.
Dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2018 sono stati registrati nei centri antiviolenza toscani circa 22.400 richieste di aiuto da parte di donne, con un trend di costante incremento. Il fenomeno è strutturale e non confinabile, come si potrebbe pensare, in determinati ambienti sociali o culturali, come quelli più svantaggiati o degradati (il 70% delle vittime sono italiane, il 60% è concentrato nella fascia di età 30-49 anni, quasi la metà sono coniugate e il 20% ha alle spalle una relazione interrotta, in oltre 9 casi su 10 si tratta di ‘violenza domestica’, ossia perpetrata nell’ambito di una relazione coniugale o di convivenza o all’interno della cerchia familiare e parentale).