Scene di una festa surreale: correva all’incirca la metà di agosto quando il qui presente cronista di provincia incalzava, sotto l’olmo della pazienza al Campovolo, i vertici piddini per sapere il nome del candidato sindaco alle amministrative. Ed i vertici, riuniti in quasi tutte le loro componenti, assicuravano che sarebbe stata questione di pochi giorni. Finite le Consultazioni dei mille, strumento estremo di partecipazione democratica (ufficialmente), voilà sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Le Consultazioni sono passate, morte e sepolte, ma avevano in sostanza chiesto 2 cose: le primarie e/o de Franco candidato sindaco. L’esito peggiore che quelli del pattone ventennale che governa Reggio (ex sinistra Dc e parte del Pci, ovvero ciò che resta dei dossettiani più Luca Vecchi e l’ex sinistra Ds) avrebbero potuto ottenere. Infatti, come scrive la qui presente testata, incredibilmente ben informata, da mesi e mesi, siamo ormai a Santa Lucia ed anche alle solite. Il candidato ufficiale non c’è. Il tentativo è quello di prendere la scelta per sfinimento inerziale ed esaurimento psicofisico dei contendenti, evitando le primarie come la peste e, con l’assist recente della Schlein un po’ interpretato ai propri fini, attendere addirittura fine gennaio per andare ad una conta spacca-partito (altro che le primarie…) in direzione. Dove, coi segnali che appaiono nei cieli dicembrini natalizi, de Franco sarebbe in minoranza. Magari preceduta sotto l’albero da una bella riunione cittadina presieduta da Gianluca Cantergiani ed un’indicazione di massima (eventualità comunque molto improbabile) del candidato come pacco di Natale.
I segnali ci sono tutti e sono i seguenti: la velina della direzione regionale Pd la cui esegesi, a fini come dicevamo piuttosto evidenti, è stata lasciata agli ermeneuti degli organi di stampa più sensibili al pattone ed alla sua linea Maginot. In realtà la direzione regionale non ha propriamente “detto no” alle primarie. Ma avanzato uno scontato auspicio all’individuazione di un candidato comune nelle varie realtà locali. Poi la riesumazione dell’improbabile candidatura dell’infettivologo Marco Massari , un ottimo professionista ma che va a letto con la maglietta di Che Guevara come pigiama. Certo, amico di studi di Delrio ma ve li immaginate Castagnetti e qualche lettiano (le due aree dopo epiche battaglie interne, si sono da tempo riconciliate) ai banchetti pro-Massari a fianco di quelli di Casa Bettola che magari raccolgono firme per cacciare il crocifisso dai luoghi pubblici? Immolarsi cioè culturalmente e politicamente per il da loro sconosciuto Massari, già convinto comunista mai pentito nonché vivace figiciotto? Noi francamente no.
Ecco che Massari, fors’anche a sua insaputa, coprirebbe così l’eterno convitato di pietra pronto a salvare la patria, naturalmente per il “bene comune”, alle prime inevitabili lamentazioni di eccessivo comunismo del papabile, che arriverebbero dai cattodem di turno. Lo stesso che ci assicurava, sotto il famoso olmo agostano al Campovolo, dell’imminenza del candidato, entro la fine della festa provinciale o poco più. Ovvero il segretario provinciale Massimo Gazza “fedele alla linea” almeno quanto, mutatis mutandis, i non più suonanti da 30 anni Cccp. Il quale non a caso ed assai recentemente, in un’articolata intervista cittadina in cui si legge di tutto tranne quali saranno i criteri di scelta trasparente del candidato sindaco, ha infatti ufficializzato il suo deciso niet alle primarie.
Quindi se il de Franco, già definito dalla qui presente e miserevole testata “candidato naturale” per evidenti motivi, non ci molla, il Massari vero o presunto resterà l’uomo ufficioso del pattone. Quando e se il de Franco dovesse invece mollare gli ormeggi, ci ritroveremmo in pochi giorni la probabile pantomima pure dell’accantonamento massariano (che non ha manco mai parlato col 95% dei membri della direzione del partito ed i cui amici sono ultrasettantenni di sinistra alcuni ancora comunisti coi quali ha fatto attivismo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 nella Fgci) a favore del Gazza salvapatria. E salvapattone.
Gli uomini del pattone, che significa i posti di potere (e di denari) che contano, pur di bloccare la volata del socialdemocratico de Franco, rischiano davvero di aprire le porte fino all’ultimo al comunista duro e puro Massari come quando, in una gara di ciclismo, si lascia andare in fuga un carneade per non favorire il rivale forte. Gazza dal canto suo, forse per mischiare un po’ le carte, ha fatto pure sapere che non gli dispiacerebbe affatto il terzo mandato da primo cittadino di Boretto. Sarà…è però da anni residente ad Albinea, nell’ovattata ed elegante prima collina reggiana, non lontana da Canali, laddove allignano alcuni big del locale Pd. Su quegli ameni e dolci declivi con la puzza sotto il naso, si decide infatti il destino di noi “della razza di chi rimane a terra” per dirla montalianamente. Cioè in una Reggio attanagliata da traffico e smog, alle prese con un centro storico costellato di negozi sfitti e tormentato dalle bande giovanili, dagli accoltellamenti in stazione e dai bus Seta melanconicamente chiusi in deposito.
Certo che, se il de Franco alla fine dovesse farcela a superare l’ostilità dei vecchi big ed essere il candidato senza passare dalle primarie, ne uscirebbe un de Franco “sindaco unitario” largamente depotenziato e costretto a patteggiare appunto con i sempre vogliosi uomini del suddetto pattone. Lanfranco de Franco ha comunque più o meno l’età di Elly Schlein. E dunque non si capisce perché lei possa fare la segretaria nazionale ma lui non possa fare il sindaco dopo 5 anni di assessorato tra la gente. Il PD reggiano evidentemente non è un partito per giovani.