Firenze – Congresso Pd, a Firenze stamattina due eventi, entrambi nella sede del Consiglio regionale. Il primo, che ha avuto inizio alle 11, ha visto Francesco Boccia, presidente della Commissione bilancio della Camera, presentare le proposte economiche della mozione Emiliano direttamente nell’ufficio del consigliere regionale, nonché “guida” del coordinamento toscano che sostiene il governatore della Puglia, Paolo Bambagioni. Il secondo, verso le 12, ha visto invece un soddisfatto segretario regionale del Pd Dario Parrini (sempre nella sede del consiglio regionale, nella “stanza” del Pd) illustrare i risultati toscani di quella che è la prima fase (chiusa ieri) del congresso nazionale, vale a dire il voto dei circoli. Che, in Toscana come a livello nazionale, ha visto la vittoria senza riserve di Renzi.
Intanto, anche l’onorevole Boccia si è dichiarato soddisfatto del risultato, “Siamo soddisfatti del nostro 8%, adesso è il momento di ripartire dalla sostanza e non dalle tessere”, non rinunciando, pur dichiarando di non volere far polemica, a una sottolineatura che riguarda la “meccanica” del voto dei circoli, vale a dire la “chiusura in pratica immediata, delle iscrizioni proprio appena Emiliano ha annunciato al sua candidatura”. dunque, lotta a mani nude, ha aggiunto Boccia, per ottenere che la candidatura di Emiliano fosse portata “perlomeno a conoscenza” degli eventuali simpatizzanti. Ed è ovvio che in considerazione di questo handicap iniziale, dice in sintesi Boccia, il risultato dell’8% non sia affatto male.
Ma al di là delle punzecchiature, cui risponde nel giro di appena un’ora lo stesso Parrini, quando alla domanda posta da un cronista sulla questione risponde tranquillamente che non pensa che il problema di Emiliano sia stato o sia il tempo troppo breve concesso alle iscrizioni, è sul merito delle proposte economiche che Francesco Boccia incentra il senso della sua presenza.
Quella di Emiliano, spiega il presidente della Commissione bilancio della Camera, è una politica economica semplice, basata in buona sostanza su tre pilastri: difesa del risparmio popolare, decontribuzione del lavoro (il 2015 è andato bene, dice Boccia, rendiamo quella misura strutturale), rispetto del principio costituzionale della progressività delle imposte fiscali.
Per quanto riguarda il primo punto, Boccia, riferendosi all’art.47 della Costituzione (tutela del risparmio popolare, ovvero delle categorie più deboli), spiega che il principio deve essere non solo inderogabile, ma che il Pd deve enunciarlo con chiarezza. Sul punto, è il salvataggio delle 4 banche (Banca Etruria, Carichieti, Carife e Banca Marche) ad essere stato “gestito malissimo”. Tant’è vero che ci sono ancora piccoli risparmiatori popolari che non hanno avuto soddisfazione. “La crisi non è colpa di Renzi, dal momento che deve essere imputata ai vecchi gruppi dirigenti, ma la terapia è responsabilità del Pd”. Ricorda anche, Boccia, che la situazione poteva essere risolta qualche tempo prima, magari con un fondo “messo sul tavolo” per metà da privati e per metà dal Pubblico. E magari prima che entrasse in vigore il bail-in. Inoltre, se tutto ciò poteva avere un vantaggio, era di certo quello di mettere in conto, da parte del Pd, di aver commesso uno sbaglio. Eppure, non da questo è stato tratto insegnamento, dal momento che è scoppiato il caos per l’affaire Mps, di cui è stato azzerato il vecchio board senza ben comprne le ragioni, come non è chiaro il motivo per cui, nella nomina del nuovo Ad, la banca d’investimenti JP Morgan ha avuto il peso che le si è riconosciuto. Insomma, tutta una serie di interrogativi che, dice Boccia, ad oggi non sono ancora stati chiusi. Rimane una certezza, secondo il presidente della commissione bilancio: con la mozione Emiliano, si torna a mettere in atto strategie che prendono come referente il risparmiatore e non i banchieri, verso i quali rimane “tutto il rispetto. Ma non sono loro i referenti delle strategie”.
La decontribuzione del lavoro, prospetta Boccia, è un altro step importante, dal momento che permette di dare un taglio a quella che finora si è rivelata “la politica dell’elemosina”. Insomma, mai più partito bonus, quanto, piuttosto, dice Boccia, risorse, “quelle risorse”, destinate alla decontribuzione sul lavoro: “si tratterebbe di poter garantire 8.060€ in meno a lavoratore per tutta Italia, di cui 2.000€ per aumento dei salari netti. È necessario poi fissare dei principi: ad esempio, chi ha reddito inferiore a 30.000€ deve avere diritto a asilo nido gratuito e sostegno alla natalità. Chi è a quarantamila ma ha tre figli, pure, chi a 50mila ma con 4 figli anche”. Nello stesso ordine di idee va la proposta di abbassare l’aliquota IRPEF dal 23% al 20%.
Infine, la politica fiscale. Due punti: progressività dell’imposta semplice e no alla flat tax. Corollario (uno dei tanti, importante): le multinazionali del web devono pagare le tasse. In concreto, quando AirB&B fa fattura, la faccia da Milano, non dall’Olanda, e così via, per tutti i giganti del web. “Vorremmo insomma un Paese tutelato dalle istituzioni: è quello il compito del PD”, conclude Boccia. Con un’aggiunta: “Nella proposta di Emiliano – ricorda – c’è una distinzione netta fra premier e segretario, invito quindi Renzi a rendere noto entro il 30 aprile quale legge elettorale vuole. Sulla legge elettorale basta ipocrisie. Via i capilista bloccati e ridiamo ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti in parlamento. Premio alla lista o alla coalizione, sul modello dei sindaci, per non penalizzare nessuno. E alleanze chiare, da esplicitare prima, non il 1° maggio; alleanze con tutto il campo del centrosinistra, da Mdp a Civati, da Fassina a Boldrini e Pisapia”.
Del coordinamento per Michele Emiliano erano presenti, fra gli altri, il coordinatore, consigliere regionale Paolo Bambagioni, Susanna Agostini e Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto. Se Bambagioni parla della conclusione del “primo tempo della fase congressuale” e richiama il dato di fatto che i risultati annunciati questa mattina stessa (Renzi ha sparecchiato a Firenze, in Toscana e in Italia) sono attribuibili a 240 mila persone, mentre al voto sono attesi almeno un milione e mezzo di elettori, Susanna Agostini parla di un “ritorno alle radici del centrosinistra, fatto di questioni sociali e passione politica”. Per Calleri, che precisa che si tratta “di una posizione assolutamente personale e individuale, dentro la Fondazione ci sono, come è ovvio ci siano, posizioni diverse e differenziate”, l’adesione alla mozione Emiliano deriva da alcuni dati imprescindibili: da un lato, si tratta dell’unico documento che mette nero su bianco nel suo programma la lotta alla criminalità organizzata e alle mafie, dall’altro, l’unico programma che parla di Stati Uniti d’Europa, “posizione che mi vede da sempre favorevole”, e infine l’atteggiamento del “noi” al posto dell'”io”: “Mi piace una persona che dialoga e parla in modo plurale e inclusivo”.
Cambia sede, cambia musica, e si parla di numeri. Nella sede del gruppo consigliare regionale del Pd, il segretario regionale Dario Parrini è contento, contentissimo: del resto, il risultato del primo step congressuale nei circoli è talmente positivo da giungere “inaspettato”. Con 19.741 voti, pari al 68,13 %, Matteo Renzi vince in Toscana nelle votazioni dei 769 circoli del Pd, in vista delle primarie per la scelta del segretario del partito. Secondo si piazza Andrea Orlando, con 8.691 voti pari al 29,99% degli iscritti che hanno votato. Michele Emiliano, terzo, raccoglie 543 voti, pari all’1,87%.
Questi i dati delle votazioni in Toscana. I votanti sono stati 29.126, pari a circa il 61,87% degli iscritti, 13,54% in più rispetto al 2013. Vana anche l’osservazione che, se gli iscritti sono in calo, e il numero dei votanti rimane il solito, è giocoforza che risultino in percentuale maggiore, ad esempio rispetto al 2013. Insomma sarebbe una specie di gioco degli specchietti, e l’entusiasmo sarebbe forse mal riposto. Osservazione che però viene “asfaltata” da Parrini che, dati alla mano, dimostra che non esiste una correlazione inversa fra numero degli iscritti e numero dei vontati. Dunque, in questo caso, è tutt’oro quel che luccica, anzi: dal momento che le iscrizioni sono state chiuse prima del voto, “il 29% circa di questo primo passo congressuale in Toscana conta ancora di più”.
Ma quel che importa, a questo punto , è questo: Renzi è primo in tutte le 13 federazioni della Toscana, raggiungendo la percentuale massima, l’80,80% dei voti in quella dell’Empolese Valdelsa. A Firenze il risultato è stato del 74,92%. A livello di federazione il risultato migliore per Orlando è stato a Massa Carrara, con il 44,23%. Risultato migliore per Emiliano in Versilia con il 5,38%. Chiusi i congressi nei circoli Pd, si procede verso l’appuntamento delle “primarie aperte”. E proprio a proposito di questo e contestando alcune voci che giungono insistenti da più parti adombrando il fatto che i rapporti di forza siano diversi dall’interno del partito al Paese (con le primarie aperte, ricordiamo, dietro pagamento di due euro e dichiarazione di votare Pd si può partecipare alla scelta del segretario), Parrini dice “non ho la sfera di cristallo, ma credo che in questo caso potrebbe non discostarsi molto”.