Firenze – La ricchezza culturale delle tradizioni del Maggio viene riproposta in numerose località e uno degli aspetti più significativi, oltre al fiorire di studi e ricerche è il sempre maggior numero di giovani che ne prendono parte attivamente.
Proseguiamo nel nostro raffronto fra i due versanti dell’Appennino tosco emiliano prendendo spunto dal Maggio delle Anime Purganti che si tiene domenica 15 maggio nella località Castello di Riolunato (MO) il borgo più antico della località appenninica a cura dell’Associazione S.Rocco e che ha appunto uno degli obiettivi nel trasmettere alle nuove generazioni questo importante patrimonio culturale.
Infatti questo tipo di Maggio, presente anche in località toscane, ha una matrice religiosa e una particolare genesi rispetto a quello dei maggi lirici ed epico –cavallereschi. Ne parliamo in questa intervista con il prof. Giampaolo Borghi noto studioso di tradizioni popolari, etnologo, direttore del MAF Centro di documentazione del Mondo agricolo Ferrarese referente scientifico di diversi musei e archivi emiliani, lombardi e veneti.
Il maggio delle Anime purganti.. una denominazione insolita. Come nasce questa tradizione?
“Si tratta, in effetti, di un Maggio lirico sacro di questua, entrato nella tradizione popolare soprattutto con la denominazione delle “Anime Purganti”, in quanto i proventi della questua venivano destinati “a sollievo”- come di diceva – delle anime del purgatorio (celebrazione di messe, funzioni ad hoc” ecc.). La tradizione s’inserisce tra i provvedimenti della Controriforma e aveva principalmente lo scopo di convogliare (con testi e musiche) in un alveo religioso gli eccessi del maggio lirico profano di questua (eccessive libagioni, licenziosità vere o presunte, balli ecc.), derivante da rituali pagani. I testi facevano spesso riferimento alla Madonna (non dimentichiamo che la dedicazione a Maria del mese di maggio è settecentesca). I Maggi lirici sacri venivano celebrati in genere l’ultima domenica di maggio o la prima di giugno.
I Maggi delle “Anime Purganti” non sono peraltro gli unici riti calendariali di questua che hanno subito tentativi di trasformazione sia per quanto riguarda i testi sia per il motivo della questua: ricordo, per tutti le “Pasquelle” (aree romagnola, marchigiana ecc.), i “Canti della Befana” (Alto Frignano, Garfagnana ecc.) e i “Carnevalini delle Anime” (noti anche nel Frignano).
Spesso anche i proventi raccolti al termine del canto del Maggio drammatico venivano destinati alle “Anime Purganti”. Lo studioso Marco Piacentini, ad esempio, lo riscontra fin dalla fine del ’700 in documenti conservati nell’Archivio parrocchiale di Vitriola di Montefiorino”.
Anche la sua diffusione è più limitata… lei ha citato alcune località emiliane e altre toscane , come Montepiano, in provincia di Prato.
“La documentazione a noi giunta attraverso la ricerca etnografica (ma occorrerebbe approfondirla anche dal versante archivistico, cosa non sempre facile a causa della limitatezza delle fonti) ha effettivamente riscontrato una presenza numericamente minore del Maggio lirico sacro rispetto al Maggio lirico profano. Oggi la sua pratica è eseguita a Riolunato/Castello e, in maniera molto saltuaria, alla Badia di Montepiano di Vernio, nella valle pratese del fiume Bisenzio. Tra Otto e Novecento, però, è stata reperita attraverso ricerche in molte aree appenniniche, dalla Romagna toscana al parmense. A volte, le due forme di maggio di questua convivevano, in altri casi i motivi festosi e tradizionali del Maggio lirico riprendevano il sopravvento!
Ma questi canti non erano un po’ in contraddizione con la tradizionale gioia espressa dalla tradizioni del Maggio?
Certo, ma la loro introduzione aveva proprio lo scopo di essere alternativa ad un Maggio lirico che si riteneva dissoluto, licenzioso ecc. Il fenomeno si avverte anche nelle città: a Bologna, ad esempio, si cerca di sostituire le seicentesche “Regine di Maggio” (che baciavano in senso augurale i cavalieri che entravano in città questuando offerte) con i piccoli Altari di Maggio, la cui questua veniva destinata alle Anime del Purgatorio”.
Maggio lirico e Maggio drammatico…s’intersecano o interessano realtà e tradizioni differenti?
“Gli studi etnoantropologici riconducono il Maggio drammatico ad una evoluzione del Maggio lirico profano nonché alle Sacre Rappresentazioni (Alessandro D’Ancona per tutti). I Maggi lirici e quelli drammatici hanno però convissuto in molti territori, modenesi e reggiani, ad esempio. In Garfagnana, accanto al Maggio drammatico hanno convissuto e convivono tuttora altre tipologie di rituali di questua come i Canti della Befana (anche drammatizzati. Giovanni Giannini, ad esempio, ne raccoglie uno ottocentesco a Vico Pancellorum) che, probabilmente, sottraevano energie all’organizzazione di altri rituali: non dimentichiamo l’emigrazione temporanea… Alla transumanza in Toscana alcuni studi fanno risalire l’introduzione del Maggio drammatico in area emiliana. Sempre alla transumanza, ad esempio si fa risalire l’unico Maggio lirico sacro presente in Maremma, che ha versi affini a quello di Montepiano. Chiudo ricordando che, a volte, anche i transumanti toscani recepivano rituali e testi uditi in pianura. Il ricercatore pistoiese Florio Franceschi, ad esempio, ha reperito esempi di canti rituali d’inizio anno appresi nel ferrarese”.
Foto: Giuseppe Maria Codazzi