Prato – “E’ di poche ore fa la notizia che gli alunni cinesi del conservatorio San Niccolò, dal nido alla scuola superiore, non potranno più parlare cinese, né tra i banchi, né a lezione, né nei corridoi, dove interagiscono liberamente. Come Giovani Democratici di Prato siamo totalmente contrari a questo approccio: i processi di auto-ghettizzazione non si possono combattere con la costrizione – afferma Maria Logli, responsabile integrazione dei GD Prato – Crediamo in una scuola che accompagni nell’apprendimento dell’italiano, in momenti che non si esauriscano nelle lezioni frontali, e che lasci altri momenti di libera interazione: si tratta di indirizzare gli studenti verso una maggiore socializzazione collettiva piuttosto che costringerli a rinnegare parte della loro identità per assorbirne meglio un’altra”.
“L’abbandono della lingua madre ha più costi che benefici sia nello sviluppo della personalità, sia nell’apprendimento della seconda lingua. A Prato si può contare un minorenne di origine straniera su tre: negli asili due bambini su tre non hanno un cognome italiano – continua Marco Biagioni, Segretario dei GD Prato – In una città il cui futuro è imprescindibilmente legato al pluralismo linguistico e culturale, dovremmo far esprimere e valorizzare le differenze. Per questo – conclude – organizzeremo un momento di dialogo con gli attori scolastici e le realtà attive nel campo dell’inclusione didattica, per comprendere al meglio la nuova regola ed elaborare proposte alternative che promuovano l’inclusione senza negare ai bambini l’espressione della propria identità”.