La gara più difficile

Il nuotatore Paolo Bossini e la lotta contro il tumore

Stefania Chieppa

Passare ore ad allenarsi, condurre una vita sana, dedicarsi con dedizione al proprio sport con un solo obiettivo : vincere. Questi sono i presupposti per gli atleti che con il loro fisico scolpito sembrano imbattibili e cosí forti da non aver paura di nulla. Eppure ci sono ormai tanti casi, da Lance Armstrong (ciclista, vincitore di 7 Tour de France) a Eric Abidal (calciatore,difensore del Barcellona)  e ancora Paolo Pizzo (campione del mondo di scherma) a Paolo Bossini (nuotatore, oro nella rana agli Europi 2004) che sono stati colpiti da uno dei mali piú temibili : il tumore. E sono riusciti a sconfiggerlo.

Proprio quest’ultimo, Paolo Bossini, ha una storia che vale la pena raccontare.

Bresciano, classe 1985, a soli 25 anni il giovane nuotatore si ammalò di  tumore al sistema linfatico. Paolo si accorse di avere qualcosa di strano mentre era in macchina e girando la testa sentí una fitta al collo, si toccó e sentì di avere uno strano bozzo. Cosi lo staff del suo club Aniene di Roma (dove ormai vive e si allena) , gli fece fare diverse visite. Era il 24 novembre 2010 quando  i medici gli diedero la terribile notizia: aveva 6 linfonodi maligni. Gli spiegarono che probabilmente la causa fosse stata provocata dal disastro nuclerare di Chernobyl del 1986, perchè tra i bambini piccoli piú sensibili c’era stata una forte incidenza di tumori.  La sua reazione fu traumatica e gli provocò una forte angoscia,come un’inaspettata “doccia fredda”, tutto sembrava crollargli addosso…

Penso che per chiunque una notizia del genere sia uno shock, ma immaginate uno sportivo che basa la sua vita sulle sue prestazioni fisiche. Paolo Bossini fu cosí costretto a combattere per conquistare una nuova vittoria: la vita.  Il 6 dicembre del 2010 fu operato e poco dopo inizió un ciclo di 12 sedute di chemioterapia. Una difficile esperienza,ma grazie alla forza di sua moglie Laura e all’amore per la piccola Angelica ( sua figlia), riuscí a reagire. La “fortuna” è stata che il suo tumore non era ad uno stadio avanzato e quindi non aveva metastasi in circolo, questo gli ha permesso di affrontare con positività il lungo periodo che lo ha costretto a stare lontano dalla sua amata acqua.

“Preparavo il borsone con mia moglie come se andassimo in vacanza,sceglievamo con cura i dvd da guardare in quelle 5 ore. Durante la chemio mi concentravo moltissimo come in una gara, ovviamente sapevo che mi stavano curando, ma per me era come uno tsunami che mi travolgeva e mi debilitava sempre più”. Ecco le parole di Paolo Bossini, che ricordando quei momenti affermava che solo grazie al suo sport ha potuto affrontare nel modo più giusto quel periodo. Perché durante una gara o un allenamento in acqua si è soli con se stessi e la concentrazione deve essere altissima. Lo stesso avveniva durante le flebo, al punto tale che Paolo, appena finite, per due giorni non riusciva a dormire da quanta energia metteva in quelle lunghe ore. Era ogni volta una sfida.
Sicuramente un’esperienza del genere segnerebbe chiunque, ma il nostro grande atleta nonostante sia giovanissimo si sente più forte di prima, a tal punto da voler gareggiare alle Olimpiadi di Londra di giugno 2012, perché per lui l’acqua è la vita e l’essere stato lontano così a lungo dalle competizioni deve essere stata una sofferenza indescrivibile.

Speriamo che questo nuotatore possa sorprenderci ancora.  Mi auguro che questa testimonianza possa dare una luce di speranza a tutte quelle persone che si trovano ad affrontare questa brutta malattia. La vita deve essere conquista ogni giorno per poter assaporare il suo intenso valore. E lo sport può sicuramente essere una ” lezione di vita”.

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