Firenze – Come in un ambulatorio dermatologico la tela di “Giacobbe nel deserto”, probabile replica da Giuseppe De Ribera, è distesa sulla tavola chirurgica del Laboratorio di Restauro della Fortezza da Basso. E come dei bravi dermatologi, i restauratori osservano con gli strumenti più sofisticati (fluorescenza, riflettografia, radiografia, ecc,), i primi strati superficiali della ‘pelle’ del dipinto, per poi procedere più in profondità una volta individuate le lesioni emergenti.
Compaiono così come dei piccoli buchi neri oppure dei sollevamenti della superficie pittorica, di forma circolare, probabilmente dovuti ad episodi di riscaldamento della tela. Altre lacune o stuccature sono attribuibili a ridipinture o restauri grossolani del passato. In alcuni punti le incrinature del materiale pittorico lasciano intravedere una tela lavorata tipo canapa.
La preparazione è costituita da uno strato.- una mestica -.di colore scuro, su cui successivamente il pittore ha lavorato con coloriture più chiare, fino a far emergere le figure volute e le relative sfumature. Il restauro definitivo comporterà ancora diverso tempo-come fanno notare gli operatori, Marco Ciatti in testa.
A operazione conclusa, il dipinto tornerà nel museo di Palazzo Pretorio a Prato, aggiungendosi alla già ricca collezione di pittura napoletana del Seicento presente nella città toscana che verrà esposta alla mostra “Dopo Caravaggio.Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito”. L’esposizione è stata realizzata con l’apporto di opere, dello stesso periodo, della Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito, per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli.
La mostra, a cura di Rita Iacopino OPD resterà aperta dal 14 dicembre 2019 al 13 aprile 2020.