Firenze – Una storia ricca e appassionante quella di Ludovica Sebregondi che merita di essere conosciuta e approfondita. Nella sua lunga esperienza come storica dell’arte, è stata sempre un importante punto di riferimento culturale a livello internazionale.
Tante esperienze, dalla ricerca archivistica, alla curatela di mostre, dall’insegnamento di storia dell’arte al volontariato. Una vita professionale intensa. Professoressa Sebregondi, dal 2015 è anche curatore della Fondazione Palazzo Strozzi…
“Ho cominciato a lavorare per la Fondazione Palazzo Strozzi nel gennaio 2007 (era stata creata nel settembre precedente) con qualifiche differenti, sempre relative ai contenuti e alle pubblicazioni. Dal 2015 sono curatore della Fondazione, ma in questi tredici anni è sempre stato un lavoro bellissimo, in un ambiente stimolante, in cui siamo passati dall’archeologia all’arte contemporanea, dal Rinascimento alla modernità. La mia formazione era altra, e dunque ogni nuova mostra rappresenta una sfida, uno stimolo per studiare, aggiornarsi, rileggere in chiave diversa temi noti, lavorare con curatori geniali, conoscere grandi artisti. Privilegi, che richiedono comunque un forte impegno. Straordinario ed emozionante, tra tutti, il lavoro con Marina Abramović e quanti lavorano nel suo studio. Una donna carismatica, una sciamana umanissima.
Ma per ottenere i risultati che la Fondazione è riuscita a conseguire negli anni è sempre necessario un grande e intenso lavoro di squadra, con il coordinamento del direttore generale. È certamente l’esperienza lavorativa più importante nel mio lungo percorso”.
Quali eventi ha curato per Palazzo Strozzi?
“Per le mostre del cosiddetto “Piano Nobile” (ho lavorato a ventisette esposizioni, tutte eccetto Contromoda) coordino e controllo scientificamente la mostra e il catalogo, ma spesso organizzo le attività collaterali, come cicli di conferenze, percorsi tematici in città e regione, volumi collaterali. E personalmente ho curato le mostre Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità nel 2011; Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana, nel 2015 insieme a Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Carlo Sisi, e l’anno scorso la versione fiorentina di Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardie”.
Fa parte anche dell’Opera di Santa Croce di Firenze…
“Nel 2014 sono stata chiamata a fa parte del Consiglio di Amministrazione dell’Opera di Santa Croce di Firenze, e la nomina è stata poi confermata per un secondo mandato. L’intero Consiglio, presieduto da Irene Sanesi, ha lavorato su quelli che sono i suoi compiti istituzionali: gestire, conservare, valorizzare il patrimonio artistico, storico e religioso del complesso monumentale. Avendo studiato per anni il grande convento, è stata un’esperienza davvero gratificante”.
Quali correnti artistiche o artisti sono a lei più cari?
“Più che un determinato artista o corrente preferisco l’interdisciplinarietà, sono i temi quelli che mi affascinano, i pensieri che corrono e si ripetono nei secoli. L’uomo rimane sempre lo stesso, anche se i contesti mutano. Da sempre sono interessata alla cucina, al suo legame con i territori, al modo in cui è stata interpretata in ambito artistico e letterario. Per questo mi dà grande soddisfazione la mia rubrica I sapori dell’arte, che esce dal 2012 sul mensile «Art&Dossier». La cucina (difficilmente è solo per sé) è accudimento, attenzione, premura, un modo per dimostrare amore a chi ti è vicino, in particolare a figli, marito, amici. In tutto questo ha avuto un peso la mia origine legata a Forlimpopoli, dove è nato Pellegrino Artusi”.
Quali sono le proposte artistiche per il prossimo futuro?
“La Fondazione Strozzi non si ferma e abbiamo delle importanti proposte già da dicembre con un’installazione in cortile di Marinella Senatore, e nel 2021 due mostre dedicate all’arte degli Stati Uniti: American Art 1961-2001 e la grande monografica di Jeff Koons. Per il 2022 stiamo già lavorando molto intensamente, e ci saranno belle sorprese, continuando con l’alternanza di mostre molto diverse. Personalmente sto lavorando, insieme ad amici, a un libro sulla confraternita delle Stigmate che aveva sede in San Lorenzo e a volumi sulla cucina”.
Che cosa pensa sulle politiche per l’arte e sul futuro della città?
“Sappiamo bene tutti e affrontiamo quotidianamente le difficoltà connesse alla pandemia. Si discuteva su come fare per allentare la pressione del turismo “mordi e fuggi” sulla città e da un giorno all’altro ne abbiamo visto i devastanti effetti, con intere categorie economiche messe in ginocchio. Il nucleo di Firenze è oggi drammaticamente vuoto, abbandonato dagli abitanti e privato dei turisti. L’importante, adesso, è recuperare l’identità del centro, renderlo a chi voglia abitarci stabilmente. Nel breve periodo in cui è stato di nuovo possibile visitare luoghi d’arte si sono visti molti tornare a riappropriarsi del patrimonio della collettività; in vista dell’auspicata riapertura alle attività, si deve anche fare uno sforzo per attirare i giovani. Lo abbiamo constatato a Palazzo Strozzi: quando vengono proposte mostre dedicate alla contemporaneità, l’età media dei visitatori si abbassa drasticamente. E vengono non solo perché portati dalle scuole o dai genitori, ma per scelta personale, perché le tematiche affrontate dagli artisti di oggi li attirano e li invitano a un confronto. Indispensabile per il futuro di tutti”.
Ludovica Sebregondi si è laureata a Firenze con Mina Gregori, e un impiego presso l’Ufficio Catalogo della Soprintendenza, schedando tanti reperti, lasciandosi affascinare dal mondo della ricerca archivistica, poi partecipa a convegni in Italia e all’estero e tante pubblicazioni con diverse case editrici come Salimbeni, Editalia, Vallecchi, Città di Vita, Alinea, Silvana, Nardini, Sismel-Edizioni del Galluzzo, Edifir, Polistampa, Mandragora, Giunti, Marsilio.
Contemporaneamente inizia la curatela delle mostre. La prima fu in occasione del quinto centenario della morte di Lorenzo il Magnifico. Questo ha permesso alla storica dell’arte di viaggiare e di visitare tantissime città e musei nel mondo. Nel 1997-1998 prende parte alla Causa di Canonizzazione di Girolamo Savonarola. In quella occasione conobbe suo marito, il musicista Mario Ruffini.
Ha insegnato a lungo Storia dell’arte alla Facoltà di Architettura di Firenze, presso il corso di Progettazione della Moda che aveva sede a Scandicci. Per alcuni anni ha tenuto il corso di Storia sociale dell’arte alla Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici dell’Università fiorentina e per le Guide turistiche. Ha fatto parte dell’Unità di Progetto che ha creato il Nuovo Museo degli Innocenti. Nel mondo del volontariato ha dato un grande apporto alla cultura come Capo Delegazione del FAI di Firenze, poi Presidente degli Amici del Museo degli Strumenti Musicali presso la Galleria dell’Accademia di Firenze, e recentemente è entrata nel Consiglio Direttivo degli Amici dei Musei Fiorentini. Recentemente collabora con la Caritas per un progetto culturale.
Photo di Alessandro Moggi