Caterina Sforza, i Medici e Firenze, storia di uno strano destino

Firenze – Uno strano destino lega Caterina Sforza ai Medici e a Firenze dove questa grande figura di donna, madre di Giovanni dalle Bande Nere e nonna di Cosimo I visse, nella villa medicea di Castello (oggi sede dell’Accademia della Crusca) dal 1501 fino alla morte (1509).

Figlia legittimata del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, nel 1473 sposò Girolamo Riario signore di Imola e Forlì e nipote del papa Sisto IV. I due coniugi risiedevano a Roma dove il Riario, che era capitano generale della Chiesa, fu tra i promotori della Congiura dei Pazzi. A seguito dell’ostilità fra Sisto IV e Lorenzo de’ Medici, Riario si convinse che l’unico mezzo per eliminare il Magnifico fosse l’attentato e convinse anche il Papa. Riario sperava di approfittare della vacanza di potere a Firenze per impadronirsi di alcuni castelli di confine o addirittura per tentare un colpo di mano e divenire signore della città, sebbene i Pazzi mirassero alla restaurazione della Repubblica.

Tuttavia, non prese parte materialmente all’attentato e con le sue truppe si attestò sul confine pronto a intervenire al momento opportuno. Ma quando seppe che Lorenzo era scampato alla morte, fece rapidamente marcia indietro. Questo, non lo sottrasse, però alla vendetta del Magnifico che finanziò sommosse in Romagna che portarono a due attentati, falliti. Non ebbe, invece parte nella congiura nella quale il Riario fu ucciso nel 1488. Gli autori furono i due fratelli Orsi esponenti della nobiltà locale che entrarono nel Palazzo Riario a Forlì uccisero il conte Girolamo e gettarono il suo cadavere dalla finestra mentre la folla festeggiava.

Caterina fu presa prigioniera insieme ai suoi figli. Ma poiché la possente rocca di Ravaldino resisteva essa si offrì di convincere il comandante della guarnigione ad arrendersi. Poiché gli Orsi erano diffidenti, lasciò i suoi figli in ostaggio. Ma quando entrò nel castello Caterina cambiò atteggiamento e si mise a capo delle truppe. Si tramanda che quando i suoi avversari minacciarono di uccidere i figli, Caterina (che aveva allora 25 anni) salì sugli spalti , si sollevò le gonne e gridò : “ho qui lo stampo per farne altri !”. Di fronte a tanta determinazione gli assedianti lasciarono liberi i suoi figli. (L’episodio è attestato da Machiavelli nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio).

Intanto, stavano sopraggiungendo contingenti di Milano e di Bologna in aiuto a Caterina. A questo punto gli Orsi scrissero a Lorenzo de’Medici raccontando di come avevano eliminato il Riario e chiesero un aiuto militare. Ma Lorenzo, pur esprimendo soddisfazione per quanto avvenuto, non rispose alla richiesta di aiuto. Morto il Riario non aveva interesse a mettersi contro gli Sforza e vide di buon grado Caterina che riprese il potere quando il popolo, temendo il saccheggio da parte dei milanesi, si schierò dalla sua parte.D’altronde, il contenuto della lettera degli Orsi rivela che il Magnifico non aveva avuto alcuna parte nella congiura.

Da quel momento Caterina governò come reggente del figlio Ottaviano che aveva allora nove anni e condusse una politica accorta nell’intricato quadro di alleanze. Anche sul piano delle tasse che aveva segnato l’impopolarità del Riario, cercò di agire con avvedutezza.

Si sposò una seconda volta con il ventenne Giacomo Feo che però, nel 1495, fu ucciso in una congiura, essendosi sparsa la voce che ella intendesse privare del potere il figlio Ottaviano per darlo a Giacomo Feo.

Nel 1496 giunse a Forlì l’ambasciatore della Repubblica Lorenzo de’Medici del ramo dei Popolani (e ostile a quello principale che ne frattempo era stato esiliato),nuovo commissario della Romagna toscana. Poco tempo dopo Caterina e Giovanni si sposarono con l’approvazione dei figli. Da questo matrimonio nacque nel 1498 il futuro condottiero dalle Bande Nere.

Intanto, in occasione della guerra tra Venezia e Firenze Caterina mandò a quest’ultima un contingente di cavalleria comandato da Ottaviano. Ma improvvisamente Giovanni si ammalò e morì il 14 settembre 1498.

Era un periodo particolarmente difficile perché dopo il re di Francia Carlo VIII anche suo successore Luigi XII aveva invaso il ducato di Milano e stava per attaccare il regno di Napoli. La Romagna era un punto di passaggio dei vari eserciti e Caterina curò personalmente l’allestimento delle proprie truppe, dei rifornimenti, delle armi.

Un primo conflitto fu con Venezia nel quale i forlivesi ebbero momentaneamente la meglio.

Intanto però stava sorgendo un nuovo pericolo. Papa Alessandro VI voleva insediare in Romagna suo figlio Cesare Borgia e abrogò tutte le investiture feudali. A questo punto il Borgia, appoggiato dall’esercito francese attaccò i possedimenti di Caterina che si difese strenuamente suscitando ammirazione in tutta Italia. Poi per evitare il saccheggio di Forlì si rinchiuse nella rocca di Ravaldino. Quando le mura furono smantellate dall’artiglieria francese combatté impugnando la spada ma il 12 gennaio 1500 gli assalitori dilagarono. Il mito di Madame de Forly si diffuse anche nell’esercito francese e in tutta Europa.

Dopo la resa Caterina fu rinchiusa nei suoi appartamenti e si narra che Cesare Borgia si s’intrattenne con lei giorno e notte. A questo punto le cronache divergono. Secondo alcuni la violentò ripetutamente trattandola come preda di guerra. Secondo altri ci fu, invece, reciproca attrazione tra i due famosi condottieri, il Borgia le portò in dono gioielli e magnifici abiti che lei mostrò di gradire. Scoppiò, insomma, un momentaneo colpo di fulmine. Momentaneo, appunto, perché poi Caterina fu portata a Roma e rinchiusa in Castel S.Angelo. Cesare Borgia (il Valentino) la fece sfilare in catene come accadeva nei trionfi dell’antica Roma. Invece quando il popolo vide questa donna straordinariamente bella, fiera, con i capelli sciolti che ne accrescevano il fascino, fu lei a trionfare. Fu poi liberata dal re Luigi XII e raggiunse Firenze nel 1501 dove visse appartata nella Villa di Castello.

Tra l’altro fu costretta a combattere una paradossale battaglia legale perché essendo stata in prigione, le era stata tolta la tutela del figlio Giovanni. Ebbe partita vinta perché nel 1504 la magistratura fiorentina riconobbe che era prigioniera di guerra e non detenuta come criminale. Morì il 28 maggio 1509 e fu sepolta nel Monastero delle Murate.

Il carattere indomito di Caterina si era già dimostrato nel 1484 quando morì Sisto IV, i coniugi Riario si trovavano a Roma. Girolamo che era capitano generale dell’esercito pontifico obbedì all’ingiunzione del Sacro Collegio di lasciare la città. Ma la venticinquenne Caterina avendo capito che era un modo per spodestarlo si rinchiuse in Castel S.Angelo e si pose al comando della guarnigione. In questa situazione non si poteva tenere il Conclave in condizioni di sicurezza. Pertanto una delegazione di cardinali scese a patti con lei che abbandonò la fortezza quado ottenne condizioni più favorevoli .

Nondimeno, nonostante questa forte tempra Caterina Sforza non aveva certo l’aspetto della virago. La dama dei gelsomini un ritratto attribuito a Lorenzo di Credi mostra lineamenti delicati e una femminilità seducente con un atteggiamento pensieroso. E un sorriso appena accennato, ambiguo, tanto che alcuni studiosi hanno anche ritenuto che fosse lei la fonte d’ispirazione per la Gioconda di Leonardo.

Tra l’altro era esperta di cosmesi, erboristeria, medicina. Nel libro Experimenti della excellentissima signora Caterina da Forlì raccoglie 471 ricette spesso frutto di rapporti con famosi medici, speziali, officine dei monasteri (come l’ acqua celeste per ringiovanire il corpo)

Non è un caso che nella Fiction Rai I Medici 3 è stata impersonata dall’ affascinante attrice inglese Rose Williams mentre nel film Caterina Sforza, la leonessa di Romagna, sia stata interpretata da una splendida Virna Lisi.

 

 

 

Total
0
Condivisioni
Prec.
Nel giorno dei funerali, furto in casa di Paolo Rossi

Nel giorno dei funerali, furto in casa di Paolo Rossi

Roma – Nel giorno dei funerali, mentre tutta l’Italia piangeva per

Succ.
Rampe del Poggi, dell’Inferno al Paradiso seguendo la luce

Rampe del Poggi, dell’Inferno al Paradiso seguendo la luce

Firenze – Dal rosso all’azzurro, dall’Inferno al Paradiso

You May Also Like
Total
0
Condividi