Firenze – La notizia arriva nel corso del consiglio comunale dedicato alla Gkn, dopo che sono sfilati vari interventi, fra cui anche quello della rappresentanza operaia della ex Gkn con Dario Salvetti, Fiom e parte del Collettivo di Fabbrica, ed è una notizia che pesa “Mi ha chiamato il signor Ministro – dice il dottor Annibaletti, in consiglio in rappresentanza del Ministero del Lavoro – porto il suo messaggio, che incontrerà prestissimo sia il signor sindaco di Firenze sia il governatore della Regione per parlare di questa crisi e di tutte le altre che si svolgono in Toscana, e quanto prima visiterà lo stabilimento di Cami Bisenzio”. Una chiamata “risultato” della lettera che il sindaco di Firenze Dario Nardella aveva inviato proprio ieri al ministro e che ha avuto risposta immediata nel corso del consiglio. Il tweet del sindaco sulla questione conteneva anche l’annuncio di un prossimo incontro”per unire le forze nella risoluzione della crisi con un nuovo piano industriale”.
Una presa d’atto dunque anche da parte del nuovo governo che sulla questione Gkn non si può sorvolare, la visibilità e il significato della vertenza travalicando ormai i territori dov’è nata. La questione viene puntualizzata dall’introduzione dell’argmento da parte del presidente del consiglio comunale Luca Milani, che parla della necessità che da “quest’aula nasca un appello della città, ai nostri parlamentari e senatori eletti dalle nostre persone, erché si adoperino insieme per trovare una soluzione con le varie competenze. I lavoratori non chiedono assistenzalismo, ma su un futuro industriale innvativo, creativo, anche diverso dal passato”. Milani parla di riconversione strategica nel territorio. Tre parole, mutuate da David Sassoli, unità, dialogo, diritto, tre guide per la vertenza. “Proviamo per una volta a fare sistema, fecendo un patto di territorio, almeno per il settore metalmeccanico; si faccia un patto, licenziamenti zero, tenendo in conto che la riconversione sarà molto costosa”.
All’introduzione di Milani, Dario Salvetti, il rappresentante Rsu della delegazione dei lavoratori, risponde con alcune precisazioni: intanto, il ruolo odierno dei lavoratori nell’aula consigliare. “Non è la visibilità che ci serve. Se ce la date, la restituiamo immediatamente a tutti i lavoratori che stanno lottando, lavoratrici e lavoratori del Comune, di Careggi, ai rider. Siamo venuti a cercare la politica nel senso di città, di polis. Vogliamo chiedere al consiglio comunale se avvalla l’idea che sul territorio ci sia una mobilitazione sociale in difesa di 500 posti di lavoro, che dopo 16 mesi soffre l’inevitabile logoramento, o la narrazione di un gruppetto di eversivi che non si sa cosa vogliano? Il consiglio comunale una competenza lo aveva: rompere con i propri corpi questa menzogna, riunendosi dentro le mura della sede della ex Gkn. Non è stato fatto”.
“Evitiamo a trecento famiglie l’ennesimo dibattito sulle loro teste. Chi pronuncia parole e giudizi sulla Gkn, le pronunci andandosi a studiare i verbali di 16 mesi di vertenza. Chi a parole è favorevole alla Gkn, ci dica per favore come intende trasformare le parole in fatti. Oltre alle parole, noi abbiamo messo i fatti di un’assemblea lunga 16 mesi, difesa dalle tutele sindacali, dallo Statuto dei Lavoratori, resa legittima dal diritto di questo Paese e anche dalla necessità sociale di difendere quei posti d lavoro. Chi oggi preme sul presidio e sull’assemblea permanente per indurli a mollare, a lasciare la fabbrica, magari anche con l’affmamento degli stipedni, non sta dicendo al territorio una vera verità: che purtroppo fra noi e la distruzione di quella fabbrica ad oggi non c’è nessuna garanzia, non c’è un piaano industriale certo, non c’è un percorso chiaro”.
“Non siamo neppure venuti qua ad elemosinare un ammortizzatore sociale – continua Salvetti – ogni singolo denaro pubblico che entra in Gkn deve essere collegato a finalità precise. Se oggi non l’abbiamo, è perché e mancato quasiasi percorso preciso da parte della proprietà per avere l’ammortizzatore sociale”. Una storia lunga, quella che racconta negli svincoli principali le vicende delle promesse, accordi mai giunti a concretezza, promesse e calendarizzazioni. Fino all’ultimo passo recente, ovvero la negazione degli stipendi e nessuna cassa integrazione. Le proposte sono tante, dalle piccole autogestioni, alle sperimentazioni sociali, all’inclusione sociale della fabbrica nel territorio. Progettualità, competenze: “non si deve chiedere se i lavoratori della Gkn fanno politica, bensì cosa fa la politica per la Gkn”.
E’ l’assessora al lavoro Benedetta Albanese a mettere in luce che “non possiamo lasciare trecento lavoratrici e lavoratori e le loro famiglie ad affrontare questa situazione da soli ma non possono essere lasciati soli neppure gli enti locali. Oggi dal consiglio comunale e dalla nostra amministrazione è partita una lettera inviata dal sindaco Dario Nardella indirizzata al ministro Urso per chiedere con forza che questa vertenza sia al centro dell’agenda politica nazionale e che i tavoli ministeriali aperti facciano passi avanti concreti”.
La grande crisi della ex Gkn vede anche la presenza in consiglio comunale di Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Betori, accompagnato dal responsabile del sociale della Curia Fiorentina Don Govanni Momigli. Betori rinnova la vicinanza della chiesa fiiorentina a questa situazione che mette così in pericolo il lavoro di persone, lavoratori, lavoratrici, famiglie”. “Mi faccio anche portavoce non solo della Chiesa fiorentina – continua il Cardinale – ma di tutte le confessioni religiose che sono sul nostro territorio. Nessuno che ha un Dio come riferimento può dimenticare la sofferenza delle persone che gli sono accanto”. L’unica via d’uscita, dice Betori, è “uscirne insieme, parti sociali tutte, istituzioni comprese e in particolare faccio appello al governo, che devo dire finora mi è sembrato un po’ lontano da questa nostra vicenda”. Un appello all’unità per costruire futuro che Betori conclude citando a sua volta Sassoli.
Ma è la voce di Luca Annibaletti, coordinatore della struttura per le crisi d’impresa in rappresentanza del ministro delle imprese e del made in Italy. Nominato dal precedente ministro Giorgetti, segue dal primo momento la vicenda della Gkn. “Il governo non è lontano da questa vicenda – dice Annibaletti – vorrei ricordare che tutti i tavoli di crisi sono tavoli di mediazione fra azienda e parti sociali. L’accordo del 19 gennaiio 2022, aeva come pilastro la cig che ha scopi regolati dalla normativa. Il 3 novembre c’è stato il tavolo di crisi”, aperto dal ministero del lavoro, “e qui ci siamo fermati, augurandoci che le varie proposte vegnano accolte dall’azienda”.
Anche nel lungo e dettagliato intervento del consigliere speciale per il lavoro regionale Valerio Fabiani, si mette in luce l’accendersi e spegnersi di risposte, speranze, seguite da risultati mai corrispondenti alle premesse. 2A fronte di questa situaizone – dice Fabiani – penso serva un ruolo vero delle istituzioni e d uel lavoro collettivo immaginato sin dall’inizio: dobbiamo trovare degli investitori che supportino questo processo di reindustrializzaizone”. Dunque se il soggtto privato non è in grado di farlo, scatta la proposta dell scouting pubblico, ovvero cercare tutti insieme l’investitore, sodare ilmercato per rintracciare “ulteriori interessi”. Ma l’azienda da parte sua deve dare la disponibilità del sito. “Ci stiamo attrezzando per far eun sopralluogo del sito co i nostri tecnici – dice Fabiani – per dare poi il via a questa ricerca di nuovi investitori”.
Per Daniele Calosi, segretario generale della Fiom insieme a Paola Galgani segretaria della Cgil, si tratta di capire fondamentalmente intanto come possono andare avanti i lavoratori. Calosi ricorda di aver deposiato, come Fiom, il documento che ha prodotto il blocco dei licenziamenti. Cambio di proprietà, assemblea permamente, manutenzione dello stabilimento in autonomia. Chi vorrà investirci, trova un valore assoluto nella difesa dei lavoratori che, per difendere il proprio posto di lavoro, continuano a difendere l’azienda, ovvero lo stabilimento, ovvero un valore assoluto in più per il territorio. Il vero problema è che il ministero non ci ha concesso la cassa integrazione ordinaria. L’altro problema è; come copriamo da ora in avanti? C’è la raccolta di una casaa comune, ma non basta. Faccio una proposta: se c’è davvero la possibilità di un intervento del pubblico, basta a far sì che ci sia la copertura per i prossimi mesi e garantire a questi lavoratori uno stipendio?”.
Dal neo parlamentare Emiliano Fossi, ex sindaco di Campi, si sottolinea il senso di giustizia che ha fatto mobilitare e immedesimarsi i cittadini, che ha fatto sì che un’intera comunità abbracciasse quella fabbrica. “Dobbiamo fare in modo che con spirito bipartisan facciamo sì che sia definitivamente compreso se Qf ce la fa o no; se non ce la fa, si tiri una riga, e il governo si faccia garante della gestione e del tentativo di trovare soluziioni alternative, garantendo al contempo protezione sociale a quei lavoratori e a quelle famiglie”.
L’onorevole Rizzetto, presidente della commissione della Camera di lavoro pubblico e privato, parlando anche a nome di Tiziana Nisini che ha trattato il aso da sottosegretario nel governo precedente, mette in evidenza che, “almeno in questo caso, camera, senato, ministero del lavoro e ministero dello sviluppo economico sono a disposizione”. Una sottolineatura sull’assenza della proprietà dell’azienda, che ha sollevato qualche polemica da parte del centrodestra.
“La politica può oggi avanzare delle pratiche legislative che possono essere molto banalmente delle pratiche in commissione – continua Rizzetto – oggi questa azienda esiste ancora per la resilienza dei lavoratori, che sono stati abbracciati dalla città. Non si licenzia attraverso una mail”. Inoltre, Rizzetto afferma che si poteva fare una legge “delle delocalizzazioni “migliore”.
Intanto, una breve nota di Francesco Borgomeo lamenta il fatto di non aver potuto partecipare: “Prendo atto che la Presidenza del consiglio comunale ha deciso che non c’è neanche la disponibilità ad ascoltarmi. Mi è stato comunicato che non avrei potuto partecipare alla seduta odierna, peraltro dopo avermi chiesto in un primo momento la disponibilità a partecipare.
Mi pare piuttosto difficile poter affermare che si vogliono trovare soluzioni sull’azienda senza l’azienda. Se mi fosse stato concesso di poter parlare avrei ribadito quello che sostengo da tempo : lavoro, occupazione e sviluppo non si possono fare dove c’è l’illegalità diffusa”.
Sulla stessa linea i consiglieri della Lega col capogruppo Federico Bussolin, di Fratelli d’Italia con i consiglieri Alessandro Draghi e Jacopo Cellai, del Gruppo Centro con i consiglieri Ubaldo Bocci, Emanuele Cocollini ed Antonio Montelatici ed il capogruppo di Forza Italia Mario Razzanelli hanno presentato un Ordine del Giorno collegato al dibattito che si è svolto in aula sulla situazione della ex GKN. I consiglieri auspicavano “il coinvolgimento di tutte le parti interessate alla presenza delle Istituzioni nazionali e locali coinvolte ed esprime contrarietà in ordine alla scelta di non invitare il proprietario dell’insediamento produttivo ex GKN in Consiglio comunale, una decisione – spiegano i consiglieri di Lega, Fratelli d’Italia, Gruppo Centro e Forza Italia – che ha penalizzato la capacità di approfondire i fatti in questione oltre che negare a questi la possibilità di esprimere la propria voce sulla vicenda”.