Firenze – E la Cultura? La cultura soffre e silenziosamente rischia l’oblio. Così la pensano i partecipanti al flash mob-presidio che si è tenuto stamattina all’ingresso della Galleria degli Uffizi a Firenze. “Abbiamo deciso di organizzare questa iniziativa nonostante il periodo – dice Gaia Ravalli, storica dell’arte, referente toscano dell’associazione “Mi riconosci? Sono un professionista dei Beni Culturali” che ha organizzato la manifestazione -scendere in piazza perché siamo tutti sommersi da informazioni online, call, video, informazioni, tutto a distanza, necessariamente. Ma talvolta, per motivi veramente pregnanti e importanti, la fisicità, l’esserci fisico è importante. Come oggi”.
Un fronte di oltre ottanta persone di estrazione varia, ma tutte accomunate da un caratteristica: addetti alla cultura, operatori della cultura, costruttori di cultura. “Questo ci rende molto orgogliosi – continua la storica dell’arte – uniti nella cultura con un’etichetta importante: Non è Tempo Libero. Non è tempo libero perché è il nostro lavoro, la cultura intesa nel suo senso più ampio è il nostro lavoro, è la nostra vita, è il fondamento della nostra società, è civiltà, è salute, è salute mentale. Sotto questa etichetta abbiamo crcato di riunire lavoratori e lavoratrici provenienti da ambiti diversissimi, dalle ssociazioni, dal sistema museale, studenti, specializzandi, ricercatori, archeologi, storici dell’arte, bibliotecari archivisti … Una rivendicazione il più ampia possibile per dire innanzitutto Ascoltateci, per rompere il silenzio. Questa necessità è partita proprio dal nostro pubblico, noi siamo molto attivi sui social. Un folto pubblico che nei mesi ha chiesto un gesto concreto, fisico, da cui è partita l’organizzazione di questa iniziativa, che si è svolta in conteporanea in 12 piazze italiane”.
Il primo punto, cercare di rompere il silenzio, uscire dall’invisibilità in cui “rischiamo di essere dimenticati, come ha dimostrato lo stesso sistema dei ristori, in cui sono emerse le irregolarità contrattuali, gli inquadramenti più bislacchi, persone che a causa del precariato sono costrette a fare due-tre lavori, rimanendo fra una categoria e l’altra, il che li condanna all’assenza di reddito senza alcuna copertura. Situazioni disastrose, con testimonianze che ci sono arrivate in particolare negli ultimi mesi, veramente drammatiche. Persone che non sanno più a che santo votarsi e che, nonostante questo, ancora non sono pronte a rinunciare abbandondando il loro lavoro, il mondo della cultura, accettando una sconfitta personale che si configura soprattuto come una sconfitta per la società, ovvero il vedere persone costrette a ripiegare su altri lavori solo perché riconosciuti come “più utili” in termini economici”.
Paragoni e contraddizioni insopportabili, un parco archeologico vuoto e un centro commerciale stracolmo per lo shopping di Natale, musei sprangati e folla nelle strade del consumo cittadino. “Questo non significa chiedere la riapertura dei musei o dei parchi archeologici- prosegue Gaia … – non siamo pazzi, chiediamo però, vogliamo progettualità. Sono assati mesi senza che abbiamo visto uno straccio di piano. Non c’è una prospettiva, si continua a brancolare nel buio, si continua a fare mosse che sembrano sempre estemporanee, anche la scelta di dare sussidi che sono fondamentali nell’emergenza e nella contingenza, che non sono la soluzione tuttavia. E dal momento che le soluzioni sono difficili, sarà il caso di cominciare a costruirle, anche insieme. Chiederemo nuovamente al ministro Franceschini, come fatto in passato, un appuntamento, così come stiamo portando avanti anche con altri parlamentari un dialogo, nella speranza di poter approntare almeno dialoghi costruttivi e andare avanti con almeno un po’ più di progettualità”.
La richiesta principale? “Dateci un piano, non un sussidio, magari quello sarà conseguente al piano – conclude Ravalli – bene i soldi, ma accanto a un altro punto, progetti, un piano. Bisogna andare di là dalla richiesta di un sussidio, che si trasforma in qualcosa di simile a un gesto di assistenzialismo, che tappa una falla temporaneamente ma non risolve il problema. Ciò che serve è un piano e all’interno di questo, semmai, valutare un sussidio”. Una visione a lungo termine, una progettazione concreta insomma, che abbracci non solo i singoli settori, ma tutta la Cultura.
All’iniziativa hanno partecipato portando la loro soldiarietà il critico dell’arte Tomaso Montanari, i consiglieri comunali di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, l’esponente di Pap e direttrice de La città Invisibile Francesca Conti.