Firenze – Ad ormai poco meno di due mesi dallo sblocco degli sfratti, i numeri delle esecuzioni ancora non possono essere certi. L’unica cosa che si sa e si teme e deve essere gestita “per tempo”, come dice la segretaria del Sunia toscano Laura Grandi, è che saranno tante, tantissime, col rischio di tensioni sociali e drammi umani che si portano dietro. In realtà, i numeri degli sfratti che scoppieranno sulla testa di qualsiasi amministrazione comunale a partire dal dopo 21 dicembre 2020, data di termine del blocco, non possono essere precisi, come spiega Emanuele Rindori, avvocato del Sunia: gli sfratti vengono infatti inseriti nei numeri di ruolo delle cause civili e ciò li rende alla fine non “misurabili”. Anche se qualche seppur vaga idea c’è: “Faccia conto che in media sia eseguivano intorno ai 70-80 sfratti al mese. Con le esecuzioni ferme da marzo, si parla di 10 mesi di stop. Si sta parlando dei numeri che mediamente si eseguivano a Firenze. A questi, aggiunga quelli che sono stati convalidati da settembre in poi, nuovi sfratti con esecuzioni fissate da gennaio in là e sono tantissimi. Per quanto riguarda le nuove udienze, quelle che portano l’istanza di sfratto, per quelle di settembre si viene rinviati a marzo. In questi ultimi mesi, i tribunali si stanno occupando degli arretrati”. Dunque, partendo da una base più o meno certa di 800 sfratti (80X10) di media, aggiungendo un numero (altri 800?…) che si ritiene plausibile per le esecuzioni accumulate da settembre, almeno oltre mille, fra dicembre e gennaio, si possono prevedere. Ma secondo alcuni, per esempio gli ufficiali giudiziari, potrebbero essere molti di più.
In questa partita tuttavia non è solo la quantità che conta. Infatti, e anche qui sono gli ufficiali giudiziari i primi coinvolti, quale criterio verrà utilizzato alla ripartenza delle esecuzioni? In altre parole, con quale criterio verranno eseguiti gli sfratti? “Un criterio temporale verrà senz’altro utilizzato – dice Rindori – partendo dal più “vecchio”. Ma il criterio della temporalità non fa certo giustizia della complessità delle situazioni. Dunque? “Da più parti si chiede l’intervento del prefetto per graduare gli sfratti, tenendo conto ad esempio dell’ urgenza o delicatezza della situazione”, dice ancora Rindori. E il pensiero corre alla famosa e ormai caduta in disuso commissione per la graduazione degli sfratti, che vedeva le parti sociali, vale a dire Comuni, Prefettura, Corte d’appello, sindacati. … a un tavolo per valutare lo scaglionamento temporale delle esecuzioni, con riguardo a criteri come rischio, urgenza, emergenza, presenza di minori, ecc. Uno strumento che, nell’esplosione delle esecuzioni (con ricaduta di rallentamento-crescita sugli sfratti ancora da portare in udienza) potrebbe rivelarsi utilissimo per fronteggiare un clima che rischia di aggravare e strappare definitivamente il tessuto sociale del Paese.
“La prima cosa che il Sunia chiederà al nuovo assessore, con molta forza, la riattivazione della commissione di graduazione sfratti. E’ una cosa che deve assolutamente essere fatta per governare non con tensione, ma in maniera pacifica, la partita degli sfratti esecutivi”, dice Laura Grandi, segretaria del Sunia toscano, che aggiunge anche un ulteriore elemento di preoccupazione: “Siamo in presenza di diverse ricontrattazioni del canone che sono state effettuate, con anche l’iniziativa del Comune sulle agevolazioni per i propietari, in questi mesi. Ebbene, siamo al punto che gli inquilini non possono più pagare neppure il canone ricontrattato e dunque ridotto. Chi pensava che a settembre ripartisse tutto e che quindi avrebbe potuto riottenre un reddito se non pari di poco inferiore a quello pre-covid, è rimasto invece a livelli, specialmente in alcune catogorie economiche, a livelli di sussistenza. Di conseguenza, le morosità continuano ad aumentare”.