Prato – La notizia della nascita di una fondazione voluta dal padre di Federico Zini, che porti il nome del figlio, l’assassino di Elisa Amato poi morto suicida, per raccogliere fondi contro la violenza di genere e bambini in difficoltà, ha sollevato aspre polemiche. Viola Erbucci, l’amica del cuore di Elisa, ha promosso una raccolta firme per evitare quello che definisce “ulteriore scempio” nei confronti di Elisa, della sua famiglia, degli amici e di quanti l’hanno conosciuta e amata.
“Per me parlare di Elisa non è semplice – dice Viola Erbucci, – una ragazza solare e al tempo stesso forte, ma soprattutto di questa idea della Fondazione messa su a San Miniato dal padre di Federico Zini, colui che l’ha uccisa. Non si mette il nome di un carnefice a un’associazione che dovrebbe battersi per aiutare le donne, sarebbe come mettere il nome Totò Riina a un’associazione antimafia.”
In che senso critica la fondazione voluta da Maurizio Zini?
Il papà di Federico ultimamente ha postato una serie di messaggi sul suo profilo Fb, che secondo me sono oltraggiose della memoria di Elisa perché paiono giustificare l’orribile gesto del figlio: “noi sappiamo bene chi era mio figlio e abbiamo elementi certi che rendono chiara questa situazione”. Un fatto non isolato e che risale ai tempi del funerale quando a fine messa ha elencato l’impegno del figlio nei confronti del prossimo e della sua carriera già avviata di calciatore “ciao Federico,ora tirerai calci in mezzo ai prato del paradiso”. Comprendo mi creda il dolore tremendo di un genitore che seppellisce il figlio assassino e non lo giudico, perché ognuno soffre a suo modo, ma è giunto il momento di rispettare anche l’altrui dolore, quello della famiglia della vittima e di chi le ha voluto bene.
Che ne pensa la famiglia di Elisa?
La pensa come me,ma in silenzio. Condividono la raccolta di firme. Dopo la morte di Elisa la famiglia preferisce non esporsi limitandosi a poche uscite pubbliche
Parte dunque la raccolta di firme…
Certamente. Se il papà di Federico voleva veramente rendere onore alla memoria del figlio poteva fare beneficenza a delle associazioni o a dei centri antiviolenza che già ci sono sul territorio e aiutano le donne, ma soprattutto contattare la famiglia di Elisa, che è venuta a conoscenza di questa fondazione da altri e che porta il nome di chi l’ha uccisa.
In foto Viola Erbucci (a sinistra) con Elisa Amato