M5S, firme irregolari: 4 grillini indagati per le Regionali 2014

Uno è Marco Piazza, consigliere comunale. Dopo un esposto di due ex militanti, due anni di indagini. Bugani, numero uno a Bologna: «Scherzetti di chi è pieno di livore perché escluso dalla candidatura». Il Pd: «Grillopoli»

380685-grillopolisProblemi di firme per il M5S: dopo Palermo, Bologna. Ci sono quattro indagati in un’inchiesta su presunte irregolarità per la raccolta firme del Movimento 5 Stelle per le Regionali del 2014 in Emilia-Romagna. Il nome di spicco tra gli indagati è quello di Marco Piazza, consigliere e vice presidente del Consiglio comunale a Bologna. Il reato ipotizzato è la violazione della legge elettorale, in particolare dell’articolo 90 comma 2 del Dpr 570 del 1960. Oltre a Piazza, l’inchiesta coinvolgerebbe Stefano Negroni, dipendente comunale e simpatizzante grillino, e due militanti: Tania Fioroni e Giuseppina Maracino, “rei” di aver partecipato ai banchetti di raccolta firme. Secondo l’ipotesi degli inquirenti Piazza è coinvolto in quanto certificatore, Negroni avrebbe avuto il ruolo di autenticatore delle firme, le due militanti si sarebbero prestate ad un’operazione irregolare.
I quattro sono chiamati in causa in qualità di «certificatori» nella raccolta delle firme. Secondo le indagini del pm Michela Guidi, gli indagati avrebbero autenticato firme non apposte in loro presenza o in un luogo diverso da quello previsto dal requisito della territorialità o, ancora, in mancanza delle qualità di pubblico ufficiale perché non preventivamente legittimati alla raccolta delle firme. Sembra dunque che per ora non siano contestate firme false, ma irregolarità commesse nella raccolta delle stesse sottoscrizioni.

Secondo gli inquirenti, che stanno continuando a interrogare i titolari delle firme, o presunti tali,  sarebbero già state individuate una trentina di casi “di rilevo investigativo” e sarebbero state raccolte le testimonianze di almeno quattro persone che avrebbero completamente disconosciuto la propria firma. Le indagini, svolte dai carabinieri di Vergato, sono durante due anni: sono state sentite oltre mille persone. Il tutto era nato un esposto presentato da due ex attivisti M5S di Monzuno, Stefano Adani e Paolo Pasquino, che denunciavano presunte irregolarità nella raccolta firme a sostegno delle liste alle Regionali del 2014. La denuncia riguardava anche una sottoscrizione ritenuta irregolare perché avvenuta al Circo Massimo di Roma, quindi fuori dal territorio di competenza, durante un raduno nazionale del M5S dal 10 al 12 ottobre 2014.

Massimo Bugani, il leader bolognese del M5S e fedelissimo di Grillo, è tranquillo: «Mi sento di escludere che non fosse presente l’autenticatore. Se nell’esposto c’è scritto che non era presente, allora qualcuno mente: penso sia facilmente dimostrabile». C’è il caso delle firme al Circo Massimo: «Se un fessacchione ha preso qualche firma a Roma – continua Buganisi dimostrerà che sono firme vere, prese da un fessacchione che poi le ha portate al banchetto e le ha infilate dentro gli altri moduli. Se questo è ciò che viene contestato su 1300 firme è risibile». Poi l’accusa: «Se c’è altro sarà dimostrabile che sono scherzetti fatti da chi è pieno di livore per l’esclusione dalla candidatura». Bugani non fa nomi ma il riferimento sembrerebbe rivolto a De Franceschi, a cui i due ex attivisti autori dell’esposto erano politicamente vicini. A questo punto Piazza deve autosospendersi? «Ci può stare in questi casi – risponde Bugani – ma valuteremo con i garanti. Io però su Marco metto la mano sul fuoco».

Le reazioni dal fronte Pd non si fanno attendere. E se a Bologna il presidente della Regione Stefano Bonaccini non alza i toni («Non mi sono mai permesso di sentenziare o di interferire con il lavoro della magistratura»), da Roma invece i democratici parlano di «grillopoli». «Quattro indagati a Bologna, sommati con quelli di Palermo sono dodici. Allora è un metodo, si chiama Grillopoli», dice un tweet la vice capogruppo del Pd alla Camera Alessia Morani. E anche Marco Di Maio, dell’ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera: «Dopo lo scandalo delle firme false raccolte per le amministrative a Palermo, la grillopoli si estende a macchia d’olio fino a Bologna. Questa è l’ennesima conferma che nel M5S la trasparenza è soltanto una parola priva di significato, usata solo a fini di propaganda».

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