Una graphic novel di Marco Wong contro la violenza sulle donne

Prato – È in arrivo la terza graphic novel di Marco Wong dal titolo « Mei Lin. No alla violenza», dedicata a tutte le donne e in special modo a quelle che vivono sulla propria pelle l’umiliazione dell’offesa fisica e non solo. L’autore nato a Bologna da genitori cinesi è ingegnere, top manager, ha una grande passione per le moto ed è impegnato politicamente.

Siede, infatti, come consigliere comunale italo-cinese tra i banchi del centro sinistra del Comune di Prato. Se la prima graphic novel narrava, attraverso la sua protagonista Mei Lin campionessa di ping pong, la storia  di una seconda generazione cinese di Prato appassionata di questo sport, unita alla costante ricerca da parte della protagonista di un equilibrio tra la sua passione sportiva, gli affetti familiari e primi amori, la seconda affrontava l’omosessualità che in Cina oggi non è ancora ben vista.

Adesso, in occasione della Festa Internazionale della Donna dell’8 marzo, Wong ha voluto omaggiare l’universo femminile violato con una storia in cui la sua eroina sportiva Mei Lin vuole aiutare una collega, Alice campionessa anch’essa di ping pong, a liberarsi dal suo compagno ossessivo e violento. Nel fumetto irrompono due donne del mondo reale e che «fumettizzate» da Wong danno una mano a Mei Lin a convincere Alice a denunciare i soprusi subiti.

Si tratta della cantante pratese Matilde Rosati che con un suo brano Wanda (premio Lunezia 2022 per la sezione Autori di testo),  dedicato a una giovane ragazza uccisa  dal suo ex, emoziona a tal punto Alice da farla riflettere sul pericolo che incombe su di lei e di una giornalista attivista dell’associazione nazionale Senza Veli sulla Lingua che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza.

Tra personaggi veri e immaginari l’intento di Wong (foto) è quello di mandare un messaggio di speranza che vuol essere universale. Perchè per tutte le donne, indipendentemente dalla nazionalità e dal colore della pelle, uscire dalla violenza soprattutto quando essa è frutto di un amore malato è possibile, purché esse siano innanzitutto consapevoli della tossicità del rapporto e chiedano aiuto denunciando alle forze dell’ordine, agli enti e alle associazioni.

È interessante che l’attenzione al contrasto alla violenza sulle donne arrivi anche attraverso un romanzo a fumetti, il cui autore Marco Wong  è uomo e di nazionalità italo-cinese. Assistiamo così  ad una consapevolezza maschile trasversale su un fenomeno che pone sul banco degli imputati il maltrattante che nella quasi totalità dei casi è il compagno, il fidanzato, l’ex della vittima. Tutto questo conferma, laddove ce ne fosse bisogno, che l’unica strada per battere la violenza maschile è acquisire la consapevolezza anche culturale della parità tra uomini e donne. Ovvero marcare la differenza dall’uomo che reagisce con violenza. È questo il compito più urgente che gli uomini dovrebbero cominciare ad assumersi nella  società di oggi perchè per combattere la violenza sulle donne «servono»  proprio loro, gli uomini. Solo così in Italia le statistiche che registrano drammatici fatti di cronaca che coinvolgono  le donne riusciranno ad avere quell’inversione di tendenza tanto auspicata.

In Cina ad ottobre 2002 è stata approvata una legge per garantire alle donne maggiore protezione contro la discriminazione di genere e le molestie sessuali. E prevede che in caso di ostacolo al salvataggio delle donne vittime di tratta e rapite esso venga considerato un reato. Una norma che inoltre definisce  la responsabilità delle autorità locali di salvare le donne vittime di tratta e rapite. Una legge arrivata  anche a seguito delle manifestazioni di attivisti  per la crescente retorica del governo sul valore dei ruoli tradizionali delle donne, che alcuni vedono come uno stop ai diritti delle donne visti gli atteggiamenti più restrittivi nei confronti dell’aborto.

Secondo un rapporto della Federazione delle donne cinesi, a fronte di un 25 per cento stimato di vittime di violenza domestica  i tribunali cinesi ricevono soltanto 50mila denunce l’anno. Un numero assai modesto se riferito alle statistiche di un paese con un milardo e mezzo  di abitanti. Le statistiche dicono anche che nell’88% dei casi le donne sono vittime di violenza a causa dei mariti e solo nel 7% i responsabili sono i genitori.

Accade poi che i giudici neghino il divorzio alle donne aggredite dai mariti anche in caso di cartelle cliniche attestanti le lesioni da esse subite. Un rapporto del 2020 di Beijing Equality ha mostrato che più di 900 donne sono morte per mano del marito o del partner da quando la legge cinese contro la violenza domestica è entrata in vigore nel 2016. A livello politico, solo uno dei 25 membri del Politburo uscente è una donna.  Per il Partito cinese  il tema della violenza contro le donne è molto delicato. Così come la questione dei diritti Lgbtq+, quella dei diritti femminili è guardata,ancora  con grande sospetto dalle autorità.

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