Fondi Ue per la ripresa: decisione lenta e contrastata

Firenze – L’Italia ha dato oggi via agli stati generali dell’economia il cui obiettivo è quello di progettare il” rilancio” del paese che il coronavirus ha messo alle strette.  La prima giornata dei lavori a Villa Pamphilij , inaugurati dal premier Giuseppe Conte,  ampio spazio è stato dato alla presenza dell’Europa, con i teleinterventi della presidente della Bce Christine Lagarde e la presidente della commissione Ursula von der Leyden che si attendono dall’Italia riforme ritenute indispensabili per dare nuovo slancio a un paese che era in recessione ancor prima che il Covid 19 facesse sentire il suo effetto sulla sua economia.

La sfida del premier riguarda soprattutto i fondi europei che dovrebbero aiutare l’Italia a ripartire la cui erogazione rischia di essere influenzata dalle misure che Roma intende prendere per risanare la situazione. I contestati stati generali sono stati organizzati proprio mentre l’Ue sembra ancora assai lontana da un accordo solidale che permetta ai paesi più penalizzati dall’epidemia – Italia, Francia e Spagna – di risalire la china.

A fronte di previsioni economiche sempre più cupe, tra il 27 regna ancora la cacofonia nonostante l’Eurogruppo abbia invitato il Consiglio europeo a far presto. A pochi giorni dal Consiglio del 19 giugno che dovrebbe dare il via libera al piano da 750 miliardi di euro lanciato dalla Commissione europea, le divisioni sono ancora profonde. Anzi, alla spaccatura tra paesi del sud  e quelli “frugali” (Olanda, Austria, Danimara e Svezia) si è aggiunta ora anche la frizione  dei paesi dell’est che, Polonia esclusa, non si sentono messi sullo stesso piano sul fronte degli aiuti.

Eppure i tempi incalzano. Per la Banca Mondiale il mondo sta attraversando la peggior crisi economica da 150 anni, con una contrazione dell’economia del pianeta del 5,2%,  il peggior calo dalla seconda guerra mondiale. Ma a peggiorare le cose e a renderla peggiore della grande depressione degli anni 1870 è il numero dei paesi che si ritroveranno in recessione. Secondo la banca tra i 70 e 100 milioni di persone potrebbero cadere nell’estrema povertà,  annullando cosi` i risultati degli ultimi tre anni della lotta alla povertà.  Prima della crisi sanitaria, la banca si attendeva a un nuovo calo della popolazione che vive con un reddito giornaliero di 1,90 dollari.

Per quanto riguarda l’Europa, le ultime prospettive annunciate dall’Ocse nei giorni scorso sono catastrofiche con un calo del PIL nel 2020 del 14,4% per la Spagna, del 14,1% per la Francia,  del 14% per Italia e Regno Unito , 10% per l’Olanda, 8,8% per la Germania, 7,8% per la Svezia, 7,5% per l’Austria e 7,1% per la Danimarca. Per la zona euro il crollo è del’11,5%.

La Francia poi si attende un indebitamento superiore al 120% e un deficit  pubblico superiore al 9%.  Tutti dati che imporrebbero ai 27 di trovare rapidamente un accordo affinché i consistenti aiuti europei arrivino presto nelle casse degli stati membri. Il principale punto di attrito riguarda le modalità dell’erogazione dei fondi, con i paesi del sud che puntano sulle sovvenzioni e i frugali che vogliono sia un prestito.

Così da giorni sono in corso intensi negoziati diplomatici per cercare di trovare una soluzione accettabile che tenga conto delle aspettative delle opinioni pubbliche.  Ad esempio i governi dei 4 paesi frugali vogliono rassicurare i loro elettori che non saranno loro a rimborsare gli aiuti finanziari al posto di italiani e spagnoli. Roma non vuole fondi legati a un monitoraggio della Troika in casa.

Intanto l’incontro del 19 giugno è stato trasformato in una video conferenza in cui ognuno leggerà la sua posizione senza ambire a trovare un accordo. E’ almeno quanto si attendono i commentatori secondo cui solo con un secondo Consiglio previsto a luglio, si potranno fare passi avanti.

Foto: Ursula von der Leyen presidente Commissione Ue

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