Sanità bolognese, nel 2017 taglio di altri 250 letti

Obbligo di legge per arivare ai 3,7 posti per mille abitanti nell’area metropolitana. Negli ultimi anni ne sono stati soppressi già 500.

Ancora tagli di posti letto negli ospedali di Bologna. Entro il 2017, per rispettare gli standard di legge, su tutta l’area metropolitana i posti letto dovranno calare ancora: 250 in meno oltre ai 500 già tolti in questi anni. Il tutto per rientrare nel tetto di 3,7 posti letto per mille abitanti. “Ma per i cittadini non cambierà niente” assicura la direttrice dell’Ausl di Bologna Chiara Gibertoni. Secondo il direttore generale che si tratta di una “riorganizzazione che prevede il passaggio dei posti dal regime di ricovero a quello ambulatoriale”,che riguarderà tutte le strutture dell’area metropolitana, Imola compresa. In particolare le strutture di oncologia e di chirurgia, ma solo per gli interventi di piccola entità e poco invasivi (quindi da fare in day hospital).
L’assessore alla Sanità di Bologna Luca Rizzo Nervo sottolinea che si tratta di una “riorganizzazione dei servizi, non di un semplice taglio”. Anzi, “sono già stati ridotti 500 posti letto e non è successo un disastro”. Il direttore sanitario Angelo Fioritti aggiunge che si sta valutando l’idea di creare nel padiglione Palagi del Sant’Orsola una nuova casa della salute “con alcuni posti letto come ospedale di comunità”.

Polemizza invece la Fp – Cisl secondo la quale le liste d’attesa per visite e esami stanno peggiorando di nuovo. Tra il 21 marzo e il 18 aprile di quest’anno ci sarebbero stati problemi per le visite oculistica, urologica, neurologica, gastroenterologica e pneumologica, la colonscopia, l’ecografia all’addome, l’ecocolordoppler cardiaca, la mammografia. I casi limite riguardano la pneumologia, scesa dal 100% delle visite fatte nei tempi di legge al 36% o l’ecocolordoppler cardiaca, passata dal 100 al 53%. Oppure l’ecografia all’addome, scesa dal 92 al 79%.
La Cisl critica anche l’apertura di un pronto soccorso per la cura di “contusioni, lussazioni e altri problemi lievi nel complesso terme San Petronio”, dove “una visita costa 100 euro”. Critiche anche per la convenzione tra Unipolis e i medici in libera professione degli ospedali Maggiore e Bellaria, che “aumenterà i tempi di attesa per le prestazioni istituzionali”. Secondo la Cisl, in questo modo “le aziende dell’area metropolitana, e in particolare l’Ausl di Bologna, renderanno meno fruibile la sanità pubblica spingendo verso il privato a pagamento e chi non potrà permetterselo vedrà peggiorare la propria qualità della vita e conseguentemente le aspettative di vita”.

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