Firenze – Amer e Raghda, compagni di militanza politica e amanti uniti dal destino in una prigione siriana, sono i protagonisti di “A Syrian love story”, il pluripremiato documentario che sarà presentato domani, sabato 9 aprile alle 20.45 al cinema Odeon, durante la quarta giornata di Middle East Now.
Nel 2009, quando il regista Sean McAllister si imbatte per la prima volta nella coppia, Raghda è in carcere e ha lasciato Amer a prendersi cura dei loro 4 figli; ben presto però arriva la “primavera araba” a sconvolgere la regione e a cambiare il destino di questa famiglia. Girato nell’arco di cinque anni, il film ripercorre un’incredibile odissea verso la libertà e s’intreccia in modo stretto con le vicende del regista, lui stesso arrestato dai servizi segreti. Per Raghda e Amer è un viaggio fatto di speranza, di sogni e di disperazione: per la rivoluzione, per la loro patria e per loro stessi. Presenti in sala il regista Sean McAllister, la produttrice Elhum Shakerifar e la giornalista Viviana Mazza (Corriere della Sera). La Siria sarà protagonista anche del corto di apertura “Blue”, in cui la telecamera di Abo Ghabi si avventura all’interno del campo profughi palestinese di Yarmouk: un luogo sotto assedio dove mancano acqua ed elettricità, ma non la musica.
All’Aria Art Gallery (Borgo Ss. Apostoli 40r) alle 18.00 inaugureranno le mostre fotografiche“Our Limbo” e “Live, Love, Refugee”, due tra i progetti speciali di questa edizione del festival. “Our Limbo” della fotografa libanese Natalie Naccache, presenterà una serie di scatti potenti con al centro un gruppo di donne siriane che hanno lasciato il paese prima dello scoppio della guerra e non sono più riuscite a tornare. All’interno dei campi profughi libanesi si avventura invece “Live, Love, Refugee”, progetto di Omar Imam che ribalta la normale rappresentazione dei rifugiati arrivati dalla Siria, sostituendo ai numeri e alle statistiche, le loro paure e i loro sogni più profondi. Alla stessa ora da Amblè (piazzetta dei Del Bene 7/a) aprirà “My Lebanon”, colorato omaggio della giovanissima illustratrice Nour Flayhan al suo paese d’origine: il Libano. Tutte le mostre saranno visitabili fino al 27 aprile (ingresso gratuito,orario: lun/sab 15.3 /19.30).
Al CINEMA ODEON le proiezioni partiranno alle 14.45 con l’omaggio alla regista Yesim Ustaoglu, che sarà presente in sala per presentare, insieme al critico Firat Yucel, il suo“Pandora’s Box” (Turchia, 2008, 112′), un’indagine sul ruolo della memoria e il suo funzionamento come meccanismo di fuga attraverso la vicenda di una famiglia turca. Il film sarà anticipato dal cortometraggio “Tuesday” (Turchia, Francia, 2015, 12’) di Ziya Demirel: un minuzioso lavoro di osservazione sugli uomini della Turchia e sul loro potere sullo spazio personale delle donne.
A seguire focus sul cinema del reale per celebrare i dieci anni di Greenhouse Film Center, innovativo programma di sviluppo rivolto ai giovani documentaristi del Medio Oriente e Nord Africa. Tre i film in programma: alle 17.00 “Sbitar”, esordio del regista marocchino Othmane Balafrej che racconta l’ospedale di Rabat, e alle 17.45 “Baglar” di Berke Bas e Melis Birder (ospiti del festival) sulle vicissitudini di una squadra giovanile di basket curda che si batte – oltre che per vincere il campionato – anche per superare pregiudizi, povertà e disordini politici creati da decenni di conflitto tra stato e indipendentisti curdi. In apertura la presentazione del progetto “Mr. Gay Syria” di Ayse Toprak, che segue le lotte dell’attivista siriano per i diritti omosessuali Mahmoud, rifugiato politico a Berlino, il cui sogno è trovare un siriano che partecipi per la prima volta al concorso di bellezza Mr. Gay World.
Alle 22.30, dopo la proiezione di “A Syrian love story” (Siria, Uk, 2015, 80’), la giornata si chiuderà con “Lantouri” (Iran, 2016, 115’), l’ultimo film del talentuoso regista Reza Dormishian. “Lantouri” è il nome di una gang di ladri che deruba le persone per le strade di Tehran, svaligia le case dei ricchi dei quartieri nord della città e rapisce i figli delle famiglie che si sono arricchite con la corruzione e il riciclaggio di fondi pubblici. Una pellicola provocatoria per parlare affrontare il tema delle ingiustizie sociali in Iran (introdurrà Felicetta Ferraro, curatrice del programma Afghanistan).
Eventi collaterali a ingresso gratuito:
Al cinema Odeon alle 19.30 Il punto delle 19.30, l’appuntamento giornaliero con approfondimenti e dibattiti durante il quale sarà presentato il libro “L’Iran contemporaneo – Le sfide interne e internazionali di un paese strategico” di Pejman Abdolmohammadi e Giampiero Cama (Ed. Mondadori Università 2015). L’Iran è un paese chiave: la sua posizione, il suo rango e il suo retaggio culturale fanno sì che esso eserciti grande influenza sulla stabilità o meno del mondo e dell’area mediorientale. Nazione dall’identità complessa e talora contraddittoria, ha anticipato con le sue dinamiche fenomeni che hanno segnato il nostro recente passato e promette di farlo anche per il prossimo futuro. Nicola Pedde, Direttore dell’Institute for Global Studies ne discute con l’autore Pejman Abdolmohammadi.
Foto: A Syrian Love story