Firenze – Il covid picchia duro, fra i lavoratori, portando a galla le fragilità di un sistema economico e occupazionale che già mostrava grandi crepe sociali. Così, il covid, o meglio le misure di contenimento del virus, si abbattono sui lavoratori dello spettacolo, che manifestano la loro protesta in piazza SS. Annunziata, organizzata da Cgil. Cisl e Uil, mentre a pochi metri di distanza, in Santa Croce, va in scena la protesta dei riders.
Lavoratori dello spettacolo, ovvero una categoria complessa, che racchiude tante figure e professionalità, che spazia dal teatro, al cinema, alle agenzie private di spettacolo. Tutte a rischio, tutte in ginocchio. Eppure come spiega l’attrice e regista Daniela Morozzi, non è possibile che non si possa conciliare sicurezza e spettacolo. Anche perché c’è da mettersi d’accordo, e capire se la cultura sia un bisogno irrinunciabile, un’attività necessaria oppure no.

“Siamo qui per chiedere quali sono le tutele messe in campo, se bastano e se è necessario metterne anche altre. Siamo qui anche per cercare di capire qual è la visione politica in questo momento. Due Dpcm in 10 giorni sono davvero tanti, danno il senso di uno smarrimento, abbiamo tutti bisogno di comprendere il senso delle regole. Abbiamo riaperto i teatri, riallestito, non siamo arrivati neanche alle conferenze stampa: aprire, riallestire spettacoli, significa investimento di denaro e professionalità. Tutto questo doveva essere preventivato prima. Credo che in questo momento l’urgenza sia veramente quella di avere una visione politica chiara e un modello di comunicazione adeguato: ci sono delle persone, maestranze, attori, musicisti, ballerini che sono in gravissima difficoltà. La questione non è aprire o no, se si deve chiudere, bisogna anche ne venga comunicato il senso e la visione. Così è davvero deludente, e la delusione è un sentimento pericoloso. Dall’altra parte, c’è bisogno davvero di capire se il nostro comparto sia un comparto non essenziale. Ci sarà bisogno di capire cosa stiamo vivendo, di rpensare degli orizzonti, e quindi poesia, musica, ballerini, attori, serviranno in quanto persone che pensano creativamente un nuovo mondo”. Nel mezzo, tutti insieme, anche l’ala imprenditoriale, quella che vive “solo sulle proprie risorse”, come specifica Marco Mannucci, e per il quale il rischio d’impresa è enorme. Del resto, come spiega Andrea, un lavoratore del settore, in una rilevazione dell’Agis, su 300mila spettatori “censiti”, uno solo è risultato positivo al covid. Investimenti e accorgimenti hanno reso senz’altro i teatri e i cinema italiani luoghi relativamente sicuri. Da segnalare la presenza in piazza di molti politici cittadini, a cominciare dal neoconsigliere regionale Andrea Vannucci, al presidente della Regione Eugenio Giani, al presidente del consiglio comunale Luca Milani, a svariati presidenti di quartiere fra cui Mirko Dormentoni, quartiere 4.

Cambio piazza, cambio scenario, ma problemi simili, anche se il contesto è, volendo, ancora più grave. Si parla di riders, e qui il problema è la lotta serrata, senza esclusione di colpi, che sta avvenendo fra lavoratori al limite dello sfruttamento e piattaforme. Con l’aggravante che il covid (per avere le mascherine, come ricorda Paola Galgani, Cgil, il sindacato ha dovuto attivare la causa in tribunale) rende ancora più estremo uno sfruttamento conclamato. Tira le fila Galgani: “L’obiettivo è avere dal Ministero due cose: che si muova rispetto a questa idea del contratto nazionale, dal momento che il contratto firmato con Ugl è in violazione con le norme sul lavoro, dall’altro venire incontro alla necessità che queste aziende vengano anche sanzionate, dal momento che non rispettano le leggi di questo Paese. C’è un’evasione contributiva e fiscale, con la tipolgia di lavoro in esame, enorme, c’è uno sfruttamento del lavoro che permette di avere enormi profitti, c’è uno sfruttamnto anche dei commercianti, in quanto in realtà un pezzo del costo lo pagano loro. Queste piattaforme, non rischiano niente, ma sfruttando il lavoro guadagnano enormemente. Nella pandemia, questo meccanismo è ancora più esasperato. Le persone, per vari motivi, ordinano sempre di più online, i riders lavorano sempre di più e come succede sempre quando la domanda cresce, le piattaforme stanno mettendo anche in contrapposizione i lavoratori. C’è chi lavora di più e accetta anche le peggiori condizioni. Questo è insopportabile”.
Un ritorno indietro, come dice Galgani, quasi alle condizioni del primo 900. Per quanto riguarda i lavoratori, “molti sono impauriti”, la prospettiva di perdere il lavoro è un freno insormontabile. “Per molti, giovani, studenti, non è il lavoro della vita e lo fanno per avere un po’ di soldi propri, ma per molti non è così, anzi, è una condizione permanente. E comunque, deve essere trattato come un lavoro, avendo riconosciuti almeno i diritti fondamentali, cosa che questi lavoratori non hanno. Abbiamo dovuto lottare per fargli avere le mascherine, in un periodo di pandemia”. Per quanto riguarda l’età media dei riders fiorentini, pur essendosi abbassata rispetto a qualche tempo fa, si aggira comunque sui trent’anni. Da un lato, i giovani che si affacciano al mondo del lavoro e sbattono contro porte chiuse e sbarrate, dall’altro quei lavoratori che di questi tempi hanno perso lavori, spesso al nero, che si riversano su un’attività per cui non ci vuol niente, solo la bicicletta (propria). “Ovviamente, non vengono fatti corsi sulla sicurezza, nemmeno un minimo di regole sulla strada o di comportamenti adeguati. D’altro canto, la velocità con cui devono lavorare per poter guadagnare, li porta spesso alla violazione di norme stradali che mette loro in una condizione di insicurezza drammatica, ma anche gli altri cittadini”.
Prossimo passo? “Ci auguriamo che almeno questo tema dei controlli venga attivato rapidamente, che si concretizzi almeno una parziale modifica della norma in parlamento, e noi continueremo da parte nostra a tutelare questi lavoratori, anche nelle sedi preposte, che sono quelle ovviamente giudiziarie”. Anche la Regione potrebbe avere un ruolo, per quanto riguarda il tema della salute e sicurezza sui lavori, peraltro, ricorda Galgani, nella prima ondata pandemica la Regione si rese disponibile a distribuire le mascherine fra i riders, “ma non può normare sul lavoro, sebbene qualcosa si possa fare sui controlli”. Forse, conclude Galgani, si potrebbe anche mettere in campo una sorta di “moral suasion” su cittadini e commrcianti a ribellarsi a uesta situazione, “considerando il fatto che questi profitti non vengono distribuiti nel territorio, ma vanno alle piattaforme non lasciando sfruttamento della manodopera e impoverimento.
Un incoraggiamento arriva dal’assessore regionale Alessandra Nardini, anche lei in piazza Santa Croce: “La vostra è una battaglia per la dignità del lavoro e per il riconoscimento di diritti che sono scritti nella Costituzione. Le soluzioni devono essere nazionali, perché le competenze in questo ambito sono dello Stato. Ma la Regione Toscana, e lo ha detto fin dal giorno del suo insediamento il presidente Giani incontrando una delegazione di lavoratori, è al vostro fianco e farà in tutte le sedi la propria parte”.
L’assessora a lavoro e formazione, Alessandra Nardini, è intervenuta stamani alla manifestazione dei rider che, nel rispetto delle norme anti-covid, è stata indetta dal Nidil-Cgil in Santa Croce a Firenze.
“Da questa piazza – ha detto l’assessora – viene un messaggio forte, che io sostengo e rilancio: il lavoro deve svolgersi in sicurezza e in pienezza di diritti, che solo la cornice di un contratto largamente condiviso può garantire”.