Shozo Shimamoto, la pittura si fa teatro

L’artista giapponese a Palazzo Magnani

Samuele Carini

I reggiani hanno accolto con grande entusiasmo la performance di Shozo Shimamoto del 24 settembre. E’ stata infatti elevatissima la partecipazione all’evento organizzato davanti a Palazzo Magnani in occasione dell’inaugurazione dell’antologica dell’artista nipponico. Il maestro del Gutai ha dato vita alla materia lanciando dall’alto di una gru su di una grande tela bianca bottiglie di colore seguendo un principio combinatorio eufonico.

La mostra Shozo Shimamoto. Opere 1950-2011, Oriente e Occidente, promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani in collaborazione con l’Associazione Internazionale Shozo Shimamoto,  attraversa le fasi dell’opera pittorica dell’artista, dalle prime carte con fusione di cera o a china, di carattere prettamente grafico, a quelle più recenti ottenute con la tecnica del bottle crash.

Lo sfregamento della carta lo porta nei primi anni 50 ad ottenere la bucatura della superficie pittorica con risultati coevi e paragonabili a quelli italiani di Fonatana, sebbene non fossero mai entrati in contatto. Un opera degli anni ’60 richiama invece Burri materico e con bruciature. Il passo successivo è il coinvolgimento del pubblico, fruitore dell’opera, nell’opera stessa, con una passerella mobile che ad ogni passo obbliga a movimenti imprevisti.

A partire dal ’72 Shimamoto inizia ad interessarsi alla Mail Art e alla creazione di una rete di artisti in tutto il mondo, legandosi in particolare ad analoghe azioni in ambito Fluxus. In questo modo Shimamoto porta avanti sia un progetto di tipo collettivistico com’era nello  spirito del Gutai, sia la volontà degli esordi di gettare un ponte culturale tra Europa, Stati Uniti e Giappone.

Particolarmente interessanti le opere realizzate a partire degli anni ’90 ottenute tramite la stampa libera di corpi di modelle inchiostrate. L’artista asseconda l’azione della materia senza alcuna preesistenza progettuale. Le tele inchiostrate sono state riprese poi anche ad anni di distanza con interventi cromatici.

La sua produzione più recente è realizzata unicamente in occasione di performances pubbliche, eventi collettivi in spazi di grande respiro che mettono insieme le prime sperimentazioni delle esposizioni all’aperto con il percorso di ricerca pittorica, coinvolgendo emozionalmente lo spazio, il pubblico e il gesto artistico in un grande “teatro della pittura”, come definito da Lorenzo Mango, autore di un testo in catalogo e curatore dello stesso.

Palazzo Magnani ancora una volta si conferma essere una sede espositiva all’altezza dell’internazionalità delle opere esposte. Posso aggiungere che anche questa mostra non è necessariamente ed esclusivamente per un pubblico qualificato. I bambini, i ragazzi e gli adulti possono trovare livelli diversi di lettura e di apprezzamento delle opere esposte, ma sempre con forti stimoli ed elementi di sorpresa.

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