Parte dal cantiere di Yara e arriva fino a Gualtieri l’inchiesta della procura antimafia che ha portato alla luce un sospetto traffico illecito di rifiuti legato alle cosche. Tredici gli indagati, tra cui l’azienda reggiana Autotrasporti Giglio, il cui titolare è Giuseppe Giglio, 44 anni, originario di Crotone. Ma c’è di più: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il potente boss Salvatore Nicoscia si recava spesso a Reggio per “fare cassa”, taglieggiando imprenditori della zona.
Il cantiere di Mapello è stato teatro per mesi delle ricerche di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa e uccisa a Brembate di Sopra, nel Bergamasco. La ragazzina, secondo gli inquirenti, sarebbe stata portata nel cantiere prima di essere assassinata. Lo stesso luogo è ora al centro di un’inchiesta che vede coinvolta l’impresa di Gualtieri. Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, il nome titolare Giuseppe Giglio è finito agli atti di un’operazione antimafia condotta nel 2009 dalla Dda di Catanzaro. Dalle carte emerge la figura di un imprenditore taglieggiato dalla ‘ndrangheta, in particolare dal clan Nicoscia, la cui roccaforte è a Isola di Capo Rizzuto. Giglio sarebbe stato costretto a pagare il pizzo, pur lavorando nel Reggiano.
Il Fatto cita le parole di uno storico pentito della ‘ndrangheta che nel 2007 ha fatto mettere a verbale queste parole: “Pino Giglio si può dire che è come una specie di bancomat”. Un bancomat soprattutto per il boss Salvatore Nicoscia (condannato a 12 anni di carcere proprio per questi fatti). Nicoscia secondo i magistrati di Catanzaro “in modo sistematico, una o due volte al mese, si recava a Reggio Emilia per riscuotere denaro a titolo estorsivo dagli imprenditori Pino Giglio e altri”. Giglio non sarebbe dunque l’unico imprenditore della zona ad essere stato coinvolto dal racket.
Cortese racconta poi che nel 2007 fu lui stesso ad intervenire affinché Giglio consegnasse cinque mila euro nelle mani di un sodale di ‘ndrangheta. Anche Pasquale Manfredi, killer della cosca Nicoscia arrestato nel marzo del 2010, pretendeva soldi da Giglio.
L’imprenditore crotonese stava tentando di uscire da quella situazione e aveva cominciato da poco a lavorare nel cantiere di Mapello. Cantiere che ora è sotto la lente della magistratura che indaga su presunti scarichi abusivi in una cava in provincia di Brescia.