Prato – Folla, tanta. Gente, quasi piena la piazza delle Carceri a Prato. Sugli spalti del castello, il presidente della regione Eugenio Giani. Striscioni e slogan, bandiere. Ma l’atmosfera è quella insopportabile della rabbia e del dolore. Perché sull’onda della terrbile morte di Luana, emergono tutti i volti, le parole degli amici, dei colleghi, dei lavoratori che non ci sono, perché il lavoro li ha uccisi. Morire di lavoro, qua e ora, quando sempbra impossibile, perché morte, sfruttamento, niente diritti sembrano parole da ‘800, da romanzi di Dickens. Sembrano. Sembravano.
A dirlo a chiare lettere sono soprattutto loro, gli operai che salgono sul palco, sei operai iscritti alle sigle unitarie che stamattina hanno chiamato allo sciopero di 4 ore che si è svolto in contemporanea con la manifestazione. A dirlo è la madre di Sabri Jamallah, 23 anni, schiacciato da una pressa in una azienda tessile, 3 mesi fa, a Montale. Volano gli appelli agli operai, “affinché non si voltino dall’altra parte”, ma il problema come si dice nella folla, in quello strscione in cui c’è scritto “intollerabile”, è che il lavoro, precario, senza tutela, svalutato, insomma, il lavoro “cattivo” influenza, preme, traforma anche quello buono. Perché fa passare il concetto che la sicurezza dei lavoratori sia un costo. Lo sanno bene gli operai della Texprint, con l’aiuto di SiCobas da mesi in presidio permanente, che cercano di parlare con Giani. Lo sanno tutti quei lavoratori silenziosi che stamane guardano la politica, i sindacati, gli striscioni e sanno che domani riprenderanno il loro lavoro senza sicurezza, senza tutela. Sul palco si alternano i tre segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, mentre ora, alle 15, in Prefettura giungerà il ministro Andrea Orlando.
Foto di Luca Grillandini