Il mondo parmigiano della cultura si mobilita contro il decreto del governo che di fatto declassa la Biblioteca Palatina e la Galleria Nazionale, ospitate entrambe nei locali della Pilotta. Alla petizione in corso su Change.org hanno già aggiunto la propria firma personalità del calibro di Bernardo Bertolucci, Bernardo Valli, Chiara Valentini e Franco Maria Ricci.
Sono tanti i parmigiani convinti che inglobare la Biblioteca in un unico contenitore nazionale, guidato da un solo dirigente per tutt’Italia equivalga di fatto ad una retrocessione in serie B per uno dei beni culturali più importanti della città. Oltre che un ostacolo alle relazioni internazionali avviate e ai tanti progetti lanciati negli ultimi anni sul fronte della promozione dell’intera Pilotta. Il discorso vale anche per la Galleria Nazionale, che confluirà in un maxi-polo museale regionale.
Come recita la petizione lanciata su Change.org dal segretario comunale del Pd Mario Lavagetto, con la decisione del governo “ad essere colpita è la vita culturale della città nel suo insieme. La Galleria, oltre a svariate opere di grande qualità, possiede un nucleo inestimabile di opere del Correggio che vanno a integrarsi con la Camera di San Paolo e con le Cupole; la Biblioteca vanta oltre settecentomila volumi, seimila manoscritti (tra cui uno dei più importanti fondi ebraici al mondo, in corso di digitalizzazione con il sostegno della National Library of Israel), settantacinquemila carteggi, tremila incunaboli e il Museo Bodoniano che – secondo un nuovo progetto – avrebbe dovuto essere reso accessibile al pubblico in modo permanente e che contiene una grande quantità di materiali dell’officina, un epistolario di oltre dodicimila lettere e forse la più grande collezione al mondo di volumi usciti dalla sua stamperia. Al momento di esprimere una valutazione (da parte di chi? E su quali basi?) – prosegue la petizione – sembra non si sia assolutamente tenuto conto che tanto la Galleria Nazionale quanto la Biblioteca Palatina sono inserite nel contesto architettonico della Pilotta, dove si trovano anche il Teatro Farnese e il Museo Archeologico, che costituisce un sistema culturale con ben pochi riscontri nel nostro paese e che rischia di diventare periferico. Non passa giorno senza che si proclamino l’importanza e le potenzialità anche economiche della cultura che, in un momento di crisi, potrebbe e dovrebbe costituire una delle principali risorse del paese. All’atto pratico, invece degli investimenti che sarebbero necessari per potenziare e valorizzare le diverse istituzioni e i singoli monumenti, si assiste a una reiterata serie di tagli indifferenziati e che obbediscono solo a una logica di risparmio spicciolo e miope”.
Poco prima di Natale, il sindaco Federico Pizzarotti reagiva così alla notizia del declassamento: “Non sono per nulla chiari i criteri decisionali che porteranno all’individuazione in ambito regionale delle sedi dirigenziali di prima e di seconda fascia delle Biblioteche, delle soprintendenze Belle Arti e Paesaggio, con il relativo rischio di un progressivo decentramento e sradicamento di gran parte del patrimonio artistico e culturale di Parma dalla propria realtà”. Il declassamento è un “errore grave, e centralizza poteri e interessi a Bologna o a Roma”.