Johnny Depp e Gore Verbinski di nuovo insieme. Dopo il successo (decrescente) della trilogia sui Pirati dei Caraibi, l’attore feticcio di Tim Burton e il regista della saga marina (nonché dei pregevolissimi The ring e The Weather Man – L’uomo delle previsioni) si lanciano in una nuova avventura cinematografica di produzione disneyana.
Stavolta l’ambientazione è quella del vecchio West, già caro a Verbinski dal suo animato Rango. L’idea di base arriva da una vecchia serie americana dalle molte incarnazioni (ma resa nota soprattutto da un telefilm degli anni 50), The Lone Ranger, da noi conosciuto come Il cavaliere solitario. I protagonisti: un Texas Ranger mascherato ed un nativo americano che, insieme, difendono i diritti dei più deboli in pieno stile Zorro.
Com’era successo anche con la rivisitazione burtoniana di Alice in Wonderland, la presenza formidabile di Depp sbilancia inevitabilmente l’asse dell’intera operazione dal personaggio dell’eroe principale John Reid a quello che, in origine, fu concepito quasi come una spalla: lo stravagante comanche Tonto (un nome un programma, verrebbe da ammettere). La cornice di un’America in pieno sviluppo ferroviario, vissuta tra deserti e rotaie roventi, popolata di indiani e cowboy, rende di certo il film un western a tutti gli effetti. Tuttavia, nonostante la robustezza di regia e scrittura, è innegabile che la durata della pellicola ne appesantisca notevolmente la visione, tanto più considerato il target familiare di riferimento.
Un film ben fatto ma non del tutto convincente, forse troppo penalizzato dall’inevitabile confronto che lo spettatore si trova a compiere tra l’universo sabbioso e pionieristico del Lone Ranger e quello acquoso e magico di Jack Sparrow e ciurma. Un confronto che, almeno a caldo, si risolve senz’altro in perdita.