Vicofaro, esposto di don Biancalani per le modalità della quarantena

Pistoia – Un esposto alla procura: è così che il parroco di Vicofaro, don Biancalani, ha deciso di agire per quanto riguarda la gestione della quarantena dei migranti ospitati nel centro di accoglienza da lui diretto. La critica che don Biancalani muove, riguarda le modalità con cui si è tenuta a quarantena stessa.

 “Con l’esposto – spiega il sacerdote – chiedo se non si debba ravvisare un abuso nella decisione di istituire una zona rossa in quei termini, di chiusura di un ambiente ristretto, come quello parrocchiale, dove si decide di tenere più di cento persone all’interno, senza accertarsi se tra queste ci fossero dei positivi”. La zona “rossa” era stata creata conseguentemente all’ordinanza “contingibile e urgente” che era stata decisa e sottoscritta dal sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, il 14 ottobre scorso, dopo che un paio di ospiti erano risultati positivi al Covid 19, che aveva prodotto un presidio di fatto permanente del centro da partte delle forze dell’ordine. La contestazione di don Biancalani riguarda  il fatto che a seguito del provvedimento restrittivo non sarebbero stati effettuati a tutti gli ospiti in quarantena i tamponi necessari ad escludere l’eventuale presenza di altri soggetti positivi. “E’ come se in una classe di un liceo risultassero due positivi e si decidesse di chiuderli tutti insieme in quarantena nello stesso spazio”, spiega il parroco. “Chiudendoli tutti insieme – sostiene il sacerdote – dai due casi iniziali, che abbiamo segnalato noi per trasparenza, i positivi sono poi aumentati”. Biancalani evidenzia anche come “il dispiegamento di forze dell’ordine, che senz’altro avrà avuto un costo ingente, ci è sembrato eccessivo: all’interno della parrocchia non c’erano delinquenti o mafiosi”.
La replica del sindaco tomasi non si fa attendere:”Nei giorni scorsi ho appreso dalla stampa di un esposto in procura annunciato dal legale rappresentante della parrocchia di Vicofaro, don Massimo Biancalani, in merito alla gestione della quarantena degli ospiti di Vicofaro.

Al contrario di quanto sostiene chi ha presentato l’esposto (“Ora chiediamo alla procura se vi sia stata una violazione dei diritti dei ragazzi, soprattutto del diritto fondamentale alla salute. Una forzatura voluta dal sindaco” dal Tirreno del 31 ottobre) il 14 ottobre scorso ho firmato un’ ordinanza contingibile e urgente – scattata a seguito dei primi due casi Covid registrati in parrocchia – a tutela della salute di tutti: delle persone ospitate nella struttura, di chi vive in quel quartiere e dei cittadini di Pistoia. Gli ospiti di Biancalani non sono mai stati identificati. Nessuno riesce a comunicarci quante persone c’erano in quella parrocchia prima che si registrassero i casi positivi, né chi fossero queste persone, anche se il legale responsabile sostiene di avere tutti i registri. È stato quindi necessario firmare un’ordinanza per isolare la struttura arginando il rischio contagi e mettendo in sicurezza gli stessi ospiti di Vicofaro. Continuiamo, ancora adesso, a non conoscere la situazione delle persone che sono rimaste all’ interno.

Alle 23 e 59 di oggi terminerà l’isolamento prescritto dalla Asl, così come comunicato ieri dall’ Azienda sanitaria in riunione con Prefettura e Regione Toscana. Proprio a seguito di questa comunicazione, ho firmato la revoca dell’ordinanza con cui avevo disposto il controllo in entrata e in uscita della struttura per ragioni sanitarie.

Per quanto riguarda la struttura, il Comune ha riscontrato la mancata conformità edilizia e la mancata agibilità dei locali. L’immobile, dunque, non ha i requisiti necessari all’accoglienza. Una situazione che in altre occasioni, e con profili edilizi di minor peso, ha portato alla chiusura di centri di accoglienza regolarmente gestiti da cooperative locali. Ma nel caso di Vicofaro, evidentemente, non vale la legge che vale per le cooperative, per gli operatori, per chi si muove nel rispetto della normativa a tutela anche delle persone accolte, per i privati cittadini. L’Asl – dal cui sopralluogo (nel settembre scorso) è emersa “la necessità di una ricollocazione, senza ritardo, degli ospiti della struttura” – ha condiviso e confermato la valutazione del Comune, secondo cui “non essendovi la conformità urbanistico-edilizia e tanto meno la conseguente abitabilità/agibilità si ritiene che manchino i presupposti per ospitare anche le 19 persone rimaste”.

Dopo aver partecipato ai tavoli istituzionali condividendone le scelte, dopo aver fatto un’ordinanza a tutela della salute pubblica, dopo aver scoperto che questa decisione è al centro di un esposto, oggi comunico nuovamente al Prefetto, alla Regione e all’Asl – come già fatto nelle riunioni degli scorsi giorni – che il rischio che in quella struttura tra pochi giorni siano nuovamente accolte decine e decine di persone, in piena emergenza sanitaria, è altissimoOccorre accertare le responsabilità di tutta questa situazione e intervenire per evitare che quella modalità di accoglienza diventi nuovamente un pericolo per chi è accolto e per i residenti della zona”. 

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