Iren: nuova governance, vero caos

Delrio piazza il suo uomo nel board, ma Genova e Torino mettono il veto su Viero. Sindaci reggiani spaccati

 

Iren: nuova governance, vero caosLa nuova governance di Iren è nata con l’obiettivo di rendere più snelli ed efficienti i processi decisionali ma per il momento l’unico risultato è la paralisi. La riforma dei vertici ha sortito l’effetto di aprire uno scontro che rischia di fare saltare il patto parasociale tra i comuni azionisti. Non c’è solo Genova, infatti, che ha posto il veto sulla nomina dell’attuale direttore generale Andrea Viero ad amministratore delegato, ma anche Torino. Viero, fortemente sostenuto da Delrio, sarebbe sempre più isolato e sul suo nome è in corso uno scontro che sta paralizzando tutto il processo per il rinnovo dei vertici a poche ore dalla scadenza per la presentazione delle liste. Da una parte il ministro agli Affari regionali che cerca di fare pesare la sua carica, dall’altra Fsu, ovvero la scatola societaria attraverso cui i comuni di Genova e Torino controllano il 35,964% del capitale di Iren.

L’onda lunga è arrivata anche a Reggio dove è andato in pezzi il sub patto di sindacato che lega i comuni azionisti: la riconferma di Ettore Rocchi come rappresentante reggiano nel board di Iren ha creato una spaccatura senza tra i sindaci reggiani. A guidare la rivolta contro la nomina di Rocchi nel corso di una riunione molto tesa è stato il primo cittadino di Vezzano sul Crostolo Mauro Bigi sostenuto da una larga maggioranza. Ma l’assessore Mimmo Spadoni,in rappresentanza del Comune di Reggio, il coordinatore dei sindaci Alessio Mammi, sindaco di Scandiano e Marzio Iotti, sindaco di Correggio, che hanno fatto pesare la dote di azioni. Bigi e compagni al termine di una lite furibonda hanno dovuto alzare la bandiera bianca prima di arrivare ad un voto dall’esito segnato. Ma le ferite restano e le conseguenze rischiano di essere pesanti. L’impressione infatti è che quella di Rocchi sia una nomina imposta d’imperio da Delrio che da Roma sta muovendo i fili per piazzare i suoi uomini. Intanto nel Partito democratico il termometro del malumore sta raggiungendo livelli senza precedenti.

In questo quadro si fa sempre più concreto il rischio che Genova e Tornino riescano a bloccare la nomina di Viero e a imporre un nome a loro gradito, relegando di fatto Reggio ad un ruolo di comprimario. E i margini di manovra di Delrio si restringono perché da ministro non ha più la titolarità per gestire la partita in prima persona. L’ultima arma per fare pressione è il veto sulla nomina dell’ex ministro Francesco Profumo, dato fino a ieri come futuro presidente della holding.

Il risultato per il momento è la paralisi totale con i contendenti barricati nei loro fortini. A questo punto le ipotesi sono due: o si trova un accordo oggi sul nome del nuovo ad – che potrebbe essere anche un nome esterno alla short list stilata da Stuart Spencer – oppure si va verso un rinvio che non preannuncia nulla di buono.

 

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