Affitti turistici, Progetto Firenze : “I conti non tornano”

Firenze – Affitti turistici, i conti non tornano. A dirlo, Progetto Firenze, l’associazione di cittadini che tengono sott’occhio l’attività di locazione turistica, in particolare i cosiddetti “affitti brevi”. E ciò che lassociazione mette in evidenza, dopo la pubblicazone dei numeri acquisiti dall’entrata in vigore dell’obbligo, previsto dalla legge regionale 86/2016, di registrare le attività di locazione turistica (a qualunque titolo esercitate) e comunicare arrivi e presenze degli ospiti, è la discordanza fra i dati.

Un dato che salta agli occhi, dicono dall’associazione, è lo scarto tra le 10.535 attività a oggi registrate per l’intero ambito turistico “città d’arte” (Arezzo, Area pratese, Firenze e dintorni, Piana di Lucca, Terre di Pisa, Terre di Siena) e la quantità di annunci fotografati a fine 2018 dal sito Insideairbnb, che nella sola Firenze ammontavano a 11.262. Differenze simili si registrano anche a livello regionale, con 24,493 registrazioni, a fronte di più di 72.000 annunci presenti sui soli portali Airbnb e Homeaway.

“A fronte dell’evidente difficoltà di far rispettare le normative vigenti, e delle improrogabili necessità di regolamentare il fenomeno degli affitti brevi e di aggiornare il sistema statistico di monitoraggio dei flussi turistici – dicono da Progetto Firenze – riteniamo ormai improrogabile da parte delle istituzioni preposte un’azione di trasparenza che permetta loro di avvalersi della collaborazione attiva dei cittadini per accelerare l’accurata mappatura delle locazioni turistiche”.

Il rimedio proposto dall’associazione è semplice: “Si dia quindi rapidamente il via alla pubblicazione online dei registri sotto forma di mappe geolocalizzate, in modo che chiunque possa segnalare l’eventuale assenza delle locazioni presenti nel proprio quartiere”.

E se una normativa nazionale è senz’altro necessaria dare risposte a fenomeni come la diffusione incontrollata degli affitti brevi, la gentrificazione turistica e l’overtourism, nell’attesa, concludono dall’associazione, “si può – e si deve – fare molto di più per tradurre in atti concreti la normativa regionale esistente”.

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