Presidio Contadino alla Regione, “Servono nuovi sistemi agroecologici”

Firenze – E’ un presidio contadino, quello che si è tenuto stamattina sotto il consiglio regionale. Un presidio che ha visto riuniti molti agricoltori di Mondeggi e rappresentanti delle reti contadine che sempre più si stanno diffondendo a livello regionale e nazionale. Un’iniziativa, organizzata da Mondeggi Bene Comune,  che ha portato sotto le finestre degli uffici regionali varie realtà rurali, movimenti e partiti, al fine di aprire un dialogo “profondo e duraturo”, come si auspicano gli organizzatori e i prtecipanti, con le istituzioni. Indicativo il titolo dell’iniziativa: “Al CONTADINO NON SIA VIETATO CIO’ CHE È PERMESSO AL SUPERMERCATO”. Vale a dire, fra le altre cose, no alla chiusura in tempi di pandemia dei mercati contadini, diktat che non colpisce la GdO. A Firenze, in realtà, grazie anche al sostegno delle persone, il mercato contadino di piazza Tasso contnua a offrire i sui prodotti frutto di buone pratiche e a chilometri zero alla cittadinanza. Ma in altre parti della Toscana, questi veri e propri presidi di agricoltura e pratiche sociali sane, sono stati chiusi.

La protesta nasce dalla constatazione che, come spiegano gli intervenuti, “per chi lavora la terra, così come per le generazioni che resistono nelle città e nelle metropoli, sono ormai sempre più evidenti le responsabilità ecologiche e sociali del sistema agroindustriale e della grande distribuzione organizzata: devastazione ambientale, danni alla salute e sfruttamento sul lavoro”. Un modello che, oltre a essere “una delle prime cause di surriscaldamento del pianeta ed avvelenamento delle risorse naturali” deve vedere una forte rivoluzione che ne consenta la sostituzione con ” sistemi agroecologici locali e dalle reti contadine, basate su economie circolari e solidali di piccola scala che creano benessere per il territorio, per gli/le abitanti e per chi lavora nel settore. Non è più accettabile – concludono i manifestanti – che i giganti agroindustriali, favoriti dalle istituzioni, si arricchiscano a scapito della nostra salute mentre i mercati contadini e le realtà alternative di produzione e distribuzione del cibo vengono continuamente ostacolate”.

Fra i punti proposti all’attenzione della Regione, il riconoscimento dell’esistenza di comunità contadine diffuse e reti di produttori, organizzate su base comunitaria; garanzie per l’apertura dei mercati contadini locali e l’accesso gratuito al suolo pubblico per il loro svolgimento, in quanto espressione di un servizio alla comunità; il riconoscimento formale del ruolo dei GAS e delle CSA come alternativa alla grande distribuzione; la decisa limitazione dell’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici in agricoltura e nella cura del verde pubblico; il sostegno dello sviluppo di forme di controllo comunitario sulla qualità e la sicurezza dei prodotti e degli alimenti, tramite il riconoscimento di pratiche quali la Garanzia Partecipata; la tutela della salute e dei diritti dei lavoratori/lavoratrici della filiera agroalimentare.

“C’è una sola parola per definire l’agricoltura che sosteniamo:  buone pratiche di tipo ecologico  ma anche buone pratiche di tipo sociale – dice Giovanni Pandolfini, contadino e appartenente a varie Reti contadine – perché l’agricoltura contadina si interessa anche delle persone. Questo presidio nasce da un percorso che è iniziato con la pandemia, nella fase inziale primaverile, in cui sono stati chiusi completamente tutti i mercati contadini. Abbiamo inizato questo percorso in quel momento, chiedendo alle persone di sostenerci affinché non siano di nuovo chiusi i mercati contadini di fronte auna nuova emergenza, dando la possibilità alle persone di approgionrsi asolo alla grande distribuzione. Nel nostro caso (mercato contadino di pazza Tasso, ndr) è andata bene, non siamo stati chiusi, ma altri mercati contadini in regione sono stati chiusi. Siamo qui per chiedere un’interlocuzione sia co la gente, le persone che devono essere informate, sia con le istituzioni con cui vogliamo avviare un confronto sereno e tranquillo facendoci ascoltare. L’agricoltura industriale, la produzione industriale del cibo, causa devastazioni ambientali e sociali ed è dannosa per la nostra salute, nonostante i grossi produttori e distributori in tutto il mondo abbiano la possibilità di riempire non solo le nostre pance, ma anche le nostre teste dei contenuti che loro hanno la possibilità di veicolare attraverso la stragrande maggioranza dei media, la gente deve essere informata per interrompere questo sistema”. Del resto, lo sfruttamento intensivo, chimico e industriale, della terra, produce produce disastri ambientali, desetificazione, impoverimento dei suoli, lo sfruttamento degli esseri umani, che conducono tra le altre cose alle migrazioni.  Quanto ai gravi danni all’ambiente e alla salute, ricorda Pandolfini, sono connessi alle modalità ad esempio degli allevamenti industriali “modalità che sono causa di patogeni, patogeni che trovano terreno fertile in organismi debilitati da un cibo non sano. Questo trova evidenze scientifiche precise da parte di organismi scientifici internazionali. Dobbiamo affrontare le cause dei nostri problemi, che sono principalmente dovute alla distribuzione industriale del cibo e alla produzione chimica”. Un sistema che d’altro canto distoglie risorse della comunità europea con sovvenzioni che arrivano a circa il 90%, come ricorda Pandolfini.
“Sappiamo che i legami fra modelli sbagliati e devastanti come quelli industriali e chimici di produzione e distribuzione del cibo, e pandemia, sono profondi – dice Francesca Conti, Potere al Popolo – mentre l’incentivazione di buone pratiche agricole e sociali, che salvaguardino a un tempo salute, ambiente e lavoro, è una scelta prima di tutto di buonsenso. Crediamo che sia necessaria la ormai lampante presa di coscienza della necessità di mutare il modello di produzione e distribuzione del cibo, sostituendolo con sistemi agroecologici sostenibili e sani, da parte di tutti: dagli enti locali all’Europa, al sistema agricolo mondiale”.
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