Firenze – Un uomo, Idy Diene, 54 anni, è stato ucciso a colpi di pistola sul ponte Vespucci nei pressi del Consolato americano. La polizia ha fermato una persona, un 65enne di nazionalità italiana che è stato bloccato nelle vicinanze e poi portato in questura dove si trova tuttora. A dare il primo allarme alle forze dell’ordine il consolato Usa che ha sede vicino a ponte Vespucci. La vittima è un uomo di origine senegalese, venditore ambulante. Raggiunto da sei colpi d’arma da fuoco, è morto all’ospedale dove è stato portato dopo che i sanitari del 118 hanno tentato di rianimarlo sul posto per 40 minuti.
Lo sparatore si chiama Roberto Pirrone, incensurato, 65 anni, ex-tipografo. Ha dichiarato in questura che, dopo aver litigato con la moglie per cause economiche, è uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi per i gravi problemi economici, poi, giunto sul ponte, ha invece sparato ad un ambulante che vendeva ombrelli. L’uomo apparirebbe non lucido, con crisi di pianto. Sembrerebbe, secondo quanto raccontato alle forze dell’ordine, che abbia sparato per finire in carcere e non pesare più sulla famiglia a livello economico. Avrebbe deciso, non avendo il coraggio di farsi fuori, di uccidere il primo passante a caso. Graziata una famiglia con bambini, il “prossimo” è l’ambulante senegalese. Nessun ripensamento: sei colpi sparati addosso a quell’uomo, per caso finito davanti a lui. L’uomo è stato bloccato da militari dell’Esercito impegnati nell’Operazione Strade Sicure che avevano udito gli spari. La pattuglia era formata da personale del 186° reggimento paracadutisti Folgore.
Dalle prime ore del pomeriggio, un gruppo di senegalesi si è recato sul ponte Vespucci, il luogo in cui è stato ucciso il loro connazionale e ha messo in atto un presidio, che ha interrotto il traffico anche perché le forze dell’ordine hanno messo in atto un cordone di sicurezza. I senegalesi, che sono continuati ad arrivare, vogliono esprimere la loro rabbia e il loro dolore, per questo nuovo caso nella città in cui due di loro hanno già perso la vita, il 13 dicembre 2011. In quel frangente, il movente dichiarato era il razzismo, mentre nel caso odierno sembra ancora oscuro. Un lungo corteo, infine, di circa un centinaio di persone, si è diretto verso Palazzo Vecchio. Aincontrare e confrontarsi con gli esponenti della comunità, l’assessore al welfare del Comune di Firenze Sara Funaro. C’è anche l’imam di Firenze Ezzedin Elzir. E’ proprio l’imam e presidente dell’Ucoii, commentando le parole dello storico rappresentante della comunità senegalese Pape Diaw, che fu anche consigliere a Palazzo Vecchio, che aveva messo in dubbio che si potesse ridurre l’omicidio all’opera di un pazzo, a sottolineare che “non è il tempo delle divisioni: tutta la città di Firenze abbraccia i senegalesi in questo momento di dolore”. Secondo quanto ha detto l’imam, la vittima “era parente di Samb Modou”, uno dei due senegalesi uccisi dal pistoiese di estrema destra Gianluca Casseri, nella strage del 13 dicembre 2011.
Intanto, cordoglio della Cgil è stato espresso da Paola Galgani (segretaria Cgil Firenze): “Esprimiamo profonda solidarietà e vicinanza agli amici e alla famiglia della vittima e a tutta la comunità senegalese, colpita ancora una volta da un delitto efferato. In attesa dei risconti degli inquirenti, siamo sgomenti di fronte a un episodio come quello di oggi che rivela tante delle fragilità e difficoltà della nostra società, e che deve interrogare ognuno di noi e tutta la società civile”.
Anche il sindaco, Dario Nardella, oltre a invitare la comunità senegalese a mantenere la calma, pur nella manifestazione del dolore, ha espresso solidarietà e partecipazione alla tragedia. Si tratta di un fatto “molto grave” ha aggiunto il sindaco, da cui la città è “molto colpita”. Inoltre, si è augurato che al più presto venga ricostruita la dinamica dei fatti, rendendo noto che appena avuta la notizia, si è messo in contatto con Minniti e il questore.
“Ancora sangue e terrore – interviene il governatore toscano Enrico Rossi – capita a Firenze che un uomo armato e, come avrebbe dichiarato, intenzionato a suicidarsi, rivolge la sua arma contro un uomo senegalese, distruggendone la vita. La mente corre subito al 13 dicembre 2011, alla strage razzista e fascista di piazza Dalmazia. Allora come ora ci stringiamo attorno alla comunità senegalese della Toscana con la massima fraternità e solidarietà”.
“Chiedo – conclude Rossi – come cittadino e come rappresentante delle istituzioni una stretta maggiore sui porto d’armi e verifiche più accurate sulle condizioni psicofisiche dei possessori di pistole e fucili”.
Intanto, il corteo che ha attraversato il centro verso Palazzo Vecchio (dove una rappresentanza della comunità senegalese ha incontrato l’assessore al welfare Sara Funaro ) ha anche dato sfogo alla rabbia e al dolore infrangendo alcune fioriere e lasciandosi andare ad atti vandalici. Nei pressi della stazione alcuni giovani hanno divelto pali dai cantieri della tramvia e hanno bloccato il traffico. “Comprendiamo il dolore – ha detto il sindaco – ma qualunque forma di violenza contro la città è inaccettabile, tenuto conto anche che l’omicida è stato subito assicurato alla giustizia e l’amministrazione comunale ha incontrato una delegazione della comunità senegalese. I violenti – ha dichiarato Nardella – vanno isolati e azioni del genere sono incivili oltre che irrispettose della memoria della stessa vittima”.