Parigi – La Germania sarebbe un importante centro di un traffico illegale di antichità provenienti soprattutto da Iraq e Siria, due paesi in guerra da anni depredati dei loro patrimonio artistico. Le accuse di importazione e vendite di beni archeologici provenienti anche da Egitto, Iran, Israele, Libano, Turchia e Cipro, figurano in un rapporto della Fondazione culturale federale tedesca, finanziato dalle Nazioni Unite.
Secondo il documento, precisa oggi il quotidiano “Le Figaro” che il 98% delle antichità pervenute nel paese sono di origine illegale. Nonostante che l’importazione di pezzi archeologici proveniente da Siria e Iraq siano stati messi fuori legge dall’UE per cercare di arginare il saccheggio dei beni archeologici..
Il rapporto ha preso in esame l’ingresso in Germania tra il 2015 e il 2018 di 6.000 artefatti provenienti dal Mediterraneo orientale e poi smerciati on line o all’asta . Solo lo 0,4% dei pezzi provenienti dall’Iraq e il 9,6% di quelli importati dalla Siria sarebbero stati importati legalmente.
Per mancanza di documenti di importazione validi, non è stato possibile accertare con esattezza il paese di provenienza. La metà inoltre non è stata autenticata.
A fare della Germania un importante crocevia del mercato nero dell’arte contribuirebbero vari elementi, come la disponibilità economica dei suoi abitanti, la tradizione del collezionismo del paese e infine delle leggi che proteggono i collezionisti.
Nel rapporto si sollecita Berlino a prendere delle misure anti-saccheggio, come ad esempio migliorare gli strumenti di ricerca sulla provenienza di queste preziose importazioni o lanciare campagne per sensibilizzare l’opinione pubblica , ricordando che il commercio illegale di beni archeologici è una delle fonti di finanziamento del terrorismo.