Sport e disabilità, il presidente di PoHaFi: “Stanchi di continue battaglie”

Firenze – La Polisportiva Handicappati Fiorentini (POHAFI) per chi non la conoscesse, è una associazione sportiva di atleti disabili che, nata nel 1984, è riuscita a diventare una realtà storica e importante del mondo dello sport per disabili di Firenze. Dalla sua nascita vanta vari titoli italiani nel settore Atletica leggera, Bocce, Nuoto, Tennis Tavolo e Tiro con l’arco e titoli internazionali quali Europei Mondiali e Paralimpiadi nei settori Nuoto e Tennis Tavolo.

Scopo dell’Associazione è di promuovere, divulgare, incrementare tutti gli sports praticabili da persone con handicap, sia a livello amatoriale, dilettantistico e agonistico. Insomma una realtà sportiva con un solido passato e un futuro in crescita, dedita con ottimi risultati sia all’attività agonistica che a quella promozionale (i suoi atleti hanno gareggiato anche alle olimpiadi). Un realtà che però ha dovuto scontrarsi con serie difficoltà per quanto riguarda gli spazi dove potere allenare il suo numeroso e valente drappello di atleti, tant’è vero che, allo stato attuale, stenta a trovare gli spazi per le sue varie attività.

In realtà, all’inizio non sembrava affatto che fosse così, tant’è vero che, nel 2003, una delibera comunale (la 1117/870 del 9 dicembre 2003) prevedeva la costruzione in via Lunga con l’uso esclusivo di una palestra che nasceva “dedicata” proprio alla Po.Ha.Fi per l’allenamento e la pratica dello sport da parte dei portatori di handicap.

I lavori iniziarono nel 2004 – racconta l’attuale presidente della Po.Ha.Fi, Luigi Sciannameo – e, trascurando qualche peripezia, l’inaugurazione avviene nell’aprile 2009, a ridosso delle elezioni comunali. Una grande cerimonia che diede molta visibilità mediatica alla cosa, in cui le chiavi della struttura appena nata vennero consegnate all’allora presidente dell’associazione, Nevio Massai, dall’allora assessore allo sport del Comune di Firenze Eugenio Giani.

Ma dal giorno dopo cominciarono i problemi. “Intanto, le chiavi consegnate il giorno prima ci furono tolte perché mancava l’agibilità della struttura – ricrda Sciamanneo – a quel punto, tutto rimase fermo aspettando l’insediamento della nuova giunta a guida Renzi”.

Nuova giunta, nuovo assessore. Allo sport, Barbara Cavandoli succede a Giani. Appena terminato l’insediamento, un altro nodo giunge al pettine, ed è un nodo scorsoio: per regolamento comunale, l’assegnazione diretta, modalità con cui era avvenuta la consegna della struttura all’associazione, non era prevista. Dunque?
Intanto, assegnazione provvisoria, cade la Cavandoli e allo sport arriva Dario Nardella. Annullamento dell’assegnazione diretta non valida (e della cerimonia solenne di consegna del 2009 ….), la struttura viene messa a bando. Unico partecipante, Po.Ha.Fi, vittoria, la modalità contrattuale è: 4+4, con i primi 4 anni certi, gli altri “eventuali”. Nel dicembre 2010, finalmente, l’associazione e i suoi associati entrano nella struttura.

“L’impianto era stato abbandonato dal 2009 – ricorda il presidente – e scoprimmo a nostre spese che il riscaldamento non funzionava, che dal tetto ci pioveva, che non c’era nessun arredo. Cominciammo un confronto con l’amministrazione comunale chiedendo che ci venisse incontro, ma dal contributo delle utenze che ci davano avremmo dovuto anche far “avanzare” i soldi per gli altri bisogni. Nel 2012 si ebbe un incontro con Nardella, che pur ammettendo che l’impianto era fatiscente, ci disse a chiare lettere che il Comune soldi non ne aveva e che o ci bastava così o si sarebbe rimesso a bando. Ci rimboccammo le maniche e andammo avanti”. Nel 2013, con i soldi che restarono per i mondiali del ciclismo, il Comune fece rifare il tetto, che continuava a far passare la pioggia all’interno. In quell’occasione si scoprì che il tetto non era stato neppure finito definitivamente, per quello l’acqua continuava a scendere lungo le pareti. “Nell’estate 2014 – ricorda Sciannameo – ridipinsi tutte le pareti su cui l’acqua aveva lasciato le sue tracce”.

A dicembre 2014 però scadevano i primi 4 anni, quelli “certi”. E l’ultimo giorno utile, arriva il fax dagli uffici comunali: non abbiamo intenzione di rinnovarvi il contratto. Assessore allo sport, nel frattempo, Andrea Vannucci. Ovviamente scoppia il confronto, anche animato: la Po.Ha.Fi chiede il motivo del non rinnovo, l’amministrazione intende sfruttare quello spazio in modo non esclusivo, ma integrato, “nonostante – puntualizza Sciannameo – la struttura nasca con una destinazione d’uso ben precisa”. E la motivazione del diniego comunque non giunge, come dice Sciannameo, all’associazione. Tuttavia, rimane la strada della partecipazione al bando. Due soggetti in corsa, Po.Ha.Fi., e il Gruppo Sportivo Unità spinale che si aggiudica la gara.

Dopo aver scartato l’idea di ricorrere al Tar (gli estremi c’erano, dice il presidente, ma preferimmo trovare l’accordo, certi che ci sarebbe stata accordata una priorità, sia per la nostra attività, sia in riguardo al fatto che la palestra stessa era nata con l’intenzione di darci una casa….), l’accordo con i nuovi gestori riguarda gli spazi nell’impianto per la nostra attività di tennistavolo Paralimpico Po.Ha.Fi.

“Ci riservarono poche ore, solo 4 rispetto a quelle richieste, che erano 23, e solo due giorni in tarda serata, con la motivazione che le richieste erano tante. Certo, ma la nostra non doveva rimanere una priorità? Non era quello l’accordo?”, aggiunge Sciamanneo.
Occorre a questo punto spiegare che la Po.Ha.Fi, oltre ad allenare gli agonisti, ha anche atleti dilettanti, è centro SportHabile Regionale e collabora con l’INAIL ed il CIP per l’avviamento sportivo dei disabili del lavoro.

Per cui, per non compromettere la preparazione agonistica di chi gareggia anche ad alto livello alle Olimpiadi, necessita di almeno 18 ore per destreggiarsi fra le due sezioni. Nuovamente si parla di ricorso al Tar, si mette in mano di un avvocato il palinsesto (vale a dire la programmazione, della validità di un anno, delle ore e degli spazi assegnati a ciascuna società), la causa sta per partire, ma le trattative che proseguivano tra legali, producono nell’ultimo giorno utile da Palazzo Vecchio un accordo transattivo già steso: 14 ore per un pezzo di palestra per 5 anni. L’accordo data 24 febbraio 2016.

“A quel punto riprendiamo le nostra attività, pur nel mezzo a infinite difficoltà, come ad esempio il fatto che per bando la società gestore doveva rispettare alcune clausole, fra cui non chiudere l’estate, mentre nel periodo estivo, o per lavori o per altro, la struttura è stata chiusa non consentendo per esempio nell’estate del 2015 di proseguire adeguatamente la preparazione di un nostro atleta per le Paralimpiadi di Rio nel 2016”.

Per quanto riguarda il tempo, le ore concesse erano 14, il minimo sindacale se si devono allenare sia gli agonisti che gli altri atleti. “Si occupavano 100 metri quadri, con tanto di pannelli rimovibili intorno che ci separavano dal resto delle attività. Dal 2016 fino al marzo 2020 si doveva segnalare tutti gli anni che eravamo intenzionati a restare nella struttura per svolgere le nostre attività. Il 9 marzo scorso, chiusura per Covid-19. Il 25 maggio le palestre potevano riaprire e nonostante il palinsesto durasse fino al 31 agosto l’impianto è rimasto chiuso”, continua il presidente.

Ultimi convulsi passaggi, a maggio scade il tempo per le richieste di spazio e ore per l’attività da parte delle società sportive al gestore (che nel frattempo, a gennaio, è stato riconfermato per altri 5 anni, mentre i 5 anni dell’ultimo accordo con Po.Ha.Fi sono scaduti) e il presidente Sciannameo avanza subito una Pec. Nessuna risposta. La richiesta era sempre per 14 ore spalmate in 5 giorni. Il 18 settembre, altra Pec di Sciannameo, qualcuno risponde. La proposta: meno ore e meno giorni. “Significa eliminare il progetto CIP/INAIL e l’attività promozionale”.

La scaramuccia è su almeno tre ore in più (da 9 a 12), ma la sorpresa, quando appare il palinsesto sul sito del Comune, è totale: sono difformi e sparpagliate persino le 9 ore attribuite dal primo contatto. “La palestra ora è chiusa – conclude il presidente di Po.Ha.Fi – ma dobbiamo preparare un campionato di serie A e non abbiamo il modo. Esistono tutta una serie di regole che proteggono l’attività sportiva per i disabili comprese le regole comunali, e nessuno le fa rispettare. Si è passati dalla costruzione di un impianto sportivo per i disabili, a un impianto integrato, ora si rischia di passare a un impianto sportivo escludente i disabili. Scusate, ma siamo veramente stanchi”.

Foto: Campionati paraolimpici 2019, squadra Po.Ha.Fi, in Bocceintoscana.com (https://bocceintoscana.com/2019/10/21/campionati-italiani-paralimpici-ottima-prova-dei-fiorentini-della-po-ha-fi/)

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