La banalità del male e gli sciacalli del dolore

Firenze – Un evento tragico, un dolore agghiacciante, un fine pena mai. Non so quali parole, se parole esistono, si possa utilizzare per raccontare la morte di un giovane uomo travolto da un destino così assurdo com’è quello di restare vittima di carnefici che nemmeno si rendono conto di esserlo, carnefici per caso. No, per questo, non esiste nessuna parola. Eppure, le parole dobbiamo trovarle lo stesso perché alcune morti non possono passare sotto silenzio: per come avvengono, certo, perché i responsabili la paghino cara, altrettanto certo, ma anche e soprattutto, perché alcune morti, nonostante le vittime, aldilà e al disopra del dolore lancinante di parenti e amici, accendono voci che sarebbe bene non sentire. “Vendetta”, “via la merda da Firenze”, “bruciamoli tutti”, no queste voci non si possono sentire, e allora abbiamo bisogno di parole per neutralizzare tutta la loro pericolosa banalità.

Già, la banalità del male che colpisce sempre quando meno te lo aspetti, bianchi e neri, persone “normali” e poveri cristi. La banalità del male che ti coglie impreparato in un viale anonimo di una qualsiasi periferia urbana, che ti schianta al suolo davanti ad una qualsiasi discoteca di una qualsiasi località balneare, che ti spara su di un lungarno mentre ti rechi al lavoro oppure nel mezzo di un qualsiasi mercato cittadino mentre si è già al lavoro. Bisogna trovarle quelle parole, bisogna trovarle in fretta e dirle con forza, non per decidere la pena da affibbiare ai carnefici, lo faranno altri, ma per togliere al male le radici da sotto i piedi per renderlo meno banale, meno pervasivo.

Viviamo in tempi complessi, tempi in cui mondi distanti anni luce convivono sullo stesso pianerottolo di casa, tempi che portano in se tragedie collettive e drammi individuali inenarrabili, non possiamo permetterci il lusso di essere banali: banale è il male che produce vittime e carnefici senza soluzione di continuità. Il male e i suoi ultras, gli sciacalli del dolore. Gli sciacalli delle fiaccolate anonime, candele e tricolore al vento. I professionisti del giustizialismo etnico quelli cui non importa delle vittime, gli importa soltanto di che colore siano i carnefici, non sono tanti ma ci tengono a mostrarsi. Quelli che: “bruciamoli tutti”. Tutti chi ? Donne, bambini, vecchi, uomini ? Se dovessimo accendere un falò per ogni crimine odioso, per ogni nefandezza accaduta in Italia anche solo negli ultimi tempi, l’intero paese brucerebbe più e più volte.

No, siamo seri, come esseri umani abbiamo il dovere del silenzio, del rispetto delle vittime e dei loro cari. Poi, come cittadini, abbiamo bisogno di parole chiare: regole, legalità, giustizia. Regole condivise perché nessuno sia e si senta escluso; legalità, perché nessuno veda la sua vita mandata al macello; giustizia, perché i carnefici paghino. Tre parole per rendere il male meno banale e silenziare gli sciacalli del dolore.

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