Firenze – Il segretario della Cgil Maurizio Landini arriva a Firenze, per l’assemblea regionale del sindacato che si svolgerà a porte chiuse, per poi recarsi alla fabbrica occupata della GKN. Nello spazio concesso ai giornalisti prima dell”inizio dell’assemblea, è proprio il tema della crisi aziendale per eccellenza, viste modalità (mail di licenziamento) e consistenza (circa 500 persone coinvolte) e visti gli ultimi sviluppi sulla possibilità che l’azienda intervenga con uno sgombero degli operai, a fare da padrone. Anche se, come dice Landini a domanda diretta, di tutto ciò si parlerà prima con l’Rsu aziendale e operai, poi verranno fatte dichiarazioni. Ma sulle crisi aziendali che si stanno aprendo contemporaneamente in tutto il Paese, in particolare nell’automotive, il segretario della Cgil non si tira indietro.
Landini: “Crisi aziendali, stop a modalità Far West, battaglia nazionale “
“Abbiamo chiesto un incontro al Presidente del Consiglio proprio per essere in grado di poter fare un operazione anche di politica industriale, perché le aziende che con modalità da Far West hanno aperto procedure di chiusura di stabilimenti, sono tutte nel settore dell’automotive. E’ quindi evidente e necessario che su quel settore si agisca con un provvedimento straordinario e allo stesso tempo si apra un tavolo di trattativa, perché questo processo deve definire le questioni aperte sia sul piano occupazionale che sul piano dell’innovazione degli investimenti, oltre a gestire un processo che durerà diversi anni. E’ chiaro quindi che su questo tema particolare noi rivendichiamo questa risposta in base a questi elementi. Allo stesso tempo chiediamo al governo che, a partire dalle vertenze più importanti, convochi quei tavoli e faccia ritirare le procedure di licenziamento aprendo una discussione di merito, perché non è accettabile non solo per i lavoratori, ma anche per il nostro Paese che multinazionali o fondi pensino di poter agire in questo modo”.
Nello specifico, e pur sottolineando ancora che dichiarazioni sul tema verranno fatte solo dopo l’incontro con i lavoratori e le Rsu della GKN nel pomeriggio, Landini spiega: “Possiamo però dire, senza entrare nel dettaglio, che la difficoltà con la GKN è l’evanescenza della proprietà. Per cui, la difficoltà risiede nel creare un tavolo di trattativa con loro. Siamo infatti in presenza di un atteggiamento inaccettabile, abbiamo visto addirittura il tentativo di mettere in discussione non solo il ruolo dei lavoratori e del sindacato, ma addirittura il ruolo delle istituzioni. Quindi è evidente che bisogna ripristinare condizioni che permettano di fare una discussione vera, partire dal rispetto degli accordi che in quell’azienda esistono, prendendo atto del fatto che stiamo parlando di imprese che non sono in crisi perché non hanno mercato e non hanno lavoro, stiamo parlando di imprese che lavorano, parliamo di fondi o multinazionali che stanno decidendo di delocalizzare le produzioni. Tutto ciò non è assolutamente accettabile e tra l’altro indica non solo un problema dei lavoratori della GKN, ma è chiaro che siamo di fronte a una questione più generale, perché non può passare nel nostro paese l’idea che multinazionali e imprese possano comportarsi in questo modo”.
Dunque, il problema riguarda sì la GKn, ma coinvolge l’intero sistema. “Il problema, oltre alla gestione immediata, è anche quello di dotarci di una legislazione che impedisca che queste cose possano ripetersi. Per quello che ci riguarda insisto questa non è una battaglia locale, territoriale, questa è una battaglia giustamente nazionale che deve avere anche delle risposte sul piano legislativo. Deve esserci l’intervento del governo e allo stesso tempo credo che sia utile che anche le associazioni imprenditoriali capiscano che se si vuole davvero difendere il sistema produttivo del nostro paese, c’è bisogno anche di una legislazione che non permetta alle multinazionali di agire e comportarsi in questo modo, essendo necessario rispettare e di applicare le nostre leggi, a partire dal fatto che se ci sono problemi, prima di licenziare si utilizzano altri ammortizzatori e si fanno altre discussioni”.
In questi gioni, non è solo la GKN nel centro del mirino. Fra gli altri nodi critici aperti in Toscana (uno su tutti, Piombino), scotta particolarmente la trattativa Unicredit-MPS, che ha conosciuto sviluppi proprio in questi giorni, dal momnto che ieri è giunto il via libera del cda di Unicredit per le trattative con il Mef in vista dell’acquisizione di una parte degli asset del gruppo senese. Il rischio adombrato, il famoso “spezzatino”.
“E’ da tempo che stiamo chiedendo al governo di attivare un tavolo – dice Landini, invitato a rispondere sulla questione – credo che a questo punto non sia più rinviabile. Siccome ormai è notizia ufficiale, mentre nelle settimane scorse ci si diceva che non c’era ancora nulla e che perciò non veniva convocato il tavolo, ad ora mi pare che ci troviamo in presenza di un fatto formale, che apre una trattativa fra Unicredit e il Ministro dell’Economia. A questo punto ritengo necessario che i sindacati e i lavoratori entrino nella discussione. Come è noto, noi siamo contrari all’idea dello spezzatino perché questo vuol dire indebolire il sistema bancario del nostro paese. In secondo luogo, si sta comunque parlando di soldi pubblici che sono stati messi in campo. Non si possono tenere insieme soldi pubblici, licenziamenti e chiusure. La nostra è una posiione molto precisa. Nelle prossime ore agiremo perché venga rapidamente convocato questo tavolo e se questo non avviene, assieme alla categoria, dovremo decidere quali iniziative mettere in campo”.
Foto: Luciano Mazziotta