Cinema: in Francia è crollato il pubblico delle sale

Parigi – Il mondo del cinema è in allarme. Sale vuote, concorrenza delle piattaforme di streaming, revisione del meccanismo che in Francia regola la cronologia della diffusione dei film dalle sale al piccolo schermo stanno suscitando grande apprensione e sollevando inquietanti interrogativi sulla sopravvivenza del sistema di finanziamento all’industria cinematografica che finora ha assicurato al paese un livello di produzioni unico in Europa.`

I timori sul futuro del cinema si sono aggravati con la pubblicazione degli ultimi dati sulla frequentazione delle sale a settembre, la più bassa da una quarantina di anni. Il mese scorso sono state registrate 7,38 milioni di entrate, il 34,7% in meno del settembre 2019, cioè prima dell’impatto della pandemia i cui danni erano stati efficacemente limitati dal massiccio sostegno finanziario pubblico al settore.

L’impennata del 60% registrata nel 2021 al termine della chiusura delle sale provocata dal Covid che aveva riacceso le speranze di un roseo futuro è stata però di breve durata e così ora i problemi di fondo sono tornati di bruciante attualità. Secondo un’inchiesta del CNC, il centro nazionale del cinema, il 38% dei francesi non frequenterebbe più le sale perché ne avrebbe perso l’abitudine, il 33% perché i biglietti sono troppo cari e infine un 25% preferirebbe le piattaforme di streaming che hanno approfittato della crisi sanitaria per rafforzare le loro posizioni. Durante il primo lockdown Netflix, ad esempio, ha guadagnato 15, 8 milioni di abbonati nel mondo.

All’indomani della pubblicazione dei dati di settembre, un collettivo di professionisti del settore  ha deciso di scendere in campo per chiedere degli « stati generali » con l’obiettivo di salvare, «in nome dell’amore del cinema» il sistema di finanziamento dell’industria cinematografica.  A suonare il campanello d’allarme sono soprattutto esponenti del cinema indipendente che vorrebbero sensibilizzare i poteri pubblici rei, a loro avviso,  di aver preferito soprattutto  sostenere l’apparato industriale  piuttosto che i meccanismi della creazione ». Indebolendo così, sostengono, le piccole strutture e il cinema d’essai che sono ora le principali vittime della disaffezione del pubblico.

Altro motivo di inquietudine è il sistema che regola in Francia le date in cui possono essere diffusi in streaming o alla tv i film dopo che sono usciti in sala.  La « cronologia »  è al momento oggetto di negoziati  proprio mentre la Disney minaccia di limitare la diffusione della sua ultima opera, Black Panther:Wakanda Forever solo sulla sua piattaforma e non nei cinema.

Non tutto è facile però anche sul fronte delle piattaforme che cominciamo a soffrire di ondate di cancelllazioni. Il fenomeno comincia ad essere preoccupante soprattutto negli Usa dove tra delusione per i contenuti e il costo degli abbonamenti giudicato eccessivo si moltiplicano le rinunce agli abbonamenti. A luglio negli Usa il 5,46% degli abbonati avrebbero dato disdetta ai servizi premium di Netflix, Disney e altri, in aumento rispetto al 4% dell’anno prima. Ora dunque le piattaforme non si preoccupano più soltanto di conquistare nuovi abbonati ma anche di come assicurarsi la loro fedeltà.

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