Arezzo – Futuro incerto per gli 800 lavoratori che fanno capo a Reses, ex Agorà d’Italia, la cooperativa decapitata dei vertici al termine delle indagini svolte dalla Procura di Arezzo, che ha portato all’emissione dell’ordinanza cautelare per Daniele Mazzetti, accusato di essere il motore delle gravi irregolarità fiscali riscontrate dalle Fiamme Gialle aretine e per cui si sono aperte le porte del carcere, per Letizia Beoni, rappresentante legale del consorzio di cooperative e per Alessandro Corsetti il consulente che si occupava degli aspetti contabili delle operazioni, questi ultimi agli arresti domiciliari. Denunciate altre 10 persone. A farsi portavoce delle preoccupazioni per la sorte dei lavoratori e delle centinaia di utenti ospiti delle Rsa gestite dalla cooperativa, la Cgil, che in una nota diramata ieri sottolinea: “Siamo preoccupati per questo duro colpo al sistema cooperativo della nostra provincia. quello che adesso ci preme è stare vicini ai lavoratori, disorientati per quanto sta accadendo”. La richiesta rivolta al sistema istituzionale è quella di “aprire immediatamente un confronto serio, per dare garanzia occupazionale”. “Un’attenzione particolare – prosegue la nota – andrà poi prestata in quei casi in cui la cooperativa sta effettuando opere di adeguamento delle strutture, affinché non si disperdano in questo frattempo gli ospiti delle varie strutture e i relativi operatori”. Per la Cgil, “quello che ci aspetta è un percorso difficile, ma non dobbiamo farci prendere dalla frenesia e pensare che tutto il sistema Agorà sia da buttare, nella consapevolezza dell’assoluto valore che questi soci lavoratori hanno nella cura dei nostri anziani e dei disabili. Questo deve essere considerato l’obiettivo della nostra comunità. Salvare ogni singolo posto di lavoro sarà il nostro compito. Noi siamo pronti a fare la nostra parte”.
Avvisaglie di un rapporto difficile della cooperativa con i lavoratori si erano avute negli anni anche a Firenze: tfr non pagati, stipendi in ritardo e anche licenziamenti oggetto di battaglia sindacale. Tant’è vero che per due operatori licenziati per presunta negligenza in servizio nella Rsa di San Silvestro (Rsa San Silvestro, presidio per i colleghi licenziati: “Forti preoccupazioni per il futuro di tutti” | StampToscana), dopo la battaglia dei Cobas, era avvenuta la reintegra nel posto di lavoro. Ma anche l’Usb già in precedenza aveva avuto occasione di mettersi di traverso sulla gestione delle paghe e dei Tfr dei lavoratori della cooperativa Agorà d’Italia, accusandola di inadempienze nei confronti dei lavoratori stessi per le lunghe attese e le strane cooperative apri-chiudi di cui si avvaleva per la gestione dei servizi e che lasciavano i lavoratori scoperti, senza Tfr e senza possibilità di reagire (Residenza Principe Abamelek, lavoratori sul piede di guerra | StampToscana).
Si sta parlando di Agorà d’Italia ora Reses, un caso del mondo delle cooperative che sta scuotendo la Toscana e non solo. Ma le vicende fiorentine del colosso delle Rsa ad ora sembrano solo piccole onde su un oceano ben più profondo, secondo quanto ricostruito dal procuratore aretino Roberto Rossi, che ha proseguito l’inchiesta ereditata dal collega Andrea Claudiani, ricostruzione accolta dal Gip Fabio Lombardi che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare per Daniele Mazzetti, considerato la mente dell’organizzazione e per cui si sono spalancate le porte del carcere, per Letizia Beoni, rappresentante legale del consorzio di cooperative e per Alessandro Corsetti il consulente che si occupava degli aspetti contabili delle operazioni, questi ultimi agli arresti domiciliari. Per tutti e tre l’accusa è di associazione per delinquere. Il meccanismo messo in piedi, secondo la procura aretina, si basava su un sistema, collaudato da anni nel campo delle strutture socio-assistenziali in cui Agorà d’Italia ora Reses sarebbe protagonista, di cooperative apri e chiudi cui venivano affidati i servizi. Un giochetto che garantiva la possibilità di voltare le spalle al fisco, e che avrebbe permesso l’evasione per 26 milioni di euro. L’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dalla Guardia di Finanza di Arezzo il 4 giugno scorso. Oltre ai vertici, altre 10 persone sarebbero state denunciate con accuse più leggere che riguardano il concorso in reati fiscali, fra cui anche Roberto Vasai, ex presidente della Provincia di Arezzo, con un passato di spicco in Agorà e che, sempre secondo la Procura, avrebbe avuto rapporti stretti con Mazzetti.
L’organizzazione, che nel frattempo ha mutato nome, da Agorà d’Italia a Reses, acronimo che sta Residenze sociali e sanitarie società cooperativa, e sede, passando da Arezzo a Magione, ha base nell’aretino, ma si estende in varie regioni italiane, contando una dozzina di Rsa in Toscana, presente nelle Marche, in Lombardia e persino in Friuli Venezia Giulia. Il meccanismo che sarebbe stato posto in essere, secondo le Fiamme Gialle aretine, avrebbe visto dal 2013 ad ora oltre 10 cooperative nascere e morire. Il “giochino” sarebbe stato secondo gli inquirenti il seguente: Reses e prima la madre Agorà avrebbe partecipato ai vari bandi per la gestione delle Rsa aperti dalle Regioni in svariate parti d’Italia. Una volta ottenuta l’aggiudicazione, le attività di servizio sarebbero poi state assegnate alle cooperative consorziate che avrebbero percepito “indebite compensazioni” secondo la Procura senza tuttavia mai pagare i tributi, fin alla loro liquidazione o al fallimento. E poi, si ripartiva da capo, con l’apertura di nuove società e la reiterazione del meccanismo, mentre l’unica cosa che non cambiava erano i dipendenti.
Intanto, a rischio si trovano circa 800 dipendenti e le centinaia di ricoverati nelle Rsa gestite da Reses, il cui futuro, come quello dei lavoratori, è incerto.