Positivi autoparco, Cobas: “Manca protocollo per tutela lavoratori e utenza”

Firenze – Un grosso problema, quello che i Cobas comunali pongono all’amministrazione, che riguarda la salute dei suoi dipendenti e dei loro familiari. Infatti, come si legge in una comunicazione inviata all’attenzione del sindaco Dario Nardella, al direttore generale Giacomo Parenti, alla Direttrice della Direzione Patrimonio Pascuzzi, oltre al medico competente dottoressa Carla Sgarrella e alla p.o. (posizione organizzativa)  Autoparco Manuela Simonetti, la questione riguarda la positività riscontrata in un autista dello stesso autoparco comunale.

Ora, ciò che viene richiesto è un immediato intervento. Infatti, si legge nella lettera, le autorità cittadine e i responsabili amministrativi “sono stati sicuramente informati, almeno dal giorno 19 ottobre, della positività al virus Covid-19 di un autista dell’autoparco. Il dipendente, nello svolgimento della sua attività lavorativa è stato fisicamente in stretto e quotidiano rapporto con altri dipendenti del reparto e naturalmente con gli utenti del servizio trasporto scolastico (bambini da 3 a 11anni di cui fino ai 6 senza mascherina) oltre ad altro personale di supporto alla scuola sia pubblico che privato. Tuttisoggetti che si sono così trovati esposti ad un rischio diretto di contagio”.

Dal momento che il virus ha dato evidente prova, in particolare nelle ultime settimane, di un tasso di attacco importante, è possibile, ed è ciò che paventano i lavoratori, “che coloro che sono stati esposti possano aver contratto la malattia e possano così divenire vettori di contagio”. A tal proposito, il sindacato informa “che altri due colleghi oggi sono assenti per sintomatologia riconducibile al virus per cui saranno sottoposti a tampone”.

Il problema più importante è un altro, conseguente. “Sorprendentemente – si legge nella missiva dei Cobas – l’Amministrazione, nonostante i nostri ripetuti solleciti, se si escludono i servizi educativi, non ha approntato protocolli di gestione di tali emergenze. Non solo non si è provveduto a definire con chiarezza quali fossero le misure di contenimento del contagio quando era evidente ed inevitabile che si verificassero casi di positività al Covid tra il personale comunale ma, in mancanza dei suddetti protocolli, non ha dato alcuna indicazione ma ha lasciato i lavoratori a continuare a svolgere la loro attività lavorativa come se niente fosse o stesse accadendo”.

Tirando le fila, spiegano ancora dal sindacato di base, “Ad oggi, da quando l’AC è venuta a conoscenza dell’evento patologico, i lavoratori esposti al contagio non hanno dunque avuto nessuna forma di tutela per sé e nessuna indicazione a tutela dei colleghi, dei familiari e della comunità. Nessuna indicazione per un auto-isolamento o qua- rantena, nessuna data per l’effettuazione del tampone, nessuna indicazione sul comportamento da tenere nei contatti con altri (familiari ecc.)”.

Conclude la lettera: “Ricordiamo alle SS.VV. che la disattesa, da parte delle aziende sia pubbliche che private, di quanto disposto dalle norme sulla salute e sicurezza sul lavoro, previste dal Testo Unico (D.lgs 81/2008) e dall’art. 2087 Codice Civile, aggravate in questo contesto di epidemia dalla violazione anche di quegli articoli del Codice Penale (es. 438), che puniscono i delitti contro l’incolumità pubblica, avrà pesanti conseguenze sui soggetti responsabili.
Per quanto in nota la scrivente O.S. richiede un intervento immediato a tutela dei lavoratori e utenza a diretto rischio di contagio, riservandosi altrimenti di adire a quelle azioni legali che riterrà necessarie per la tutela di lavoratori e cittadini dai rischi conseguenti a queste inadempienze”.

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