La scuola è di tutti e tutti ne devono sentire la responsabilità. Eppure è proprio nella scuola che è stato sperimentato per anni il precariato flessibile e infinito, che ora si sta applicando a tutto il mondo del lavoro. E’ nella scuola che si sono sperimentati i tagli indiscriminati e si è cominciato a parlare di meritocrazia per abbandonare chi è in difficoltà: chi si ferma è perduto e non ci sono più risorse per il recupero, bastano solo per il contenimento, così a scuola s’impara la disuguaglianza come destino naturale. Spiace sapere che molti pensano alla valutazione scolastica come a un giudizio universale, per dividere i buoni dai cattivi e distribuire premi e punizioni, la scuola invece deve essere un’opportunità, la prima e più importante esperienza di cittadinanza. Mentre manca una rete educativa organica, le scuole pubbliche, ridotte ad aziende, non collaborano ma sono in competizione, non discutono di didattica ma parlano di marketing, fundraising e di come attirare clienti per diventare più grandi e competere sul mercato scolastico. E’ nella scuola che si stanno ponendo le basi di una società arretrata e autoritaria che non insegna ma addestra cittadini apatici.
C’è bisogno di tutti per contrastare questa deriva verso la formazione di generazioni buone per qualunque regime, ma le famiglie sono distratte, dirigenti e insegnanti si stanno adeguando e gli studenti imparano subito quello che si vuole da loro, in cambio di buone valutazioni e una carriera scolastica tranquilla. La scuola italiana, lo dicono i dati Ocse, vive sotto la soglia di povertà e il continuo parlare di tablet non è una rivoluzione culturale: il computer può essere ridotto a uno schermo come quello televisivo, dove impazzano i quiz. Così chi parla continuamente di meritocrazia sta riducendo la scuola italiana a un gioco d’azzardo dalle elementari all’università, fino ai concorsi, umiliando chi si prepara seriamente. Ogni annuncio trionfalistico contiene un arretramento: l’assessore Iuna Sassi, ha inaugurato la riapertura delle scuole celebrando la verticalizzazione reggiana ma in realtà si è trattato dell’ennesimo taglio. Il nuovo anno scolastico è iniziato con discutibili quiz all’Università che hanno suscitato polemiche e disgusto. Lo scorso anno si è concluso con le prove Invalsi in terza media, che, ancora una volta inadeguate, hanno danneggiato gli studenti abbassando pesantemente i loro risultati e, visto l’insuccesso, l’Invalsi si prepara a sostituire l’esame di maturità. Ci chiediamo come tutto questo sia possibile anche nella città che vanta le scuole più belle del mondo. La scuola delle risposte obbligate è agli antipodi del metodo Malaguzzi, ma gli studenti del Corso di Scienze della Formazione, circolano nelle scuole, armati di quiz. A Reggio Emilia convivono indifferentemente tesi e antitesi, dov’è l’indispensabile dibattito?
Marco Cosentina (maestro e genitore)
Lorenza Franzoni (docente medie)
Lorenzo Notari (docente superiori)
Caterina Lusuardi (educatrice e genitore)