Si chiamano “workers buyout” e stanno diventando un metodo sempre più efficace per traghettare imprese fuori dalla crisi salvando i posti di lavoro riuscendo, in alcuni casi, a crearne di nuovi. Il meccanismo in questione scatta quando i lavoratori di un’azienda in difficoltà realizzano una nuova impresa attraverso l’acquisto della società, diventando così dipendenti-imprenditori.
Questo fenomeno – che ha origine negli anni ‘80, quando proprio per facilitare la costituzione di nuove imprese cooperative fu promulgata la legge Marcora – è stato al centro di un incontro promosso dall’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi, in collaborazione con le centrali cooperative emiliano romagnole. Un’occasione per approfondire gli aspetti di un meccanismo che dal 2007 si è rivelato in continua ascesa, una risposta ai tanti casi di crisi aziendali che si sono verificati anche in Emilia-Romagna.
Negli ultimi anni, in Emilia-Romagna il workers buyout ha creato 56 nuove cooperative e ha salvato 1.200 posti di lavoro. E l’esperienza ha riguardato pressoché tutti i territori provinciali, con un picco a Forlì-Cesena con 30 new coop. A queste se ne aggiungono due a Rimini, otto a Reggio Emilia, tre a Ravenna, una a Parma, quattro a Modena, due a Ferrara e sei a Bologna, interessando diversi settori produttivi: il 5% in agricoltura; il 60% nell’industria, di cui quasi la metà nell’edilizia; il 35% nel settore dei servizi.
Uno di questi esempi virtuosi è quello della Greslab di Reggio Emilia, per la quale i soci fondatori hanno investito un ingente capitale personale utilizzando la legge 223 del 1991 (ex Marcora) con il riscatto della mobilità e che nel giro di cinque anni è riuscita a riaffermarsi in un mercato non facile come quello ceramico. Altro caso quello della Italstick di Modena, cooperativa di produzione di autoadesivi nata da un’azienda in crisi, che ha fatto dell’internazionalizzazione il suo elemento di maggiore successo. A questi si aggiunge la IT Distribuzione di Bologna, cooperativa nel settore della distribuzione di materiali e tecnologie informatiche in tutto il territorio nazionale, che partendo dall’esperienza di crisi ha puntato su sviluppo tecnologico e innovazione tecnologica.