Il G20 a Bali, i temi prima della crisi polacca

Pisa – L’agenda del G20 di Bali è nata in un modo e finirà in un altro. In Indonesia, durante il summit delle potenze mondiali, l’agenda predisposta dagli sherpa prevedeva di affrontare tre priorità: sanità, trasformazione digitale e transizione energetica. L’obiettivo prefissato era condividere gli indirizzi per il periodo post-pandemia: dalle riforme delle politiche sulla salute dei cittadini alla sostenibilità del programma energetico.

Materie sensibili che da subito hanno tuttavia presentato una evidente spaccatura, con relativo arroccamento, tra i paesi più ricchi e quelli in via di sviluppo presenti al G20. Da un lato gli stati del G7 hanno rafforzato l’alleanza e sono oggi un blocco coeso, ovviamente a trazione statunitense. Dall’altra parte si denotano invece tre distinti approcci: quello cinese, il filo-russo ed infine il gruppo della mediazione, guidati dall’Indonesia.

Al momento la meno accreditata strategia al successo, semplicemente per il venir meno della componente multilaterale nelle trattative. Ad incidere negativamente è la forte polarizzazione in atto nello scenario internazionale. I nuovi assetti geopolitici hanno creato le premesse per non raggiungere un accordo quadro, almeno nel breve periodo. Ciononostante, Bali potrebbe diventare il primo passo verso la prossima architettura del compromesso, a cui punta sicuramente la Cina, ma non solo. Il presidente cinese Xi Jinping che non ha problemi di instabilità politica interna, avendo ricevuto un mandato “a vita” dal recente congresso del partito comunista, si presenta al vertice da vero protagonista.

Visibilità che la partecipazione di Putin avrebbe potuto mettere in ombra. L’erede di Mao avrà ampio spazio di azione e riconciliazione, come dimostra il faccia a faccia con Biden della vigilia. Incontro bilaterale voluto dalla Casa Bianca per tentare di abbassare i toni della crisi in corso tra i due paesi. Xi Jinping è consapevole che l’Occidente è obbligato a guardare a lui sotto una diversa luce se vuole imporre pressioni a Mosca. Prima fra tutte la garanzia che lo zar non attraversi la linea rossa sull’uso di armi nucleari. Rischio che l’evolversi del conflitto ucraino mantiene alto e purtroppo ancora probabile.

Non meno importante al tavolo della diplomazia sarà il nodo della sicurezza alimentare, che passa dall’intesa sui cereali alle Nazioni Unite. Se Putin dovesse sfilarsi, difficile comunque che accada, sono guai a catena. In cambio dei servigi ed in risposta alle richieste di aiuto il pragmatico Xi Jinping chiederà poche cose, tuttavia insindacabili. E alla fine qualche amaro rospo, a qualcuno, toccherà ingoiarlo.

La credibilità operativa e morale del G20 è un aspetto di fondo da non sottovalutare. Le critiche che sono piovute addosso alle potenze mondiali nel non avere saputo affrontare insieme la pandemia sono parzialmente placate, resta però chiaro a tutti che qualcosa non ha funzionato nel modello di cooperazione. Se gli interessi del singolo prevalgono allora i problemi tornano a galla.

Alfredo De Girolamo   Enrico Catassi

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