Le due facce della stessa climatologica medaglia. Greta ha ragione

I danni del maltempo di queste ore sull’Emilia Romagna, sono causati anche dalla siccità precedente. Il terreno ha perso umidità e seccandosi non riesce ad assorbire la pioggia caduta comunque in quantità impressionante. Binomio drammatico che sta flagellando la regione

«Cosa sta succedendo, soprattutto in Romagna? La sintesi è questa: siamo davanti a un evento fotocopia di quanto ha già martoriato queste province un paio di settimane fa, tra il 1 e il 4 maggio. Stesse condizioni meteo, con una circolazione ciclonica, ovvero il maltempo, molto stazionaria, che si muove con lentezza.

E che soprattutto è sopraggiunta ribaltando lo scenario di siccità che sull’intero Mediterraneo, al riparo dell’anticiclone delle Azzorre che ha ceduto repentinamente, andava avanti da mesi». Massimiliano Pasqui, climatologo e ricercatore del Cnr, sta monitorando in diretta la valanga d’acqua che si sta riversando tra Ravenna, il Forlivese, il Bolognese e le città nel Nord delle Marche. «Per dare un’idea: negli ultimi due mesi da queste parti è caduta il doppio della pioggia che scende normalmente. Ma il punto grave è che le precipitazioni si sono concentrate in pochi giorni, appunto tra il 1 e il 4 maggio e dalla mezzanotte del 15».

I numeri evidenziati dal climatologo, e che riguardano gli abitati in pianura, aiutano a capire meglio: su Cesena, tra le località che più stanno soffrendo, in 18 ore si sono abbattuti 70 millimetri di pioggia a fronte di una media che, nell’intero maggio, negli ultimi trent’anni è stata di 52 millimetri.

A Faenza, sommersa due volte in 15 giorni, siamo a 70 millimetri contro una media di 57. A Bologna e Ancona siamo lì: rispettivamente 50 e 40 millimetri contro i passati 66 e 55. Pasqui scuote la testa: «Questa seconda ondata piovosa si è abbattuta sulla Romagna, lambendo parte dell’Emilia e delle Marche, dopo che il territorio era ancora vulnerabile per le conseguenze della prima». […]

Sulla conta dei danni inciderà anche la questione siccità che sino ad aprile — pare incredibile ricordarlo ora — era la prima delle emergenze, con il Po e i suoi affluenti boccheggianti per la scarsità delle precipitazioni.

«Alluvioni e siccità sono eventi complementari che non si annullano. Per mesi i terreni hanno perso umidità — spiega il ricercatore — ma seccandosi sono rimasti privi della capacità di assorbire l’acqua piovana che, cadendo nelle quantità enormi di queste ore, passa sopra le superfici riarse, spianando la via agli allagamenti».

La conclusione è che «siamo su un crinale: da una parte ci voleva l’acqua, però ne è arrivata troppa: quando si va a fare il bilancio, tutto pende largamente dalla parte negativa». Ma ora? «Lo scenario rimarrà pesantemente critico perlomeno sino a mercoledì e non solo in Emilia-Romagna» […]

Estratto dell’articolo di Alessandro Fulloni per il Corriere della Sera

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