Migranti e accoglienza “diffusa”, la Toscana non rinuncia

Firenze – Non parteciperanno neppure al secondo bando per gestire l’accoglienza avviato dalla Prefettura fiorentina. No, perché per le associazioni toscane la linea che quei bandi avallano non è quella che condividono. Non si tratta di idee campate in aria, dal momento che molte di queste associazioni già stanno facendo ciò che hanno fissato, una per tutte la Diaconia valdese, ma anche la cooperativa sociale CAT, come l’Arci e molte altre: quindici, per ora, che hanno prodotto la “carta degli intenti” del terzo settore toscano. Un segnale che l’associazionismo toscano lancia, a favore del modello di accoglienza diffusa che ha impegnato tutto il territorio toscano.

Così la “Carta” dà l’idea non solo dei principi fondanti dell’accoglienza declinata in salsa toscana, ma anche dell’unità che si è creatas ulla base di alcuni semlici, storici principi fondanti: offrire soluzioni ognuno in base alle proprie risorse e competenze, soluzioni che si inseriscano e rafforzino questo modello alternativo e che rispondano alle esigenze di coesione e di inclusione sociale e lavorativa di tutti i cittadini, italiani e non, in stato di marginalità. Del resto, il tsto del documento offre qualcosa di concreto cui agganciarsi, toccando i tasti chiave della condizione di migrante nel nostro paese: emergenza abitativa, costruzione di piani individuali per la formazione e la ricerca di lavoro, formazione linguistica, informazione giuridica, sostegno e tutela alle donne vittime di tratta, ma anche impegno su azioni di comunicazione innovative, fino a una contro-narrazione efficace sul tema.

“Riteniamo fondamentale – dice Anna Meli di COSPE Firenze – non solo dare attuazione alle misure, bensì inviare un messaggio di tipo politico e operativo. La Toscana è e deve rimanere terra inclusiva non solo per i migranti ma anche per le persone in difficoltà. il vero nemico non sono i migranti, ma le disuguaglianze”.

Ed è Alessandro Sansone, della Diaconia Valdese fiorentina, a mettere sul tavolo la questione, che diventerà a breve molto pesante, dei migranti esclusi dal sistema dell’accoglienza “istituzionale”, richamando il ruolo della Diaconia per questi ultimi degli ultimi, gli “invisibili2 che rischiano, dopo i nuovi passaggi legislativi, di essere messi semplicemente fuori dal sistema dell’accoglienza. Un sostegno già in atto, e che trova porte aperte da parte delle altre associazioni, proprio nell’ottica di quella “modalità alternativa” che si configura proprio nella non partecipazione ai bandi prefettizi. “Il nostro è un modello di accoglienza non carcerario – dicono i rappresentanti delle 15 associazioni che si sono date le mani – ci siamo messi insieme per progettare qualcosa di nuovo, vorremmo portare avanti la nostra accoglienza senza sottomissioni”.

La “Carta degli intenti”, aperta ad altre eventuali adesioni, è stata promossa da Diaconia Valdese Fiorentina, Cooperativa Sociale C.A.T., Associazione “Progetto Accoglienza” Borgo San Lorenzo, COSPE onlus, Oxfam Italia Intercultura, Legacoop Toscana Area Welfare, Arci Firenze, Associazione Progetto Arcobaleno, Consorzio Sociale Martin Luther King, Misericordia Barberino-Tavarnelle, Associazione Le C.A.S.E. Onlus, C.N.C.A. Toscana, Cooperativa Sociale Pane e Rose, Consorzio Metropoli società cooperativa sociale a r.l. , Alice cooperativa sociale, Gli Altri cooperativa sociale.

Il documento si pone allinterno delle linee guida del Libro bianco sulle politiche di accoglienza dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internaizonale o umanitaria della Regione Toscana, presentato nel 2017.

“L’accoglienza diffusa è esattamente il contrario di quanto chiedono questi bandi – incalza Sandro Meli, della cooperativa sociale C.A.T. – Basti pensare che si passa da un operatore ogni 7 migranti a uno ogni 50. Spezzare questo meccanismo vuol dire tornare allo spirito orginario dell’accoglienza”. Un altro punto importante, è l’appoggio delle istituzioni sul territorio. “Di queste scelte devono far parte anche le amministrazioni comunali – dice l’assessore di Barberino-Tavarnelle, Giacomo Trentanove – questa è un’iniziativa che nasce dal basso, il che mi fa piacere. E’ la creazione di un modello alternativo. La collaborazione fra associazioni e istituzioni è vincente. La divisione fra gli esseri umani è solo fra chi soffre e chi no”. e questo, conclude Trentanove, “è uno spartiacque politico”.

“Ciò che stanno tentando di fare le associazioni – interviene l’assessore regionale all’immigrazione Vittorio Bugli – è un po’ nel DNA dell’associazionismo toscano. Il nostro modello di accoglienza senz’altro non è stata perfetto, ma le associaizoni tentano di attivare percorsi di integrazione. Una modalità che è diventata difficile da mettere in atto”, dice Bugli, esternando anche una certa “preoccupazione”  per le modalità dei nuovi bandi, ricordando che l’accoglienza diffusa ha gambe nelle associazioni. “Ci crediamo così tanto – continua l’assessore – da tentare di far da noi. Ovviamente, non si tratta di un modello “sostitutivo” rispetto a quello statale, ma è un fatto  che ci siano molte persone che rimangono fuori dall’accoglienza”. Dunque, tira le fila Bugli, il fatto è che “ci sono diritti essenziali delle persone che rischiano di non essere soddisfatti, ad esempio, l’interruzione di un percorso scolastico di un bambino perché i genitori perdono improvvisamente diritti, persone che rischiano di morire di fame, e via di questo passo. E’ questo il concetto guida dei bandi per progetti della Regione, che devono venire incontro a queste situazioni. Un modo di reggere a questo impatto, che comporta una sfida notevole ma necessaria : resistere a chi vorrebbe portare in Toscana una linea che viene da fuori”.

La situazione configurata dalle associazioni del terzo settore intanto, grazie al decreto sicurezza, non è delle più rassicuranti: alla perdita di tutele si collegano la perdita della residenza, ad esempio, con tutto ciò che questo comporta, solo per parlare della punta dell’iceberg. E con la Prefettura, almeno a sentire le associazioni, non c’è dialogo: anzi, ormai si vocifera del possibile intervento di una nota società svizzera che potrebbe partecipare q auesto nuovo “giro” di bandi. Sempre secondo le associazioni, si possono ragionevolmente prevedere, con le ultime norme in materia di migranti e sicurezza, almeno 130mila persone in strada a livello nazionale entro il 2020, mentre su Firenze potrebbero perdere il lavoro dai 2 ai 300 operatori.

Insomma, conclude Bugli, “La Toscana non sarà terra di ‘invisibili’ che vengono spinti a nascondersi e lasciati cadere in percorsi rischiosi o illegal. Durante il prossimo Consiglio regionale sarà discussa la legge sui ‘diritti samaritani’, proposta dalla giunta nei mesi scorsi per garantire tutela sanitaria, cibo e un ricovero temporaneo per chi, italiano o straniero, si veda negati questi bisogni essenziali”. Nel frattempo, mentre la proposta di legge procede secondo il suo iter, la giunta ha approvato nelle scorse settimane una delibera che fissa gli indirizzi di un prossimo avviso pubblico che integrino l’azione delle istituzioni con quella dell’associazionismo facendo sistema tra tutti i soggetti che hanno a cuore i diritti delle persone.

Infine, sempre stamani, l’assessore all’immigrazione ha anche annunciato l’adesione della Regione alla campagna “#Ioaccolgo” lanciata nei giorni scorsi da Oxfam e altre quarantasei organizzazione della società civile, tra cui le principali Ong da sempre impegnate con migranti e rifugiati, le tre maggiori sigle sindacali, varie reti di associazioni e di studenti, per contrastare le politiche di odio ed esclusione praticate nei confronti dei migranti e per dare spazio e voce a quanti, nonostante tutto, continuano ad impegnarsi invece per la loro accoglienza e integrazione.

 

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