Dopo la rapida successione di inchieste choc piovute sulla cosiddetta Reggio bene a lavare in fretta i panni sporchi del clamoroso flop inquisitorio del caso Rombaldi-Fontanesi, il dibattito pubblico morale ha improvvisamente rispolverato la parola composta anticorpi. Nel senso dello smarrimento delle radici etiche presuntamente ben affondate in una comunità un tempo giusta, sviluppata, solidale. E naturalmente cattocomunista ieri, ecumenico-dem oggi. Il contesto e il contempo nazionali e globali la fanno da melassa di questa scivolosa eticità reggiano-padana ma dal nostro punto di vista si possono considerare anche alcune specificità ben caratteristiche di una società che dal dopoguerra in poi non è praticamente mai mutata nella trasmissione dei poteri. Di qualsiasi natura. Che sono semplicemente più rarefatti e meno definibili. Proviamo allora ad elencarle sommariamente e servendoci di neologismi ahinoi un poco semplificatori.
Il socialismo irreale: il crollo delle ideologie e dei partiti tradizionali si è fatta sentire pesantemente dalle nostre parti dove l’asse Pci-Psi ha rappresentato l’occupazione quasi totale di ogni poltrona con vista pubblico. La mancata trasformazione in una socialdemocrazia moderna ben ancorata al civismo e alla pratica concreta dei diritti (più che la loro propaganda) preferendo l’edulcorazione e il mixaggio con una parte dei cattolici (inevitabilmente centristi da un punto di vista culturale) ha provocato un evidente deficit di identità nella tradizione.
Il blablaismo dossettiano: sull’altro fronte, il più o meno naturale partner della sinistra, il cattolicesmo dossettiano non ha innervato di valori ciò che restava dell’un tempo gioiosa macchina da guerra dell’Unità. Che deteneva le chiavi di una rigorosa morale certo laicissima ma anche rurale e familiare. Gli “epigoni” di Dossetti e coloro che ne proclamano la naturale derivazione, si sono limitati a parlare nostalgicamente di rinuncia nei consessi parrocchiali ed a praticare nel concreto un accanimento scientifico nell’occupazione dei posti che contano, in questo molto distanti dall’esempio di vita del Monaco di Monteveglio. A conti fatti, almeno prima delle ultime amministrative, sparuti petali di Margherita hanno fagocitato le “masse” Ds.
L’orientalismo dell’Auto-misericordia: ci sono stati anni, specificamente quelli ’80 e ’90, in cui intellettuali e uomini di potere di casa nostra, nell’evidente presa di coscienza che l’ateismo di Stato e lo stato d’ateismo non avrebbero più rappresentato il Sol dell’Avvenire, si sono buttati sul ciarpame esotico-esistenziale con sottofondo psichico per cucirsi addosso una casacca morale capace (ai loro occhi) di giustificare ogni azione a posteriori. Invece di ricucire, adattandolo alla complessa sartoria delle nuove sfide religiose e scientifiche, lo strappo prodotto dalla mancata incarnazione della visione (utopica?) cattosocialista. La declinazione di Osho nella realtà del terzo millennio rischia semplicemente di ridurti il cervello in pappa. O crearti problemi di sdoppiamento della personalità. Situazione particolarmente detestabile nelle cariche pubbliche.
La coop non sei più tu e i Sciur padrun da li beli braghi bianchi: infine sul fronte economico, legato a doppia mandata con orientamenti politici e culturali (non solo “in virtù” delle porte girevoli), la progressiva finanziarizzazione della principale componente del nostro tessuto lavorativo sta mettendo in discussione gli originali valori mutualistici, rappresentativi e ripartitori delle Cooperative. Le generazioni degli Industriali invece successive alla Guerra e agli anni ’70 della innervazione dei diritti sindacali, non sono stati in grado di gestire in modo innovativo e adeguato ai tempi il patrimonio di famiglia. Adagiandosi più che altro su modelli imprenditivi beatiful-berlusconiani.
Ecco in rapida sintesi alcune delle accezioni locali che possono tratteggiare ulteriormente la scomparsa dei cosiddetti “anticorpi” in attesa di una trasformazione sociale più compiuta che non potrà mancare. Sapendo che non servono a spiegare gli eventuali comportamenti criminali personali o a delineare reati di sorta. Ma solo una generica lettura delle inclinazioni culturali che possono aver influito sulle scelte generali.