
L’evento degli eventi. Il 22 luglio all’Rcf Arena, prosaicamente appellata (maliziosamente a volte anche da noi, ndr) Arena Campovolo, si appresta a ricevere il concertone che farà impallidire il Liga e Sugar messi assieme.
L’idolo delle masse femminili, con un range d’età che va dalla pubertà all’anticamera della senescenza, al secolo Harry Styles, già leader degli “One Direction”, già protagonista nel 2017 del bellissimo film “Dunkirk” di Nolan (dedicato alla tragica epopea nel 1940 della fuga via mare dell’esercito britannico assediato dai nazisti, dalla Francia occupata dalle truppe hitleriane), si appresta a rendere bollente, musicalmente e politicamente, la spenta estate reggiana.
Styles sta tenendo i suoi concerti avvolto nella bandiera ucraina, molto più lucido e coraggioso in tal senso dei vecchi nostalgici filosovietici e dei giovani complottardi no-Nato e no-Usa, perlopiù vittime del web. Ad Harry, che quasi certamente in questo momento ci legge, rivolgiamo dunque un accorato appello: Harry, fai garrire anche qui i colori del martoriato, eroico e resistenziale Paese ucraino. A Reggio ci siamo rotti di vedere idolatrare da amici, famigli e sodali del ceto politico locale che governa la città, 80 anni dopo e dopo l’implacabile giudizio storico, la bandiera dell’Urss, quella per intenderci che continua ad adorare il criminale internazionale Putin.
Insomma, mentre a Reggio i politici, specie di sinistra, si guardano bene dal pronunciare timide parole di solidarietà verso il popolo ucraino, sia mai che qualche partitino radicale metta un futuro veto a chi si arrischia a sostenere il martoriato popolo di Kiyv, il protagonista dell’evento musicale-culturale dell’anno reggiano, è un sostenitore senza se e senza ma dell’Ucraina. Dunque benvenuto a Reggio, Harry (altro che i Cccp…), superstar mondiale!