Benedizioni pasquali, Prodi contro Prodi

Matteo e Giovanni, nipoti di Romano, sono rispettivamente sacerdote e presidente del consiglio dell’istituto bolognese dove infuria la polemica sulle benedizioni

Qualcuno l’ha già definita una sorta di “sfida dei due Prodi”. Oggetto del contendere, le benedizioni pasquali all’interno di un istituto scolastico bolognese: introdotte con una delibera del consiglio d’istituto l’anno scorso, contestate (come possibile forzatura nei confronti di altre confessioni religiose e/o attacco alla laicità della scuola) cancellate da una sentenza del Tar qualche settimana fa, sentenza che ora è stata sospesa dal Consiglio di Stato.

«È una polemica assurda, la benedizione deve portare del bene, se porta del male c’è qualcosa che non va. Allora invece che un po’ d’acqua portiamo qualche ovetto da donare». A parlare è don Matteo Prodi, parroco da dieci anni della chiesa Santa Maria di Ponte Ronca, a due passi da Bologna, nipote dell’ex premier Romano e fratello di Giovanni, presidente del consiglio dello stesso istituto scolastico di Bologna in cui le benedizioni sono diventate un caso.
Insieme alle benedizioni negli uffici comunali, che hanno fatto gridare allo scandalo soprattutto Cgil e atei dividendo la città.
«Il bene – continua don Prodi – si suscita con un po’ di amore donato a qualcuno, vincendo quello che è il male della nostra società, cioè l’indifferenza. Invece che qualche goccia d’acqua, perché negli uffici e nelle scuole non portiamo qualche ovetto (di Pasqua, ovvio; chissà se è laico un ovetto di Pasqua?) suggerendo (con molta delicatezza e garbo) di portarlo a qualcuno? Magari a qualcuno a cui nessuno lo porterebbe mai». Don Matteo lo ha scritto anche in una lettera inviata all’Ansa. «Il gesto, credo, sarebbe del tutto aconfessionale — prosegue il prete — susciterebbe del bene e ai nostri ragazzi insegnerebbe qualcosa; ma non solo a loro. Sono molto stanco — continua il sacerdote — di leggere sui giornali posizioni così contrapposte e violente; sono particolarmente a disagio, soprattutto perché passo quasi due mesi della mia vita a benedire case, aziende, uffici e negozi; non posso pensare che questo sia capace di portare a tanta rabbia». Quello degli ovetti è «un’idea, un divertissement, — aggiunge —, credo che sia meglio trovare qualcosa che unisce, ad esempio mangiamoci un ovetto insieme, piuttosto che dividersi così».

A SCUOLA
Intanto però la battaglia legale prosegue. «Ora faremo le benedizioni, sarà convocato il consiglio di istituto per decidere, la richiesta dei parroci è già arrivata» assicura la preside Daniela Turci.
«Fermatevi», dicono i contrari, assicurando, da parte loro, che «comunque anche noi andremo avanti a difesa della laicità della scuola». E allarga le braccia il vicario generale della Curia Giovanni Silvagni: «Che tristezza, di fronte alle sfide che abbiamo sull’integrazione ci mettiamo a litigare tra noi su simboli di pace come le benedizioni. E’ come dire che offende la mimosa regalata alle colleghe nei luoghi di lavoro l’8 marzo».

Il ricorso del ministero dell’Istruzione sarà discusso nel merito il 28 aprile e lo scontro tra opposte fazioni si riaccende. Nel ricorso depositato dall’avvocatura generale dello Stato si sottolinea che «le modalità con cui è stato consentito l’uso dei locali», ovvero una convenzione tra la scuola e le parrocchie, escludono, «da un lato, qualsiasi presunto coinvolgimento discriminatorio della scuola rispetto ad altre confessioni religiose e, dall’altro, che vi sia stata lesione del diritto di libertà di religione». E ancora: «La libertà religiosa include la libertà di praticare e quella di non praticare; non sembra, invece, che includa un (supposto) diritto di esigere, in nome del rispetto delle convinzioni proprie, che altri si astenga dal manifestare e praticare le sue». Al contrario, la sentenza del Tar aveva bocciato le benedizioni in quanto «rito religioso» che non è possibile svolgere in locali scolastici.

Genitori e maestri contrari affilano le armi. «Faremo istanza di revoca — dice la legale Milli Virgilio — l’urgenza con la quale hanno sospeso la sentenza del Tar non è nemmeno motivata. Un’urgenza tutta politica».

Intanto il consiglio dell’Istituto comprensivo 19 (primarie Fortuzzi, Carducci e medie Rolandino) sarà convocato entro dieci giorni: potrebbe fare una nuova delibera, siglando convenzioni con le parrocchie per l’uso delle aule, e dunque autorizzarle. «In quella sede ne discuteremo. Io sarei felice se si facessero — spiega il presidente Giovanni Prodima pur ritenendo giusto farle credo anche doveroso cercare la via del dialogo». Forza Italia e Lega cantano vittoria: «Ora garantirle», mentre l’unione degli Atei parla di un «provvedimento del Consiglio di Stato incomprensibile». La responsabile dell’Uaar Adele Orioli attacca «l’atteggiamento di supina acquiescenza al potere clericale». Per la maestra Monica Fontanelli, tra le ricorrenti contro le benedizioni, «sarebbe saggio fermarsi. E non fare forzature».

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