
Processo Eternit: il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha chiesto la condanna a vent’anni di carcere per i vertici della multinaziona elvetica – lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Jean-Marie Louis de Cartier de Marchienne – per il reato di disastro doloso in relazione a oltre 3 mila vittime dell’amianto. Rubiera è tra le città italiane in cui erano presenti gli stabilimenti Eternit.
“Una tragedia immane”. Così il pm Raffaele Guariniello ha definito lunedì in aula a Torino la vicenda che coinvolge la multinazionale dell’amianto. Il sostituto procuratore ha chiesto 20 anni a testa per i due alti dirigenti dell’azienda. A Rubiera la multinazionale aveva aperto nel 1961 una delle filiali italiane, e gli effetti dell’esposizione al minerale hanno provocato, secondo le stime della procura, gravissime patologie – quasi tutte con esito mortale – a una sessantina di lavoratori e residenti.
«Mi sono voluto rileggere le pene inflitte dalla Cassazione per i casi più gravi di disastri e morti – ha spiegato Guariniello – e mi sono reso conto che una tragedia come quella rivissuta in questo processo non l’avevo mai letta». «Una tragedia – haaggiunto – che ha colpito popolazioni di lavoratori e di cittadini che continua a fare morti e si è consumata in Italia e in altre parti del mondo con una regia senza che mai nessun tribunale abbia chiamato i veri responsabili a risponderne».
Sul banco degli imputati ci sono Stephan Schmidheiny, il miliardario svizzero di 64 anni, e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, barone belga di 89 anni. «La tragedia – ha detto ancora Guariniello – si è consumata sotto un’unica regia senza che mai nessun tribunale abbia chiamato i veri responsabili a rispondere. Abbiamo accertato, infatti, che gli imputati non si sono limitati ad accettare il rischio che il disastro si verificasse e continuasse a verificarsi, ma lo hanno accettato e continuano ad accettarlo ancora oggi»
Le accuse contestate agli imputati sono di disastro ambientale doloso (per l’inquinamento e la dispersione delle fibre-killer) e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. L’accusa ha chiesto anche tre pene accessorie: l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’incapacità di trattare con la pubblica amministrazione per tre anni e l’interdizione temporanea dalla direzione di imprese per dieci anni.