Prato – Quest’anno il Natale ha portato alla città di Prato, non senza polemiche, un dono speciale, ovvero l’opera Shy di Antony Gormley, che rimarrà esposta per sei mesi in piazza del Duomo, posta innanzi al monumento che raffigura Giuseppe Mazzoni la celeberrima statua scolpita da Alessandro Lazzerini.
Un’opera realizzata con 3600 kg di ghisa, alta 4 metri ed installata in una delle piazze più belle della Toscana famosa anche per il pulpito di Donatello e le tele Filippo Lippi. Shy secondo l’artista: “Voglio fare qualcosa che sia sicuro della sua presenza come punto di riferimento, ma che all’esame si connetta con il nostro io interiore e si confronti con quelle emozioni umane più timide e silenziose come la tenerezza e la vulnerabilità”.
Inaugurata sabato 19 dicembre con una cerimonia presso il Palazzo Comunale, che a causa delle restrizioni Covid-19 si è svolta in diretta sui canali Social di Città di Prato e Comune di Prato, vi hanno partecipato Matteo Biffoni, Sindaco di Prato: “Prato con Shy riconferma il suo ruolo di città del contemporaneo e della sfida della cultura del contemporaneo nella piazza del Duomo che affonda le proprie radici nella storia”.
Valerio Barberis, assessore all’urbanistica ed all’ambiente in veste di moderatore, Simone Mangani, assessore alla cultura di Prato, che ha sottolineato l’importanza di quest’opera d’arte dedicata all’umanità nella piazza che racchiude un alto senso di religiosità; Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, Mario Cristiani presidente di associazione Culturale Arte Continua APS, insieme allo stesso Antony Gormley, in diretta web dal suo studio di Londra.
Con “Shy” il Comune di Prato intende mantenere viva quella sua identità contemporanea grazie anche all’azione propositiva degli ultimi trent’anni del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci,di cui la Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, che gestisce il Centro Pecci, è il punto di riferimento per la sua promozione e produzione artistica contemporanea in Toscana.
Una collaborazione tra diversi soggetti che operano nella Regione e che si va sempre più sviluppando nel contesto di una crescente consapevolezza ambientale. Negli ultimi anni,infatti, Prato si è mossa verso importanti politiche di riciclo dalle acque industriali, ai tessuti, fino al risparmio energetico. E da una connessione sempre più stretta della città con i partner istituzionali europei emerge chiara l’idea di una Prato sempre più intesa come realtà dell’innovazione e dell’economia circolare e dunque palcoscenico ideale di una collaborazione artistica internazionale.
Da tutto ciò scaturisce il naturale coinvolgimento dell’Associazione Arte Continua, che ha tra i suoi scopi soprattutto quello di collegare la Comunità internazionale dell’arte con quelle locali valorizzandone la cultura della circolarità, della forestazione e del green deal come motore di cambiamento, e come frontiera di sperimentazione sociale legata ai temi di una nuova vivibilità dei centri abitati “Ricentrando” con gli artisti della comunità internazionale dell’arte le periferie e le zone industriali. Nei prossimi mesi Confindustria Toscana Nord, CNA Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato supporteranno anche attività didattiche che saranno realizzate dal Centro Pecci a partire dall’opera di Gormley.
Antony Gormley (Londra, 1950), ha posto al centro della sua ricerca artistica il rapporto tra il corpo, come sede della mente, in relazione agli spazi architettonici o naturali con cui si relaziona. Egli presta particolare attenzione alla collocazione della sua arte in spazi pubblici accessibili, nel suo lavoro possiamo trovare una forte attenzione alla politica ambientale e sociale che lo caratterizza.
Gormley insiste da sempre sul fatto che il silenzio e l’immobilità della scultura sono le sue qualità più forti, che le permettono di essere aperta a tutti i nostri pensieri e sentimenti. In contrasto con la tradizione, secondo cui la scultura sostiene e celebra il potere politico e religioso, il progetto di Gormley cerca di riconoscere e catalizzare l’esperienza soggettiva. C’è sia empatia che umorismo in questo lavoro, con il quale l’artista desidera rianimare il potenziale dell’arte nel regno collettivo per celebrare la vita quotidiana.