Nella giornata di oggi, venerdì 21 marzo, il rettore dell'Università di Pisa, Massimo Augello, ha conferito i Cherubini ed ha nominato i nuovi professori emeriti. L'Ordine del Cherubino è un'onorificenza che l'Ateneo toscano assegna ai docenti che hanno contribuito al prestigio dell'Università pisana per meriti scientifici o culturali. Ad essere insigniti dell'Ordine del Cherubino sono stati, quest'anno, Francesca Giardina, del Dipartimento di Giurisprudenza, Paolo Scapparone, del Dipartimento di Economia e Management, Mario Gabriele, del Dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica, Nicoletta De Francesco, del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Fabrizio Broglia, del Dipartimento di Matematica, Stefano Del Prato, del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale, Mauro Rosi, del Dipartimento di Scienze della Terra, Maria Cristina Breschi, del Dipartimento di Farmacia, e Domenico Cerri, del Dipartimento di Scienze Veterinarie.
Ad essere insigniti del titolo di professore emerito, invece, sono stati Mario Campa, Carlo Casarosa, Francesco Ciardelli, Giuseppe Dell’Agata, Giuseppe Forasassi, Ugo Giovanni Erasmo Montanari, Franco Mosca, Eugenio Ripepe e Sergio Spagnolo.
Nella prima foto: il rettore assieme ai docenti insigniti dell'Ordine del Cherubino
Nella seconda foto: il rettore assieme ai nuovi professori emeriti
Il discorso del rettore dell'Università di Pisa, Massimo Augello
Autorità, colleghi, studenti, gentili signori,oggi festeggiamo gli illustri docenti che ricevono l'Ordine del Cherubino e la nomina a Professore Emerito, in un appuntamento solenne che richiama ed esalta il senso di appartenenza e l’orgoglio di far parte di un Ateneo glorioso; appuntamento quest’anno ancora più sentito, ricorrendo il 450° anniversario della nascita di Galileo Galilei, il “padre” della scienza moderna, che qui ha studiato e insegnato. Com'è noto, l'Ordine del Cherubino ha le sue origini nella prima metà dell'Ottocento e costituisce ancora oggi l'unica onorificenza che l'Ateneo assegna ai suoi docenti. Esso riconosce chi si è distinto per i particolari meriti scientifici e per il significativo apporto dato alla vita della nostra Istituzione. Il titolo di Professore Emerito – al cui conferimento da alcuni anni abbiamo deciso di dare rilievo pubblico – viene attribuito a docenti di elevato e riconosciuto valore che, con la loro attività, hanno contribuito ad accrescere il prestigio e la reputazione scientifica della nostra Università. La cerimonia odierna è, dunque, un momento di festa, in cui la nostra comunità si stringe intorno ai suoi professori eminenti – la cui opera illustra al meglio la realtà di eccellenza che da sempre contraddistingue l’Ateneo pisano – e che rappresentano un esempio e un obiettivo da perseguire per i nostri giovani ricercatori. Proprio per questo, quella di oggi è anche l'occasione più adatta per riflettere sulla situazione del mondo universitario e sul suo futuro, sia a livello nazionale, sia, nello specifico, per quanto riguarda la realtà pisana. Pochi giorni fa, l'ANVUR ha presentato il suo primo “Rapporto sullo stato del sistema universitario”, in un incontro a cui ha partecipato il nuovo ministro dell'Istruzione e della Ricerca, Stefania Giannini – anche lei, come l'ex ministro Carrozza, laureata nel nostro Ateneo. A Maria Chiara rivolgo un saluto affettuoso e un ringraziamento per quanto ha potuto fare nella sua breve esperienza, al Ministro Giannini formulo un cordiale e interessato augurio di buon lavoro. Il Rapporto in questione conferma un quadro generale caratterizzato da poche luci e da diverse ombre, evidenziando una serie di criticità strutturali che, se non affrontate con tempestività e determinazione, rischiano di pregiudicare seriamente la nostra capacità di essere competitivi a livello internazionale; mentre nel medio periodo potrebbero mettere in crisi gli stessi cardini su cui si regge il nostro modello pubblico della ricerca e della formazione universitaria. La prima criticità è sicuramente legata alla carenza delle risorse messe a disposizione del sistema universitario; risorse che negli ultimi cinque anni si sono ridotte di un quinto in termini reali. Inoltre, i limiti imposti al turn over dei docenti hanno determinato una significativa contrazione del personale – e un progressivo innalzamento dell’età media della classe docente. Con gli ulteriori 9.000 pensionamenti previsti nei prossimi cinque anni e le ridotte possibilità di turn over, verranno seriamente compromesse la qualità e la quantità dell’offerta didattica e la stessa attività di ricerca che si svolge nelle università italiane. In effetti, già da diversi anni il “sistema ricerca” del nostro Paese si caratterizza per una situazione di sottodimensionamento, sia per ammontare di investimenti pubblici, significativamente inferiori alla media dei paesi OCSE, sia per numero di ricercatori. Eppure, i dati a disposizione indicano che le nostre università sono paragonabili a quelle dei principali Paesi europei per numero e qualità delle pubblicazioni scientifiche; che i nostri ricercatori, pur operando in condizioni decisamente meno favorevoli, sono in media tra i più produttivi; e che i nostri laureati sono tra i più apprezzati e richiesti all’estero, spesso dai più autorevoli istituti internazionali. La ricerca italiana dimostra, in definitiva, di essere vitale e altamente competitiva e, dunque, di possedere un enorme potenziale di sviluppo, innovazione e creatività che merita di essere meglio e più proficuamente valorizzato. La scarsità delle risorse finanziarie indirizzate negli ultimi anni verso il sistema universitario ha inciso anche sulla spesa media per studente, che in Italia è attualmente inferiore di circa il 30% rispetto alla media dei Paesi OCSE. Il che si traduce in un sotto finanziamento complessivo di circa cinque miliardi di euro, rispetto appunto agli altri paesi europei. Ciò ha comportato anche una drastica riduzione del sostegno economico a favore degli studenti meno abbienti: le borse di studio, ad esempio, coprono oggi il 69% degli idonei rispetto all’86% di pochi anni fa. Conseguenze indirette di tale situazione – unita alla crisi economica che il Paese sta attraversando in questi anni – sono la costante riduzione delle immatricolazioni e l’alto tasso di “insuccesso” del percorso universitario, che da noi viene completato dal 55% degli immatricolati a fronte di una media europea di quasi il 70%. Dati che collocano il nostro Paese agli ultimi posti all’interno dell’OCSE per percentuale di laureati rispetto agli abitanti. Cari colleghi, è evidente che il sistema ha bisogno di un chiaro segno di discontinuità rispetto alle politiche deludenti messe in atto in questi anni. Escludendo, infatti, timide manifestazioni di maggiore sensibilità per questi problemi da parte di singoli esponenti degli ultimi governi, dobbiamo registrare l'incapacità delle forze politiche – così come di una parte consistente dell'opinione pubblica – di comprendere il significato strategico per l’intero Paese delle questioni in gioco, e di valorizzare le enormi potenzialità del nostro sistema universitario. Se non ci sarà una significativa inversione di tendenza, dovremo rassegnarci alla progressiva marginalizzazione del nostro Paese nel contesto internazionale, perché il mondo corre sempre più velocemente lungo i binari dell'innovazione e dell'alta specializzazione: restare fermi significa, in questo contesto, perdere posizioni. Proprio per lanciare un chiaro segnale in questa direzione, nei mesi scorsi ho pubblicamente sollecitato la convocazione degli Stati Generali dell’università, sottolineando la necessità che il tema dell’alta formazione e della ricerca si trasformi in una grande e urgente “questione nazionale”. Oggi sono ancor più convinto che occorra pensare a iniziative forti, in grado di imporre questo tema nell’agenda delle priorità del Paese e di rafforzarci nella richiesta di un deciso cambio di rotta nelle politiche sull’università. Mi sono assunto, e mi assumo, la responsabilità di questa proposta come rappresentante di un Ateneo dalle grandi tradizioni, che si caratterizza oggi per solidità e autorevolezza; un Ateneo che negli ultimi anni ha saputo recuperare la volontà e l’orgoglio di essere protagonista influente nel dibattito scientifico, accademico e politico del Paese e che, anche per questo, può legittimamente aspirare a essere un punto di riferimento nel panorama universitario nazionale. Sono molti gli indicatori che testimoniano il prestigio di cui gode la nostra Istituzione, evidenziando la qualità della ricerca che viene svolta in molti ambiti disciplinari e la capacità di attrarre studenti dalle varie parti del paese. In effetti, in controtendenza rispetto all'andamento nazionale, l'Università di Pisa registra anche quest'anno un aumento di immatricolazioni, consolidando la crescita pressoché costante che si è verificata negli ultimi anni e che ha portato il nostro Ateneo a diventare il primo della Toscana, e non solo per numero di studenti. Anno dopo anno, stiamo inoltre scalando posizioni nelle principali classifiche internazionali dei migliori atenei al mondo – l'ARWU di Shanghai e il QS World University Ranking, solo per citare le più autorevoli – piazzandoci stabilmente ai primissimi posti tra gli atenei italiani e in posizioni assai lusinghiere a livello mondiale. Questi risultati non nascono dal caso, ma sono il frutto di scelte strategiche politiche che hanno agito sui diversi e complessi aspetti della vita del nostro Ateneo, alcuni dei quali non erano stati adeguatamente valorizzati. Senza voler fare in questa sede un vero e proprio bilancio di "metà mandato", tuttavia mi fa piacere ricordare con voi il percorso compiuto dalla nostra Università. La solidità delle nostre politiche di Bilancio – pur in presenza di una drastica riduzione del finanziamento statale, che rispetto al 2010 è diminuito di ben 12 punti percentuali – ci ha permesso di realizzare un consistente piano di reclutamento del personale, che negli ultimi tre anni ha portato ad assumere oltre 200 docenti. E ci accingiamo ora a varare una nuova manovra di assunzioni e di promozioni, che prevede sino al 2016 un investimento complessivo di più di 15 milioni di euro, sempre con una particolare attenzione per i giovani ricercatori. Nel triennio appena trascorso abbiamo aumentato di più del 50%, rispetto a quello precedente, i fondi destinati alla valorizzazione del patrimonio immobiliare dell'Ateneo, passando da 23 a 36 milioni di euro di investimenti; investimenti che saranno ulteriormente incrementati da qui alla scadenza del mandato, con un impegno di risorse che complessivamente supera i 77 milioni di euro. Particolare attenzione è stata posta – oltre che alla quantità e qualità dei servizi agli studenti – ai settori strategici dell'internazionalizzazione, della ricerca e del trasferimento tecnologico, in un modello di governance, di organizzazione e di gestione ispirato ai principi di efficienza, trasparenza, valutazione e merito. Sono fermamente convinto che tutte queste realizzazioni non sarebbero state possibili senza la generosa, competente e appassionata collaborazione di tutte le componenti della nostra comunità, a cui va il mio più sentito ringraziamento.
Su queste basi – ispirate alla partecipazione e alla condivisione – intendiamo proseguire il cammino avviato, rendendo sempre più concreta la nostra idea di un'Università aperta, dinamica e innovativa, e dunque perfettamente in grado di viaggiare sui ritmi del mondo.Entro i prossimi mesi saranno completate importanti iniziative che fanno parte del piano delle grandi opere, con l'inaugurazione del nuovo dipartimento di Chimica, che va a concretizzare un progetto nato molto tempo fa, e del complesso degli ex Salesiani, che aggiunge un tassello fondamentale alla risistemazione logistica del settore umanistico, ormai prossima al completamento.Lasciatemi sottolineare con particolare soddisfazione l’imminente apertura della foresteria nel complesso delle Benedettine, che per la prima volta nella storia dell'Ateneo ci doterà di una struttura quanto mai necessaria e a lungo attesa, recuperando e mettendo a disposizione dell'Università uno dei palazzi più prestigiosi del centro della città. E’ stata una sfida condotta tra lo scetticismo di molti, ed è stata vinta!!Sullo sfondo restano altre sfide ambiziose quali la realizzazione della Cittadella Galileiana e la costituzione del Polo Museale all’interno dell’Orto Botanico, e soprattutto il completamento del Polo universitario e ospedaliero di Cisanello, che proprio in settimana ha avuto un passaggio fondamentale nel nostro Consiglio di Amministrazione. Con tutte queste iniziative, che ci caratterizzano anche come motore di sviluppo dell'economia locale, l'Ateneo sta contribuendo in modo decisivo a ridisegnare la Pisa che verrà.Da ultimo, ma sicuramente non per importanza, il recupero del Palazzo della Sapienza, obiettivo al cui raggiungimento stiamo dedicando il massimo della volontà e dell'impegno, al di là di polemiche sterili e spesso strumentali. A tali polemiche non abbiamo mai voluto replicare perché siamo, e vogliamo essere, amici delle biblioteche e dei libri, tanto quanto dei docenti e degli studenti che frequentavano la Sapienza e della didattica e della ricerca che si svolgevano nei suoi locali. Il nostro desiderio è quello di riportare al più presto cerimonie solenni come quella odierna all'interno delle Aule della Sapienza, nella sede che per secoli ne ha fatto da splendida e gloriosa cornice. Mi è capitato a volte di sintetizzare gli obiettivi dell’azione di governo con l’espressione “cambiare il volto e l’anima” della nostra Istituzione. Se mi fermo un attimo a considerare il percorso compiuto, sono sempre più convinto che quell’espressione non sia rimasta un semplice slogan, ma si sia concretizzata in un reale progetto di profonda trasformazione della nostra Università; un progetto che sta dando i suoi frutti sia sul piano delle idee e dei valori, sia su quello delle realizzazioni. Mi avvio a concludere, ritornando sul significato più vero di questa cerimonia, in cui – nel nome di Galileo Galileo – vogliamo festeggiarvi, care colleghe e cari colleghi che oggi ricevete l’Ordine del Cherubino e la nomina a Professore Emerito.Voi tutti, per i ruoli ricoperti nel corso degli anni e per il contributo dato alla vita della nostra Istituzione, avete concorso a definire l’immagine dell’Università di Pisa come è oggi, un Ateneo di grande qualità e tradizione, solido nei valori condivisi e, proprio per questo, aperto al rinnovamento. Il vostro esempio ci conforta nell’impegnativo cammino che abbiamo intrapreso per costruire ciò che l’Università di Pisa potrà essere domani, forte della sua storia e della sua rinnovata identità.Voi tutti costituite un esempio di vite dedicate alla scienza, all’acquisizione di saperi e competenze da trasmettere poi agli allievi e alla società, per farla crescere sul piano professionale e umano: questa è, in sintesi, la missione della “conoscenza”. Alla sua base vi è sempre la passione, quella che accomuna ogni scienzato alla figura di Galileo e che riecheggia in tutta la sua forza nelle parole che Bertolt Brecht, nella sua celebre opera “Vita di Galileo”, fa pronunciare allo scienziato pisano: “A volte penso che mi lascerei rinchiudere in una prigione dieci tese sotto terra, dove non penetrasse un filo di luce, purché in cambio potessi scoprire di che cosa la luce è fatta. E il peggio è che, tutto quello che scopro, devo gridarlo intorno: come un amante, come un ubriaco, come un traditore”.Grazie.