Il Grande Racconto delle Crociate narrato da Cardini e Musarra

Firenze – I  pellegrini crucesignati  diretti a Gerusalemme  recavano cucita sulla spalla, sul petto, o sulla bisaccia, una croce. La crociata è stata  peregrinatio,  spedizione militare,  viaggio in oltremare a varie altre cose.

 Se ai tempi della prima spedizione (1096-99) la volontà di liberare dall’occupazione musulmana le terre in cui era vissuto Gesù si accompagnò a un grande fervore religioso, in seguito, altri fattori come l’interesse economico, l’attrazione per l’ignoto, il controllo strategico di rotte e porti mediterranei, furono decisivi per le campagne militari in Terrasanta.  Ma poi sarebbero state definite crociate anche la lotta all’eresia, la difesa dell’antemurale balcanico contro le offensive ottomane, la custodia maris contro i corsari barbareschi, e perfino la  cristianizzazione del Nuovo Mondo.   

Di tutto questo si parla in modo approfondito ma di agile lettura nel  recente libro di Franco Cardini e Antonio Musarra Il grande racconto delle crociate  edito da Il Mulino.  Un ampio, vivido affresco che non è  solo una cronaca delle Crociate ma affronta  questi eventi da varie angolazioni quindi come fenomeno, politico, sociale, culturale.  Ed esamina come per certi versi l’idea di crociata sia giunta fino ai giorni nostri.

Quando si parla di crociate si ripropone sempre un quesito di fondo:  quali furono le reali motivazioni ? Eppure le spedizioni di conquista in terre lontane non erano nelle tradizioni  dei regni romano-barbarici né dell’Europa medievale…perché questo cambiamento di rotta e di prospettiva? Perché  i francesi erano considerati i crociati per antonomasia e quali peculiari caratteristiche ebbero i regni di Outremer ?  Quale fu il ruolo delle repubbliche marinare ? E  perché dopo la Terrasanta l’obiettivo di alcune crociate divenne l’Egitto ?

Il grande racconto delle crociate (che si avvale tra l’altro, di splendide illustrazioni),   affronta questi e molti altri quesiti.  Ne esaminiamo sinteticamente alcuni  con il prof. Franco Cardini.

D. Perché  parlate di   “invenzione”   del nemico ? 

R. E’ ovvio che non parliamo dei nemici ordinari, di quelli che tutti possono avere per i motivi più vari e che magari prima erano amici e poi tornano a esser tali. Parliamo del Nemico con la maiuscola, il male incarnato o un suo emissario, quello che si pensa come inumano/disumano o che si crede o si vuol presentare come tale. Nell’epoca tardomediavale e protomoderna gli eretici e le streghe. Finché ci sono state le crociate – comunque venissero chiamate, tra XI e XVIII secolo e magari in un certo senso anche prima e dopo  – molti hanno guardato ad esse come a una guerra santa e al nemico musulmano come a un Nemico metafisico: Quei Nemici là, pensati per cementare una società o per far trionfare una formula religiosa o sociale, erano, in realtà, nemici effettivi, quindi limitati nel tempo nello spazio e nelle caratteristiche di pericolosità. Ma un Nemico di questo genere, con queste caratteristiche, si può solo inventare.

D. Come veniva percepita la civiltà  araba in Europa ? E i turchi ?  

R. Con molti equivoci e con una dinamica interna ardua a descriversi in poche parole (rimando al mio Europa e Islam. Storia di un malinteso, Laterza). Per esempio nei secoli XI-XIV i dotti, i teologi, Ritenevano l’Islam un’eresia cristiana (è il pensiero di Tommaso d’Aquino e di Dante), i poeti epici e i loro auditorii pensavano ai musulmani come a pagani, a mostri, a demoni, i pellegrini e i mercanti ne avevano una percezione più precisa e umana e spesso ne facevano ritratti positivi, i romanzi cavallereschi ne fecero spesso degli eroi cortesi e valorosi. Questo per il mondo arabo o arabofono o arabopersiano o araboberbero. Per i turchi il discorso cambia. I dotti sostenevano che in quanto discendenti dai troiani (teucro e turco si facevano sinonimi, anche per la residenza in Asia Minore) i turchi, i romani (discendenti del teucro Enea) e i franchi erano popoli imparentati fra loro, ma fra Quattro a Settecento i turchi ottomani e i loro sudditi barbareschi facevano paura (“Mamma li turchi!”). Intanto però il turco, dal Settecento in poi, diveniva anche un interessante partner di affari e di scambi diplomatici (alleato di solito dei francesi) e un affabile e talora divertente coinquilino del mondo mediterraneo (si pensi al Goldoni, a Voltaire, a Mozart, a Rossini).  

D. In alcuni capitoli del libro  spiegate come l’idea di crociata    finì per divenire fuori moda. Ma rilevate che  per certi versi si è è perpetuata anche nei secoli  più vicini a noi . In che modo ?

R. Anzitutto perpetuando e rivivendo l’idea della crux cismarina, quella contro i (“cattivi”) cristiani: quindi i pagani del nordest europeo, i catari, i nemici politici del papato; poi nel Rinascimento i protestanti (si pensi alle guerre degli irlandesi e scozzesi stuardisti contro gli inglesi ortodossi e i presbiteriani); nel Nuovo Mondo, contro indios e native americans; durante o dopo al Rivoluzione francese, contro i giacobini (si pensi ai guerriglieri vandeani, ai sanfedisti del cardinale Ruffo, ai carlisti delle guerre civili spagnole tra Otto e Novecento, ai cristeros messicani, ai volontari zuavi accorsi nel 1870 a difendere il papa contro i piemontesi. In Spagna  nel mondo dei nacionales durante al guerra civile del 1936-39 si parlò di santa cruzada; si parlò di crociata anche al tempo dell’invasione nazista in Unione Sovietica; per contro, Eisenhower parlò di una “crociata in Europa” contro i nazisti. Di crociata tornarono a parlare alcuni ambienti politici e militari statunitensi, “neocons” e “teocons”, all’indomani dell’11 settembre 2001 in un indiscriminato e pericoloso delirio antislamico.  

D. Perché  l’idea di crociata la ritroviamo perfino  nel canale di Suez?

R. A due livelli: translato da parte degli ingegneri francesi saintsimoniani di Napoleone III tra Anni Cinquanta e Anni Sessanta, che ritenevano di essere impegnati in una crociata laica per la vittoria della libertà, della scienza e del progresso; e specifico, ma retorico e sviante, in alcuni ambienti francesi e inglesi del 1956 che camuffavano la guerra d’aggressione contro l’Egitto nazionalista e socialista di Nasser da crociata antimusulmana… 

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